C’era un’Italia in coma

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di Andrea Carpentieri

A inizio 2017 il M5S pubblica sul blog di Grillo un post dal titolo “Economia terminale in mano ai suoi assassini”, post accompagnato dalle foto di Renzi e Padoan.
Cosa scrivevano i cuccioli di Grillo quando ancora avevano la bava alla bocca, prima che Salvini facesse spuntare loro il pelo sullo stomaco?
Leggiamo: «Il debito italiano è sempre meno credibile. Delle quattro agenzie di rating che la BCE valuta quando deve fornire liquidità alle banche italiane, anche l’ultima, l’agenzia canadese Dbrs, ha retrocesso i nostri titoli di Stato da A a BBB. Lo avevano già fatto le più note agenzie Moody’s, Standard & Poor’s e Fitch. Secondo l’istituto svizzero il problema del debito italiano è che l’economia non cresce e ristagnano anche tutti gli altri fondamentali economici, tra i quali l’occupazione.

A ciò si aggiunge una crisi bancaria della quale il Governo Renzi ha gettato le basi (…).
Le responsabilità del Governo Renzi, e quindi anche del Ministro dell’Economia Padoan e del Ministro degli Esteri Gentiloni, che oggi siede a Palazzo Chigi, sono immense. Il primo dovrebbe ritirarsi per sempre dalla vita politica, invece di preparare un ritorno in grande stile sulle macerie dell’economia italiana, gli altri due dovrebbero dimettersi immediatamente lasciando la parola al popolo italiano (…).
Questa volta le agenzie di rating non dicono il falso, ma fotografano un’economia in pezzi».
Contemporaneamente, l’ineffabile Di Maio attaccava con un post su Facebook Matteo Renzi, da lui etichettato come «l’uomo-voragine», colui che aveva coperto di debiti Firenze, prima, l’Italia poi.
Bene, proviamo a sintetizzare: come stava messa l’economia italiana a inizio 2017 secondo Di Maio e i grillini? Male, malissimo, era a pezzi, era un malato terminale.
Da allora è passato un anno e mezzo, ma il governo gialloverde è in carica da pochi mesi, non ha ancora avuto il tempo di adottare alcun provvedimento capace di impattare sulla vita e sull’economia degli italiani, i due messia e mezzo (Conte vale metà, suvvia) non hanno insomma inciso sul quadro economico lasciato da chi c’era prima. Quadro economico, ricordate?, da mani nei capelli.
Cosa risponde oggi il Macbeth di Pomigliano quando gli si chiede di un possibile attacco speculativo contro l’Italia?
Ecco le parole dell’oracolo «Se dovesse esserci, sarà per ragioni politiche, PERCHÉ SULLE RAGIONI ECONOMICHE DEL NOSTRO PAESE NON SOLO SIAMO MOLTO TRANQUILLI, ma da settembre presenteremo…».
No, un attimo, le cose non quadrano. Va bene, da settembre diremo, faremo, spaccheremo qua e spaccheremo là: il futuro semplice indicativo è il tempo che Di Maio conosce meglio, forse l’unico, ma il punto non è questo.
Il punto è che, se ho ben capito, «sulle ragioni economiche del nostro Paese (…) siamo molto tranquilli» (cito nuovamente per verificare di aver letto correttamente): e questo che vuol dire?
L’economia italiana non era a pezzi, quando c’erano gli altri? Se i due messia e mezzo non hanno ancora avuto tempo e modo di incidere in maniera significativa*, le cose dovrebbero andare male come quando chi oggi governa faceva opposizione, o no?
Un’Italia economicamente in stato terminale dovrebbe essere un perfetto bersaglio per attacchi speculativi, o sbaglio? Però ora leggo che, se attacchi ci saranno, saranno attacchi dettati da motivi politici, perché sull’economia stiamo tranquilli. E allora? Allora, evidentemente, o si mente adesso, o si mentiva nei post del 2017 oppure, semplicemente, quando si faceva opposizione e bisognava catturare consensi si parlava in un modo, oggi si riconosce che le cose stanno in modo diverso.
Non so, ma se li avessi votati io un po’ preso per i fondelli mi sentirei, poi fate voi.
*e speriamo che mai lo facciano!

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