Comprare un figlio

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E’ di appena qualche giorno fa la notizia.

“Messina, 30 mila euro per comprare un bimbo romeno: otto fermati

Il blitz dei carabinieri all’arrivo del bambino al porto di Messina accompagnato dalla madre e dal fratello maggiore, insieme ai due pregiudicati messinesi che avevano organizzato la compravendita. Manette anche ai coniugi “acquirenti”. Il piccolo preso in consegna dai carabinieri. Il bimbo è stato “salvato” proprio mentre chi lo aveva comprato in Romania lo stava consegnando alla coppia che, pur di avere un figlio senza passare dalle normali procedure di adozione, aveva sborsato 30 mila euro a una banda di trafficanti di bambini senza scrupoli.”

La solita storia, mi dico. Inutile scriverci. La solita storia di criminalità, un’eccezione, inutile scriverci.Invece, involontariamente ascolto una conversazione tra alcune donne, al bar. Chiacchierano tranquille della notizia e quello che sento mi fa rabbrividire.

“Beh, certo, se vuoi un figlio e non arriva, sei disposto a fare tutto per averlo”.

“Lo volevano salvare dalla povertà. Altro che denunciati, andrebbero premiati”.

Tutta la conversazione è un accampare giustificazioni per questa coppia di pazzi che hanno deciso che un figlio vale 30 mile euro, loro se lo possono permettere e quindi se lo comprano. Il desiderio di un figlio, la frustrazione per il fatto che non arrivi sono sensazioni che conosco bene. Le procedure di adozioni sono lunghe e faticose e non sempre si ottiene poi l’idoneità.

Ma quale donna che si considera “madre” può pensare di rivolgersi alla criminalità organizzata per comprare un bambino? Quale mente malata può pensare di crescere con amore un figlio comprato sfruttando la povertà e l’ignoranza di altre persone? Come pensano, questo padre e questa madre, di guardare in faccia il loro figlio adottivo? Cosa gli raccontano?

E quanta supponenza e superficialità c’è nel credere che una famiglia, un rapporto genitore-figlio si possano costruire su quattro spiccioli marci? Un figlio che arriva è un atto d’amore, è sacrificio, stanchezza, gioia. E’ avere mille dubbi, è ricerca di equilibrio, è esempio da dare, è trasmettere sicurezza e calore. Ma quale sicurezza puoi trasmettere ad un bambino che hai comprato come un bel cucciolo da mettere sotto l’albero di Natale? Un bel cucciolo raro da mostrare agli altri con orgoglio? Con la faccia compiaciuta di chi ha salvato il mondo?

Quelli da salvare siete voi. Voi che pensate che tutto vi sia dovuto, anche l’amore di un figlio. Che basti avere un po’ di soldi per risolvere tutto.

Che pensate di essere la cosa migliore che possa capitare ad un bambino.

E non avete idea di cosa significhi crescerne uno.

I figli non sono un diritto. Non mi stancherò mai di ripeterlo.

Classe 72, torinese e profondamente torinista e anti-juve. Convinta notav, amante della satira e della comicità. Scrivere è tutto quello che vorrebbe fare da grande.