Condannati al rogo.

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di Emilio D’Angelo

La storia si ripete: questo meraviglioso Sud appena riesce a sollevare un po’ la testa , giusto per ricominciare a guardare il futuro, ecco d’improvviso, una mano violenta lo trascina ancora più in basso fra le fiamme dell’Inferno.

Quanti sogni bruciati tra i roghi che attaccano la nostra madre Terra da un lato all’altro  della costa mediterranea.

Avevamo appena cominciato a gustare la gioia dei primi fermenti di un ritorno al nostro ruolo antico, le strade si affollavano di turisti da tutto il mondo, incantati dalla Terra del Sud, la vecchia Magna Grecia.

Ulisse, passando da qui, ne rimase talmente incantato, da costringere i suoi uomini ad incatenarlo per poter proseguire.
Enea arrivò da queste parti, esule dalla distruzione di Troia, che non fu una guerra d’amore ma una squallida guerra di potere.

Qui piantarono il cuore Virgilio, Leopardi, Goethe, e tantissimi amanti e cultori delle arti.

Proprio da qui cominciava la riscoperta dei valori fondanti dell’Umanesimo, la cultura della vita e del tempo, la malinconia di Totò nascosta dietro una risata, o quella di Massimo Troisi che spegneva il sorriso a mezz’aria per una gioia che non arrivava mai.

immacabile il ricordo della profonda amarezza e della fatale rassegnazione di Eduardo che confidava la sua debole speranza con la filosofia del vicolo:

Adda passá a nuttata! Ma quando?

Qui nacque dal popolo un Masaniello, diventato sinonimo di una rivoluzione da strapazzo, non perché mancava di ideali solidi, ma perché non poteva nulla contro i potenti che riuscivano a  comprarsi la fame della gente.
E la gente lo tradì , lo lasciò decapitare, preferendo il momentaneo, squallido  vantaggio offerto, con malevolo inganno dal potente.

Succede ancora oggi, forse peggio,di prima.

E quante volte, poteri oscuri hanno armato di fuoco la mano della malavita locale per incendiare, distruggere e diffondere miseria e disperazione.
Questo é il tradimento di occasionali signori del potere che decidono il destino dei popoli.

La causa dei roghi che bruciano migliaia di speranze é sempre la stessa : l’avidità sconfinata di pochi uomini che usano la disperazione come strumento di potere delle coscienze.

Che possiamo fare contro il fuoco?
Niente, se non esiste uno Stato capace di proteggerti.

E poi, se quel fuoco serve per allontanare l’attenzione per quello che è stato nascosto, per anni, nelle nostre Terre, nel silenzio di Stato, da destra a sinistra, ebbene, allora non esiste alcuna speranza!

Che puoi sperare più se un esercito di disperati, mercenari senza paga e futuro, attraversa il mare, rischiando la vita, per alimentare una debolissima speranza di sopravvivenza?

Esiste ormai un’organizzazione finanziaria internazionale che pianifica anche il business della disperazione, un diabolico disegno che ci condanna ad essere ponte e discarica di disperazione.

Attraverso la miseria vengono assoggettati i popoli, la miseria distrugge ogni forma di dignità ed il bisogno induce al compromesso, annullando ogni resistenza.

Questa è la storia dei roghi, il Vesuvio che brucia è il simbolo della sconfitta del nostro popolo, una nuova eruzione che cancella tutti il faticoso percorso di centinaia di anni di fatica e sacrifici per guadagnare credibilità nelle imprese, nelle tradizioni, nella famiglia.

Eppure io ci credo ancora, disperatamente ci credo perché non possiamo cedere.
Contro chi dobbiamo lottare?

Sfatiamo la storia del nemico invisibile, noi lo conosciamo bene e si trova dovunque ci sia un prepotente che vuole rubarci vita e dignità , solo per vivere il suo delirio di onnipotenza.Da solo o in pochi non c’è la faremo mai, e da un po’ di tempo avverto una certa rassegnazione.

Ci vuole coraggio e fiducia nelle propria forza d’animo per immaginare il futuro.

Lunga Vita a chi ha il coraggio di lottare.

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