Francesco, ragazzo autistico, si diploma: il suo insegnante scoppia in lacrime.

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di Enrico Ariemma

Esiste una scuola vera, bella, accogliente, inclusiva, pubblica e statale, fatta di insegnanti che non sono missionari ma semplicemente professionisti, passati sotto le forche caudine dei concorsi, quelli che soli, ti dotano del titolo che si cerca ogni giorno di onorare e dotati di competenze e abilità certificate e verificabili.

Perché quest’uomo che detiene le sopracitate certificate e verificabili competenze e abilità, e pure una ntecchia di follia creativa che taglia il traguardo dell’impresa didattica, del miracolo formativo, possiede pure il coraggio di lasciarsi andare a un lacrima dignitosa e a suo modo trionfante e liberatoria, ha seguito passo passo il percorso, fatalmente accidentato, di un’anima meravigliosa dal sistema operativo semplicemente diverso, dalla comunicazione alterata, dall’interazione socialmente atipica, perché pare che così si dica, e che ha mostrato, come tutti i ragazzini della sua età, in questo scampolo di esame affrontato con dignità e sforzo non comuni, le sue ansie, le sue paure, i suoi schemi, e ansie paure schemi vanno maneggiati con cura, protetti con premura, incanalati con attenzione, compito che il suo, e solo suo, professore, ha autenticamente, direi eroicamente, e di sicuro magistralmente, svolto.

Io mi onoro di essere collega di questo docente-eroe, che è forse solo un servitore umile e fattivo dello stato, o semplicemente un uomo sensibile e professionalmente attrezzato.

Viva non la buona scuola, ma la scuola buona.

Enrico Ariemma Docente di Lingua e Letteratura latina presso l’Università di Salerno. Uomo di inverni miti e di estati di passione, malato di Napoli e di filologia, in quale ordine non saprebbe dire. Chirurgo di testi per vocazione antica e per impegno accademico, prova con francescana ostinazione a educare alla Bellezza, dinanzi ai cui inattesi impercettibili cristalli si stupisce e si commuove. Per questo detesta con pervicace ostinazione il brutto, il crasso, il banale, il volgare. Stanziale da quarant’anni al San Paolo, legge, scrive, insegna, cavalca una moto, inforca gli sci, va per mare, vagabonda per mostre, viaggia per le leghe del pensiero e per le strade del mondo. Ama.