I 40 euro, lo “yeld” e una sera in Tribuna Family.

Condividi su

di Mario Piccirillo #marioplanino

La prima volta che sono entrato al San Paolo avevo 9 anni, c’era il sole e dietro di me un signore, che doveva essere un barbiere, passò l’intera partita ad invocare un nuovo taglio di capelli per Stromberg, lo svedese dalla folta chioma bionda dell’Atalanta. Quella domenica, un giorno all’improvviso, il mondo divenne a colori. Non per una questione di retorica legata alla maglia azzurra. E’ che proprio io un posto così colorato non l’avevo mai visto. Mi tolse il fiato, e all’epoca io soffrivo di asma.

La prima volta che mio figlio è entrato al San Paolo, a 5 anni e mezzo, era notte. E le curve – quelle che nel mio immaginario fanciullesco nascevano già piene di gente, affollate fin dalle fondamenta, sature di tifo anche solo nel progetto dello stadio – erano semi vuote. E ho dovuto spiegare a mio figlio che 40 euro, per andare a vedere una partita in curva sono tanti, troppi soldi. E la gente s’era arrabbiata. Gliel’ho messa giù semplice, è un bambino.

La Tribuna Family, invece, era zeppa “in ogni ordine di posto” come dicevano una volta le voci del racconto alla radio. Perché il biglietto “popolare”, 21 euro gli adulti e 6 euro per i bambini, lo trovi solo per quella microporzione di spalti. Alla quale accedi producendo un certificato di stato di famiglia, ché altrimenti sarebbe troppo facile: rapisci per strada un bambino qualunque e vai alla partita a metà prezzo.

Non è una roba nuova, però nei giorni della contestazione al “pappone”, la Tribuna Family spiega fedelmente la gestione dei prezzi dei biglietti. Viene proposta dalla società  come illuminata iniziativa a favore del cliché “riportiamo le famiglie allo stadio”, un’oasi protetta per i bambini perché – si legge sul sito del Napoli –  “possiede il particolare vantaggio di offrire un accesso privilegiato e particolarmente agevole, lontano da altri settori”.

Ora, al netto della bellezza dello spettacolo offerto  – Napoli-Milan, uao! – e degli ormai annosi problemi infrastrutturali dello stadio San Paolo, sarebbe il caso di puntualizzare un paio di cose. Quel settore, l’anello inferiore della tribuna laterale (la “Nisida”) era di fatto uno spazio vuoto, e pressoché invendibile. Per il semplice motivo che è un ottimo punto di osservazione se sei un feticista dei calci d’angolo, ma per il resto del campo devi lavorare d’immaginazione. Nel caso specifico, 4 dei 6 gol del match sono scomparsi in un orizzonte lontano e appiattito. Ci si guardava tra di noi genitori per tentare di capire, almeno col passaparola, chi avesse segnato il primo gol del Napoli, e poi il secondo, e poi i due del Milan. I bambini, costretti in ogni caso a stare inginocchiati sui seggiolini di Italia 90, aspettavano risposte, almeno una descrizione sommaria del gol. Seguiva collegamento alle cronache online di siti e sitarielli per riesumare una qualche verità accertata. Non vi dico, poi, quando quella sventata avventuriera di mia moglie ha avuto l’esigenza di recarsi alla toilette… Vabbé, dai, la storia dei bagni del San Paolo è vecchia, e già digerita. Ve la risparmio.  Va altresì sottolineato che il biglietto “ridotto”, per i bambini, al San Paolo non esiste più. Ovvero: mio figlio 5 anni e 20 chili paga quanto me, un metro e 80 per 72 chili, 40 euro per la curva, 50 euro per i distinti ecc…

Tradotto: a meno di non voler portare sul lastrico le famiglie che si vorrebbe “riportare allo stadio”, resta solo quel settore storto al livello del fossato, che nella sua vita precedente non produceva ricavi, e che ora è sempre pieno. La cordiale signora bolognese – tifosa del Napoli – in città con sua figlia per turismo e al San Paolo per passione, mi spiega che a Bologna la curva costa 15 euro, le donne pagano 5 euro, i bambini entrano gratis. Certo, è un’altra squadra, un’altra realtà, un altro appeal. Però, così va. Basta dirsi le cose come stanno, per trasparenza. La puoi anche chiamare Tribuna Family, ma quello è: un modo assolutamente scaltro di sfruttare il vecchio San Paolo. Vale anche per i vituperati 40 euro per le curve. Si chiama “yeld”, il rendimento unitario (il prezzo) rispetto alle aspettative di riempimento, ed è un principio economico di base che prevede che chi detiene i diritti dei posti offerti (il Napoli per il San Paolo, ma lo stesso fanno le compagnie aeree per esempio…) può decidere di alzare i prezzi aspettandosi una riduzione di riempimento, che se ben calcolata dovrebbe portare ad un fatturato più alto con una spesa inferiore, magari selezionando la clientela. Alla lunga, se l’offerta ha valore, mantenendo lo yeld, il riempimento tenderà alla saturazione e gli introiti aumenteranno di conseguenza.

Ora – ed è una scelta intima, personale – si tratta solo di stabilire se l’offerta ha valore. Mettendo sul piatto della bilancia il bel gioco del Napoli, la passione, il tifo,e l’evenienza che nell’oasi protetta per i bambini pensata dal Napoli, i bambini non riescano a vedere la partita, e le signore non possano andare al bagno. In fondo io la risposta la so, perché mio padre il 19 ottobre del 1986 mi portò a scoprire i colori allo stadio. Spero che a mio figlio resti impressa una notte di meraviglie, anche se solo per una porzione di campo. Mentre il mondo là fuori ragiona di yeld e confina i sogni al livello del fossato.

 

Il "Domenicale News" fondato e diretto da Pasquale D'Anna nel 2011, nasce dall'idea e dai bisogni di un gruppo di persone che attraverso il giornale e l'Associazione culturale Kasauri, editrice dello stesso, concretizzano la voglia e l'aspirazione di un desiderio di informazione libera, indipendente e generalista. Resta immutata la volontà di rivolgerci ad un pubblico che dalle idee è incuriosito perchè "Il Domenicale" è soprattutto frutto di una idea.