Il valore politico della rabbia.

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È evidente che gli eventi degli ultimi mesi nascano da una rabbia sociale molto forte, che porta gli elettori a votare contro le classi dirigenti, che hanno governato i Paesi negli ultimi decenni. 
La globalizzazione ha indotto miserie notevoli, che oggi si esprimono in termini politici o attraverso l’astensionismo o con un voto, manifestamente, “contro”. 
In tal senso, sia il Brexit, che l’elezione di Trump sono fatti, che trovano la loro spiegazione solo in un’ottica simile, visto che, in un contesto storico-sociale molto diverso, gli Inglesi non avrebbero votato per uscire dall’Europa, né gli Americani avrebbero eletto un Presidente, che reca con sé più dubbi, che certezze. 
Di conseguenza, la domanda sorge spontanea: in Italia, una simile tendenza favorirà il successo del NO al prossimo referendum del 4 dicembre? 
La risposta non può che essere, facilmente, deducibile: i NO prevarranno nella misura in cui il dissenso contro il Governo Renzi si esprimerà attraverso la partecipazione alla competizione referendaria e non attraverso una consapevole e sistematica astensione, per cui quanto maggiore sarà la percentuale degli elettori recatisi al seggio, tanto maggiori saranno le probabilità di una sconfitta dell’Esecutivo. 
È evidente che, però, la rabbia, se è preziosa per decomporre un quadro politico già esistente in forma precaria, per altro verso di per sé non è sufficiente per costruire una nuova prospettiva, per cui, in Europa come in America, è necessario che si apra a breve una nuova fase che dia risposte concrete alle ragioni del disagio che hanno determinato, nel giro di pochissimi mesi, una svolta così rimarcata sia al di qua, che al di là dell’Atlantico. 
In Italia, in particolar modo, è d’uopo che i partiti di Governo, al cui interno il NO è comunque rappresentato, si attivino immediatamente per creare una diversa prospettiva rispetto allo “status quo”. 
È, infatti, pleonastico sottolineare che, in caso di vittoria del NO, la maggioranza renziana non potrà che vivere momenti molto forti di instabilità, per cui va creato un orizzonte parlamentare che, lungi dal portare subito gli Italiani al voto, garantisca loro una stabilità, almeno, fino al 2018, quando sono previste le elezioni, come da scadenza fisiologica della legislatura. 
Certo, non possono che essere esecrabili quei Capi di Governo o di Stato, che non hanno intuito ciò che si stava verificando tra i loro concittadini. 
È il caso del Premier inglese, che è stato sfiduciato con il Brexit; è il caso di Obama, che con la Clinton è stato sconfitto, sia pure per interposta persona. 
Sarà, forse, pure il caso di Renzi? 

Dirigente scolastico, dapprima nella secondaria di primo grado e, successivamente, nella secondaria di II grado. Gli piace scrivere di scuola, servizi, cultura, attualità, politica. I suoi articoli sono stati già pubblicati da riviste specialistiche, cartacee ed on-line, e da testate, quali: Tecnica della scuola, Tuttoscuola, Edscuola, Ftnews, Contattolab.