Io e te tre metri n’copp Posillipo.

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di Sara Cerreto
Avevo pensato di cominciare questo articolo con il link a quello scritto appena un anno fa, per quei pochi di voi che ancora non hanno idea di chi sia stu’ Liberato. Ma poi mi son detta che, per non sapere chi è Liberato, semplicemente dovreste essere sprovvisti anche di una connessione internet e, dato che Il Domenicale News è un giornale online, la connessione internet la tenete sicuro e siete anche gente abbastanza checazz dato che avete scelto di leggerCi.

Comunque, il link ve lo beccate lo stesso perchè il mio primo articolo su Liberato er’ bell overament’ (sta QUA oì).

 

Ora, procediamo con ordine e soprattutto con calma che qua ci stanno un sacco di cose da dire, un cuofano di teorie da snocciolare e interrogativi che, ve lo dico già da mò così vi mettete l’anima in pace, resteranno purtroppo inevasi.

Cominciamo dalle breaking news: il due maggio Liberato ci ha regalato l’ennesima doppietta, “JE TE VOGLIO BENE ASSAJE” e “INTOSTREET”, i due pezzi mancanti del puzzle della storiella d’amore tra il cuozzo del vascio e la ragazzina del Vomero che avevamo già incontrato nel video che diede il LA al fenomeno, “TU T’E SCURDAT ‘E ME”. I due nuovi videoclip altro non sono che il prequel dal punto di vista di lei e di lui di ciò che vediamo, appunto, in “TU T’E SCURDAT ‘E ME” che rappresenta il momento-nostalgia vissuto sei mesi dopo l’evidente chiusura della storia.

 

Nonostante i due fidanzatini compaiano soltanto nei tre video sopracitati, provando a non lasciarsi fuorviare dalle riprese meravigliose di Francesco Lettieri e concentrandosi sui testi, tutti i brani di Liberato raccontano la stessa storia ma in momenti diversi di una linea temporale immaginaria. Insomma, è come se Liberato stesse mettendo in tavola due video alla volta per avere tutti gli ingredienti giusti per un concept album.

Secondo i testi delle varie canzoni, infatti, l’ordine in cui ascoltarle sarebbe questo: JE TE VOGLIO BENE ASSAJE, INTOSTREET, NOVE MAGGIO, TU T’E SCURDAT ‘E ME, GAIOLA PORTAFORTUNA e infine ME STAJE APPENNENN’ AMÒ. Gli ultimi due titoli, eventualmente, possono anche essere invertiti, dipende tutto dal vostro grado di romanticismo. Io preferisco un’interpretazione più realistica della storiella estiva più famosa del 2018 (il posto di quella del 2017 spetta a Fedez e la Ferragni, as usual).

Insomma, i Babi e Step 2.0 di Mocciniana memoria (si può dire “Mocciniana memoria”? Massì, atteggiamoci), si conoscono, si piacciono e tentano in tutti i modi di superare le palesi differenze dovute al ceto sociale d’appartenenza: lui ci prova pure a mettersi la camicia per sembrare un po’ più serio, ma tiene gli amici cuozzi e non può farci nulla; lei si impegna a non storcere il naso ad ogni battuta cafona dei di lui compari e li fa entrare aggratis alle feste di Jep Gambardella. Per qualche motivo che, stando ai testi degli altri due brani, sarà probabilmente legato a “ ‘na bugia” costata “cient lacreme”, i due si separano pur rimanendo in contatto via Whatsapp (lei ascolta i messaggi di lui mentre dovrebbe studiare procedura penale e lui ascolta i messaggi di lei mentre sta sul cesso. Sti giovani di oggi signora mia, valli a capire).

 

Ma la passione in sospeso tra i due è palese e, nonostante provino a vagliare nuove interessanti ipotesi sentimentali (la trappana, lui;  il figlio di papà, lei), le cose proprio non riescono a decollare, la mancanza reciproca diventa sempre più forte. Mentre lui rifiuta la zingarella col sorriso d’argento, lei gira nei macchinoni, mangia pesce da Reginella e accetta con aria un po’ schifata rose di pane; il nuovo lui prova a baciarla spingendola contro il muro ma niente da fare, a lei piace ammoccarsi solo davanti alle cascette di acqua Lete.

E galeotte, manco a dirlo, furono proprio le cascette di acqua Lete unite al cuoricino viola su Whatsapp che in gergo napulegno giovanile significa “sì, pure io ti stavo pensando mentre mi godevo il sole dalla mia discesa al mare personale ncopp Posillipo”.

 

La mia è soltanto una teoria ma, se provate a dimenticare per un attimo che la voce iniziale nel video di “ME STAJE APPENNENN’ AMÒ” è palesemente quella di una trans, scoprirete che quelle stesse parole potrebbero assumere una sfumatura del tutto nuova se a pronunciarle fosse la ragazzina vomerese della summer story di cui sopra. “Io non ho mai nascosto questa cosa, non l’ho mai nascosta, quindi mi prendevo tutte le conseguenze. Combattevo, ho sempre combattuto contro mio padre, contro tutti”.

E se l’argomento di cui si accenna non fosse l’identità sessuale ma l’identità sociale? Tutto il monologo iniziale si presta a molteplici interpretazioni, è volutamente versatile in modo tale che ognuno possa vederci ciò che vuole. Certo, guardando il video lo spettatore viene necessariamente fuorviato dalla voce iniziale e dalle scene successive palesemente ambientate in locali LGBT, ma ascoltando appieno il testo si avverte ugualmente il file rouge che lega tutti gli altri brani: il tema dell’abbandono, della storia d’amore finita.

“ ‘Int’o core nun sent’ nient’, co’ volume d”e cuffiett’ a vint’ ‘e parole tuoje s’ ‘e port’ ‘o vient’ “. In questa strofa ciò che vedo io, ad esempio, è un chiaro riferimento a “TU T’E SCURDAT ‘E ME” e al momento in cui i due si incontrano per la prima volta.

 

Ma, a parte le teorie sulla linea temporale e sui testi, c’è un altro interrogativo che sta lasciando i Liberato-addicted col fiato sospeso: cosa succederà il 9 maggio?

Il giorno seguente alla pubblicazione dei due nuovi videoclip, sull’account instagram di Liberato che con appena sette post vanta già 88.400 followers (Chiaraferrà, ti stai mettendo paura, eh?), è comparso un post abbastanza criptico…

Quindi, dobbiamo aspettarci un concerto a sorpresa sul lungomare di Napoli o ci ritroveremo tutti lì a guardare il tramonto aggratis? Una cosa è certa: il nove maggio a nessuno di noi sarà svelata la vera identità di Liberato (al quale il successo avrà già cominciato a dare un po’ alla testa perchè nei nuovi video lo vedo un po’ sciupato, sinceramente).

La strategia vincente adottata per questo progetto musicale, di cui la tipica felpa con cappuccio è solo la punta dell’iceberg, sta attirando più sponsor di una fashion blogger incinta. L’acqua Lete e la Converse sono stati i primi ad accaparrarsi una fetta di proventi, ne arriveranno molti altri a sgomitare per potersi godere i loro quindici minuti di celebrità.

Per adesso, ci vediamo sul lungomare il nove maggio. Attenti che, stando al meteo, probabilmente pioverà.

Mal che vada, ci godremo il tramonto. Mi hanno detto che è gratis.

 

Faccio parte di quella categoria di persone che picchia le cose quando non funzionano. E poi chiede loro scusa. Di conseguenza, le mie storie sentimentali non terminano con piatti rotti ma col diradarsi delle telefonate. Raccolgo i miei viaggi sul frigorifero. Ho paura del buio e degli angoli, come quella scena di Mulholland Drive. Alla vita non ci penso mai. Perché, se pensi alla vita, poi dici le cose banali sulla vita, tipo "eh, ma la vita è così". Ma la vita non è mai così. La vita ci si avvicina, a così. Ah, non ho mai schiacciato un insetto. Beh, forse qualcuno sì ma molto raramente, solo di notte, e mai un ragno. Lo so, è una forma di razzismo. Una volta ho fatto il contrario e sono stata redarguita dagli eventi. Prima di andare a dormire ho visto un millepiedi nella mia stanza. L'ho lasciato lì, dicendomi: 'tanto dove può andare?'. Il mattino dopo mi sono infilata le scarpe e ho sentito un rumore croccante. Ho avuto l'alluce colorato di viola per tre giorni. Sono tanti i posti in cui mi piacerebbe andare. In Islanda, in Giappone, in Antartide. Nel posto più rumoroso del mondo e nel posto meno rumoroso. Nei posti delle storie: le foresta, il bosco, il deserto, l'isola tropicale, la tundra, la giungla. Nei posti che non hanno nome. Spero che un giorno riusciranno ad inventare il teletrasporto con la riproduzione casuale.