La festa dei gigli a Nola, Patrimonio immateriale dell’Unesco.

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di Emilio D’Angelo

 

La festa dei gigli a Nola ha  una tradizione antichissima che risale al ‘400 e si é tramandata negli anni in onore del Santo Paolino.

San Paolino fu fatto prigioniero dai turchi e liberatosi arrivò in barca nell’antica Nola che una volta includeva il bellissimo mare di Torre Annunziata.

Ecco dove nasce l’Antico proverbio: 

“Si ricorda l’acqua a Nola” 

per intendere di una cosa o un fatto molto antico che accade  raramente.

 

Torniamo a San Paolino.

Il popolo Nolano, per festeggiare la sua venuta, agitava in segno di esultanza il giglio, fiore simbolo della purezza che si presenta con un lungo stelo ed un largo fiore bianco ed un pistillo centrale di un tono di giallo intenso.

Da questa memoria storica  deriva la successiva creazione dei famosi gigli di Nola.

Questi obelischi sono in numero tassativo otto+ 1.

Cominciamo proprio dall’ uno, che viene rappresentato da una barca montata su di un piedistallo di circa tre metri, mentre la barca é dimensionata fino a 5/6 metri.

Sul piedistallo é predisposto uno spazio musicale che ospita strumenti ed artisti per consentire la ballata del giglio che avviene tramite 120 persone che lo “collano ” .

Gli altri otto gigli rappresentano diverse corporazione di mestieri ed artigianato e, a differenza della barca, sono uguali come struttura e rappresentano degli obelischi piramidali che misurano 26 metri .

Questi obelischi sono coperti da un rivestimento in cartapesta che può rappresentare un’opera in stile gotico, barocco, neoclassico, od altro, come per esempio il Duomo di Milano, il Colosseo, la Torre di Pisa, il Duomo di Siena, e tanti tanti altri che ogni anno vengono rinnovati.

Anche questi otto gigli dispongono di uno spazio per i suonatori e per i collatori.

La struttura del giglio ha un’area quadrata di base di 3 x 3 ed  un peso approssimativo di 40 quintali, compreso persone e strumenti.

 

Per favorire il trasporto dello stesso, che avviene rigorosamente a spalla, vengono montati degli assi di legno detti “varre” della lunghezza di sei metri e vengono sistemati attraverso la base del giglio e debordano di circa 1,5 metro, davanti e dietro, proprio per consentire il trasporto del giglio.

Questi assi sono in numero di otto per ogni giglio ed inoltre ci sono tredici assi laterali, detti “varritielli “di circa 2 metri che sono amovibili.

 

Questa festa dei gigli inizia proprio quando finisce la festa dell’anno precedente, e cade sempre l’ultima domenica di giugno.

La mattina dell’ ultima domenica di giugno gli otto gigli più la barca partano da diversi punti della città per concentrarsi nella piazza del Duomo, intorno alle 13:00, per ricevere la benedizione del Santo Paolino per opera del Vescovo di Nola proprio per testimoniare una Fede popolare che si tramanda da centinaia di anni.

Nel pomeriggio, dalle 16:00 in avanti, con intervallo di mezz’ora l’uno dall’altro, si cominciano a muovere i gigli per la rituale sfilata per le strade del centro storico.

Sembra facile parlare di muoversi, di sfilate, di processioni, quanto si tratta di trascinare,senza ruote, 40 tonnellate e farle ballare a ritmo di musica, attraversando  anche strade strette nelle quali non c’é spazio per un supporto fisico dei laterali.

Nasce qui la storia dei cullatori, ovvero coloro che collano il grigio.

 

Ogni giglio richiede 120 persone da impegnare nel trasporto ed almeno il triplo per consentire il ricambio.

Uomini facilmente riconoscibili, dal dorso cammellato, perché acquisiscono  una gobba sulla spalla destra o sinistra, sotto la nuca , per lo sforzo sostenuto durante l’alzata del giglio.

Sono gruppi che si consolidano nel tempo e sono rappresentati dal capo paranza.

Torniamo alla sfilata del pomeriggio della domenica per segnalare che essa si protrae  sino al lunedì mattina.

Durante tutta la serata e la notte i gigli ballano per la città con la partecipazione di migliaia di persone: donne, uomini, giovani, vecchi, bambini con musiche e suoni.

Una festa infinita nella quale si abbatte ogni barriera sociale per festeggiare un’identità comune ed antica.

 

Durante la festa, per confermare la continuità dell’evento, a mezzanotte vengono aperte le buste che contengono le documentazioni per l’assegnazione del giglio per il prossimo anno.

L’assegnazione avviene osservando un antico Statuto che precede di essere nati e residenti a Nola, avere svolto l’attività artigianale per lo specifico mestiere rappresentato dal giglio e, a parità, vale la maggiore anzianità contributiva.

Il tutto certificato con prove documentali.

Una volta nominati i nuovi maestri di festa ci sarà il rituale scambio della bandiera fra il vecchio ed il nuovo maestro.

Questo di solito avviene di domenica nella seconda metà di settembre per nove domeniche , quanti sono i gigli.

Dopo Natale iniziano le questue, ovvero la spontanea raccolta di fondi, che è anch’essa occasione di festa con banchetti ben forniti ad invito che si svolgono in una sala.

Per altre successive otto domeniche ci sarà la presentazione delle musiche e canzoni,fino ad arrivare ad quindici giorni prima della festa, periodo nel quale si inchiodano i gigli.

 

Perché vi ho raccontato questa storia?

Nella mia degenza all’ospedale di Nola in Cardiologia ho incontrato un compagno di sventura,  il gigantesco Carmine Rega.

Un gigante buono, appassionato cullatore dei gigli che in una serata insignificante di degenza in corsia mi ha raccontato tutto questo è molto di più.

Perché vedete dietro a questi gigli c’è la storia di una città operosa che per secoli ha sviluppato i commerci e l’artigianato, quello che viene riconosciuto ovunque come la piccola arte.

È un modello di Fede, di cultura popolare, di tradizioni antichissime in un territorio che da 32 anni ospita CIS ed Interporto.

Quante volte, parlando delle nostre aziende, citandone  il nome aggiungiamo : CIS Nola.

Forse proprio da questo possiamo prendere spunto per realizzare la Città dei Mestieri 

San Paolino, 22 giugno 2017

 Nel 2016 la Festa dei gigli di Nola é stata dichiarata Patrimonio immateriale dell’Unesco. 

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