LA RINUNCIA DI RICCARDO MUTI

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Il Maestro Riccardo Muti , se lo hai visto anche una sola volta nella vita, non lo dimentichi. Uomo di grande cultura, non solo musicale, anche se di carattere riservato, ha un eloquio che affascina , stringato ma efficace.   Quando è stato ospite a Napoli, due anni fa, all’Università l’ Orientale, diresse la Patetica di Tchaicowski; in quell’occasione dimostrò di poter ottenere il massimo dell’impegno dai musicisti in poche ore, tanto durarono le prove. 


Gli allievi del Conservatorio, tra cui mio figlio, vissero un’esperienza indimenticabile.   In  poche ore impararono tantissimo da un uomo che tutto il mondo ci invidia, da un Maestro che incute rispetto ed è considerato il massimo nella direzione orchestrale. Nello stesso tempo un sostenitore della cultura, come dimostra il suo impegno per l’Orchestra Cherubini, laboratorio e vivaio di giovani e valenti musicisti, fondata nel 2004.

Questi ragazzi lo adorano, giustamente, e si ritengono fortunati di poter suonare sotto la direzione di uno dei  maggiori direttori d’orchestra esistenti.

Apprendiamo che Riccardo Muti ha dato le dimissioni, dopo una lunga e sofferta riflessione, dall’incarico di direttore artistico onorario del Teatro dell’Opera di Roma, a cui negli ultimi anni si era dedicato con totale impegno e costanza, dandole nuovo lustro.  I motivi addotti dal Maestro sono esemplificativi;  il carattere disciplinato e la serietà che Muti profonde nel suo lavoro mal si coniugano con i continui scioperi e dimostrazioni degli addetti ai lavori del settore. Il pubblico è sconcertato dalla mancanza di serietà riguardo agli impegni presi dal teatro e per il rinvio a data da stabilirsi di spettacoli già pagati. Tra l’altro proprio negli ultimi anni, sotto la sua guida, il teatro aveva avuto un rilancio in termini di presenza di pubblico. Prima di Muti si era arrivati a paventare la liquidazione, dovuta a conti sempre in rosso.

Un caro amico di mio figlio ha l’onore di suonare, parole sue, nell’Orchestra Cherubini e di essere diretto dal grande Muti; questi professionisti suonano anche per otto ore filate al giorno, con brevi pause, per poter perfezionare le loro performances, sotto lo sguardo paterno ma severo del loro grande, amato Maestro.

La cultura, ancora una volta, si è privata di una guida insostituibile per emergere dalle nebbie di un ingiusto oblio; la nostra tradizione musicale, gloriosa ed apprezzata in tutto il mondo, merita di essere coltivata e rilanciata da un grande maestro come Muti, il quale, in più di un’occasione, ha ribadito l’attaccamento per il  suo paese e anche per Napoli, di cui era originaria la madre. Ma deve essere stata talmente insopportabile la pressione dei soliti autolesionisti e la conseguente escalation di avvenimenti destabilizzanti, tali da indurre il grande Maestro ad abbandonare l’incarico.

Il Ministro per la Cultura Dario Franceschini e il sindaco di Roma Ignazio Marino hanno accolto la notizia con comprensibile costernazione; ancora uno scalpo, questa volta eccellente. Saranno contenti ora i soliti ignoti?

Sicuramente saranno contenti i giovani e seri musicisti dell’Orchestra Cherubini; da oggi il grande Muti tornerà a regalare le sue migliori energie a loro.

 

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