Ora siamo forti davvero.

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E adesso la sosta.
Meglio di così il Napoli non poteva arrivarci.
Quattro partite ufficiali, quattro vittorie.
Dieci i gol fatti, due quelli subiti.
Ma la partita contro l’Atalanta segna, più di tutte quelle giocate finora, un punto di svolta, si spera definitivo.
Perché l’anno scorso è stata l’unica squadra a prendersi sei punti contro di noi, ma soprattutto è stata l’unica contro la quale non siamo riusciti mai ad esprimere appieno tutte le nostre potenzialità, vuoi per il loro modo di stare in campo, vuoi per la loro foga quando leggono “Napoli”, vuoi per il loro dilagante ostruzionismo, palesato anche ieri sera in ogni sua forma.
E quando Cristante ha infilato la palla sul secondo palo per il vantaggio orobico, i fantasmi sono riapparsi.
Il Napoli ha reagito, ha provato a continuare nel suo gioco, ha portato Mertens fuori dall’area di rigore, fuori dalle sportellate, e ha creato qualche occasione, sempre bloccata però dall’incredibile foga agonistica dei giocatori nerazzurri, sempre in prima linea quando si tratta di impegno antipartenopeo.
Però l’ostruzionismo va punito.
E il comandante Sarri, ancora criticato dai professori di calcio per le sue mancanze nel leggere le partite, ha fatto un arrocco degno dei migliori torneisti di scacchi al mondo.
Ha mandato a scaldare Milik, facendo credere a Gasperini di voler aumentare il proprio peso offensivo.
Il tecnico atalantino, allora, ha tolto Petagna, per giocare solo di rimessa sulla velocità dei suoi esterni.
Ma Milik è rimasto in panchina per tutta la partita.
Il comandante ha cambiato completamente il centrocampo, e ha vinto così la partita.
Certo, lo stratosferico gol di Zielinski ha spianato una strada che forse non si sarebbe mai aperta, ma a volte le partite vanno vinte anche così.
In maniera sporca.
Di cattiveria.
A volte è anche più utile, segna il passaggio tra l’essere divertenti e l’essere forti, competitivi.
Negli anni scorsi, una partita così non l’avremmo vinta mai.
Ma non siamo più quella squadra.
Ora siamo forti davvero.
Provateci ancora, alzate barriere, chiamate Jon Snow se volete.
Troveremo un modo.
A fine partita, Reina ha salutato le curve, come sempre.
Sono partiti cori per convincerlo a restare.
Si è commosso.
Per i portatori sani di verità assolute, è già andato via.
Ed effettivamente sorge il dubbio su chi ci sarà a difendere i pali del Napoli tra due settimane.
Ma, non potendo fare nulla per far andare le cose in una determinata direzione, non è il caso, forse, di godersi la vittoria, il punteggio pieno, il passaggio del turno in Champions, il gol di Piotr, quello di Rog, l’incredibile assist di Insigne per Mertens, le magie di Allan, per poi eventualmente lamentarsi solo a cose fatte?
Sono solo tre giorni.
Godiamoci quanto di bello fatto.
Godiamoci l’espansione del Sarrismo.
Avremo poi tempo di criticare questo mercato, se ce ne sarà bisogno.
Farlo da ora, ritenendosi paladini della verità senza però conoscerla, appare solo come uno sterile tentativo di remare contro, di trovare il pelo nell’uovo ad una squadra che ci sta facendo sognare.

Sono un ingegnere aerospaziale di 28 anni, appassionato di lettura, viaggi e malato del Napoli e di Napoli. La passione per la scrittura e per i viaggi mi ha permesso di aprire la mente, di non avere pregiudizi, di considerare la vita in maniera non convenzionale, e di immaginarla come un immenso viaggio tra le culture di ogni parte del mondo.