Pompei, dopo lo scheletro del fuggiasco ritrovato anche il piccolo tesoro in suo possesso

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di Alessandro D’Orazio

La recente notizia del ritrovamento a Pompei di uno scheletro di un 35enne con una gamba malata, che forse proprio per la sua disabilità si era attardato nella fuga nei momenti antistanti l’eruzione del Vesuvio ha destato grande interesse da parte della stampa nazionale ed estera.

Le scoperte non si sono però limitate al rinvenimento della sola salma. Gli archeologi, infatti, come riferito anche dal direttore del Parco Massimo Osanna, si sono accorti della presenza di materiale organico sotto le costole del torace dell’uomo, spezzato da un masso di 300 chili che gli era caduto addosso. In un primo momento, sono apparse tre monete, successivamente rimuovendo l’intero scheletro ne sono state trovate altre. In particolare, gli scavi hanno permesso di rinvenire una sacchetta, che il fuggiasco portava appesa al collo, oltre ad essere stati riconosciuti anche i resti di un oggetto in ferro (con tutta probabilità una chiave, forse proprio quella di casa, da tenere al sicuro insieme al denaro).

Complessivamente gli archeologi hanno contato venti denari d’argento e due assi di bronzo per un valore nominale di almeno 80 sesterzi e mezzo: in pratica circa 500 euro odierni. La somma permetteva nell’antica Roma ad una famiglia media di tre persone di vivere dignitosamente per circa due settimane. Quanto rinvenuto ha permesso di ipotizzare che l’uomo fosse un esponente della classe media, forse un commerciante, che proprio per la sua gamba malata aveva deciso di rimanere a casa, convincendosi a fuggire solo all’ultimo, quando ormai era troppo tardi. Le monete che aveva con sè, dichiara il direttore Osanna sono “esemplari interessanti e di tante epoche diverse”, ora all’esame dei numismatici che ne stanno definendo il taglio ed il valore.

Nella sacchetta sono presenti monete imperiali, tra le quali un denario legionario di Ottaviano Augusto e due denari di Vespasiano, insieme anche ad un denario legionario di Marco Antonio con l’indicazione della XX legione. La parola ora passa agli esperti che dovranno esaminare il materiale rinvenuto nel laboratorio di ricerche applicate del Parco. Dopo la grande emozione dello scheletro, anche questo nuovo ritrovamento è di grande interesse: sono proprio gli oggetti che ci aiutano a ricostruire il contesto storico di riferimento, oltre alla vita quotidiana degli abitanti di Pompei lontani da noi 1900 anni.

Classe 1992. Una laurea in Giurisprudenza ed una in Operatore giuridico d’impresa. Nel mezzo l’azione: paracadutista, sommozzatore e pilota d’aerei. Classicista convinto, quanto Cattolico. Appassionato di viaggi, lettura e scrittura. Un’esistenza volta alla costante ricerca delle tre idee che reggono il mondo: il Bene, la Giustizia e la Bellezza. Senza mai perdere di vista la base di ogni cosa: l’Umanità. Se fosse nato sostantivo, sarebbe stato il greco aretè e cioè, la disposizione d’animo di una persona nell’assolvere bene il proprio compito. La frase che lo descrive: “Darsi una forma, creare in se stessi un ordine e una dirittura”. Il tutto allietato da un bel dipinto di Giovanni da Fiesole.