“Promuovere e pretendere”: i tedeschi e la legge sull’immigrazione

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-di Gianluca Carosello

Sarà discussa il 22 aprile dai governatori dei 16 Land tedeschi e in via definitiva il prossimo 24 maggio la bozza di legge sull’integrazione degli immigrati in Germania (Integrationsgesetz), quella che alcuni chiamano «legge dei doveri». Un tema delicato e complesso quello dell’integrazione degli immigrati, un tema al centro dell’attenzione negli ultimi tempi in Germania e altrove, tanto da essere oggetto di un summit durato più di sei ore nella Cancelleria tedesca, mirato a varare una serie di misure legislative che regolino l’ammissione dei rifugiati in Germania e regolarizzino la loro posizione sociale ed economica. La misura fa fronte ad un’impellente necessità, soprattutto se si pensa che la sola Germania è stata la meta finale di più di un milione di profughi nel corso del 2015. Lo slogan con cui è stato presentato il pacchetto di misure legislative è chiaro ed efficace: «fördern und fordern» (promuovere e pretendere), dunque promuovere i diritti e pretendere i doveri.

Ma cosa prevede nello specifico questo pacchetto di misure? Arrivati in Germania, i profughi saranno tenuti ad iscriversi a corsi di tedesco e ad intraprendere percorsi di formazione che consentano loro di inserirsi nel mondo del lavoro. Si tratta di una «svolta storica» in materia di integrazione, come ha ribadito la cancelliera Angela Merkel. Il provvedimento, che definisce dunque diritti e doveri del migrante, intende chiaramente dare una speranza a quanti sono in fuga dai Paesi in guerra: si intende così offrire un’opportunità, una possibile prospettiva lavorativa ai rifugiati richiedenti asilo in Germania, a patto però che essi si attengano ai “doveri” indicati dalla suddetta legge, pena la perdita del permesso di soggiorno e dei restanti benefici. Oltre a far fronte al crescente fenomeno dell’immigrazione, questa iniziativa potrebbe contribuire ad uno svecchiamento generale della popolazione ed incrementare la crescita demografica. Ma, soprattutto, l’applicazione di tale misura porrebbe un freno alla ghettizzazione degli stranieri, garantendo una distribuzione omogenea degli immigrati sul territorio tedesco, a prescindere dalla loro etnia.

Che la legge tedesca possa essere da esempio per gli altri Paesi europei? Che la Germania possa offrire  così un possibile modello da adottare? Sarà solo il tempo a dirlo, anche perché non è da trascurare che, sebbene un provvedimento del genere favorisca un’immigrazione controllata, rischia comunque di pesare sulle casse dello Stato, soprattutto per quanto concerne le spese di accoglienza e di assistenza sanitaria. Non a caso, il provvedimento è già oggetto di polemiche. Ci si domanda se la misura faciliterà effettivamente l’integrazione dei cittadini stranieri, favorendo il loro accesso al mondo del lavoro; allo stesso tempo, si ha il dubbio che il provvedimento possa sortire l’effetto contrario, traducendosi di fatto in un facile metodo di esclusione per irichiedenti asilo.

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