Tutto il resto è soia

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Leggevo un articolo di Michele Serra su un noto settimanale nazionale. Articolo molto ironico su una argomento di grande impatto sociale, dove il giornalista non ha avuto il coraggio di dire il vero nome della multinazionale implicata. Ha imbastito una storia surreale per denunciare una speculazione colossale nell’intento di esprimere il suo dissenso sulla globalizzazione. Questi i fatti: In un mondo globalizzato dove sono in grande ascesa le disparità sociali, si verifica che una grande multinazionale dell’agricoltura, presumibilmente la “Monsanto”, che ha radici in USA e Cina, ha comprato un territorio in Africa vasto più dell’intera Italia per coltivare solo soia. Il signor Adu Mbele si ritrova in un territorio senza più diversità vegetali. Senza fauna, con un’unica coltivazione. Gli agricoltori non fanno più il loro mestiere visto che possono vivere agiatamente con il fondo economico ricavato dalla vendita del suolo. D’altronde non lo possono neanche svolgere più poiché il raccolto non produce i semi per rigenerarsi. Sono i cosiddetti “Ogm” (organismi geneticamente modificati). Per cui i semi bisogna comprarli ogni volta dalla Monsanto.