UN MEDICO CORAGGIOSO

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Ieri, in un’affollata conferenza stampa, un medico di Emergency, Fabrizio Pulvirenti, ha festeggiato il suo ritorno alla vita ; era stato colpito dal virus Ebola in Sierra Leone, profonda Africa, mentre si adoperava per salvare vite umane in situazioni disperate.


Lo abbiamo visto, sorridente e rinfrancato, ringraziare il personale dell’Ospedale Spallanzani, dove è stato curato. Era presente anche il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, che si è detta soddisfatta per l’epilogo della vicenda; la stessa ha stanziato 4 milioni di euro per ripristinare un’ala dell’ospedale per le malattie virali, ha premiato Emergency con una medaglia d’oro e il dott.Pulvirenti con una medaglia al valore . Sembra il finale di una brutta avventura in cui tutti vissero felici e contenti ma non è così: l’Ebola è ancora una malattia virale, ben lungi dall’essere sconfitta totalmente. Il suo epicentro è in Africa, questo continente martoriato dove la vita umana vale poco, dove le madri vedono morire i propri figli ogni giorno senza poter fare nulla per salvarli, spesso accade che mettano al mondo un figlio e dopo, attraverso il latte materno, gli diano anche la morte…L’Ebola, questa terribile malattia, si trasmette attraverso il contatto diretto dei fluidi corporei di una persona infetta ( latte materno, sangue, saliva, lacrime, sperma). Le associazioni umanitarie e un manipolo di eroi, come i medici di Emergency, si recano a prestare la loro opera in questi paesi; i loro mezzi non sono all’altezza della situazione che devono fronteggiare, ma questi giganti della solidarietà dispensano cure e sorrisi, ridanno un minimo di speranza, curano i sintomi e garantiscono la somministrazione di antibiotici  e antimalarici per mitigare le complicazioni e rimediare al dolore insopportabile. Uomini senza volto, persone semplici come Pulvirenti, che decidono di esercitare la professione di medico, molto spesso lautamente retribuita, regalando agli ultimi una speranza ; Emergency ed i suoi medici, di cui conosciamo il più famoso, Gino Strada, prestano da vent’anni la loro opera in paesi africani in emergenza sanitaria; hanno iniziato in Ruanda nel 1994, hanno visto le guerre più sanguinose, bambini dilaniati dalle bombe, hanno ricevuto sorrisi e ringraziamenti sinceri per le loro prestazioni, sono diventati sempre  più numerosi, anno dopo anno. Oggi sono 2200 persone che lavorano nelle strutture sanitarie di sei paesi, che combattono in prima linea per salvare vite umane ; tra questi il medico coraggioso che abbiamo conosciuto ieri nei telegiornali. Vestito con una tuta grigia, ha ringraziato le persone che lo hanno curato, ha dichiarato che nei prossimi giorni trascorrerà un periodo in Sicilia per riprendere il “ tono muscolare”, poi tornerà in Sierra Leone per lavorare. Stupendo, semplice e commovente il motivo: “ Voglio completare il lavoro iniziato”.

Tra scuola e fantasia, tra giovani e ricordi, tra innovazione e tradizione, tra torto e ragione, il cammino e le riflessioni di una donna sempiternamente alla ricerca della verità.