Una polemica sterile

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Quella fra De Magistris e Saviano è una polemica, per davvero, sterile.
Da una parte, lo scrittore che accusa Napoli di essere, tuttora, la città del crimine organizzato; dall’altra, il primo cittadino partenopeo che accusa il giornalista di aver costruito un’azienda, a conduzione familiare, sulle sfortune di Napoli.
È più che evidente che entrambi abbiano torto e, certamente, abbiano usato toni che non fanno bene a Napoli.
Pensare – come fa Saviano – che il grande crimine organizzato possa essere, in un sol colpo, cancellato dalla cartina geo-storica napoletana è, davvero, un’eresia.
La camorra esiste, da secoli, nella città campana ed, invero, neanche l’operato positivo di un buon amministratore può essere uno strumento sufficiente per eradicare il Male da una metropoli, che convive con esso, appunto, da diverso tempo.
Per altro verso, le accuse, che De Magistris muove a Saviano, non ci piacciono affatto: è inevitabile che Gomorra sia valsa allo scrittore napoletano una notevole fortuna economica e mediatica, ma – credo – nessuno di noi vorrebbe essere condannato a vivere una vita intera sotto scorta in cambio della fama e della notorietà, che un’opera letteraria potrebbe produrre.
Pertanto, entrambi i protagonisti della querelle hanno perso un’occasione per tacere.
Tutti noi vogliamo bene a Napoli ed al Sud d’Italia, ma in verità non si aiuta così la Campania ad uscire dal suo tunnel, anche perché si ripete un luogo comune, che, oramai da molti anni, è falso.
Infatti, sia le parole del Sindaco, che quelle dello scrittore fanno immaginare che la camorra sia un fenomeno, esclusivamente, meridionale.
È, invece, dimostrato il contrario dalle inchieste giornalistiche e dai resoconti delle indagini della Magistratura.
La grande criminalità organizzata non è più un fatto, meramente, esclusivo di alcune regioni della penisola, ma essa si estende all’intero territorio nazionale, visto che, in alcune aree, sono presenti i centri militari della malavita, in altre invece quelli che hanno il primato economico.
Per cui, la polemica, intorno al fatto se questo o quel Sindaco sia stato in grado di eradicare la malavita da Napoli, sembra – per davvero – un retaggio poco utile alla crescita del Paese.
Piuttosto, preoccupa molto un fatto: oggi, la lotta al grande crimine non è più avvertita come una priorità nazionale, come lo era ai tempi di Falcone e Borsellino.
Questo è, ovviamente, un grandissimo male: la pubblica opinione nazionale non deve mai cessare di ritenere che la lotta alle mafie sia e debba essere collocata al vertice delle azioni degli amministratori pubblici e della classe dirigente tutta.
Appena, infatti, l’attenzione mediatica degli Italiani si sarà abbassata o sarà scomparsa del tutto, è inevitabile che i criminali saranno, di nuovo, molto più forti delle persone perbene e questa diventerà la sconfitta di tutti, sia di quelli che oggi la pensano come De Magistris, che di quelli che la pensano alla stessa maniera di Saviano.

Dirigente scolastico, dapprima nella secondaria di primo grado e, successivamente, nella secondaria di II grado. Gli piace scrivere di scuola, servizi, cultura, attualità, politica. I suoi articoli sono stati già pubblicati da riviste specialistiche, cartacee ed on-line, e da testate, quali: Tecnica della scuola, Tuttoscuola, Edscuola, Ftnews, Contattolab.