Vittoria storica per gli animalisti LAV. Confermate in appello le condanne per i responsabili Green Hill.

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Questa è una storia che ha il suo inizio nel 2012 quando l’associazione LAV che dagli anni ’70 si batte per la difesa dei diritti degli animali, ha iniziato la sua lotta contro l’azienda Green Hill accusata di uccisioni e maltrattamenti immotivati di animali.

La storia processuale inizia il 23 giugno del 2014 presso il Tribunale di Brescia.

 Il processo contro Green Hill è a carico di Bernard Gotti e Ghislane Rondot ( co-gestori di Green Hill 2001), Roberto Bravi e Renzo Graziosi  direttore e veterinario dell’allevamento.

Green Hill era specializzato nell’allevamento di cani di razza Beagle e dal 2010 faceva parte della Marshall Farm Group che invece era una multinazionale dell’allevamento di animali a scopo biomedico.

Nel 2012 un gruppo di manifestanti animalisti fa irruzione nell’allevamento liberando i cani dalle gabbie.

Da qui partono le accuse di furto e violazioni di domicilio contro i manifestanti.

Questi riescono ad ottenere un mandato d’ispezione dal pm per controllare l’effettivo stato della struttura e controllarne la gestione. La perizia, eseguita da un perito conferma i dubbi sul trattamento degli animali.

Dopo varie indagini il pm decide per il sequestro cautelativo della struttura e i cuccioli vengono tutti affidati temporaneamente ai volontari della LAV.

Appoggiavano il fronte Green Hill gli attivisti Pro Test Italia (associazione favorevole alla ricerca e sperimentazione su animali), da parte sua l’associazione LAV si costituiva parte civile insieme a Leal, Enpa e Lega del Cane.

Il 23 gennaio 2015 il Tribunale di Brescia condanna Green Hill. La sentenza viene portata dinanzi la Corte d’Appello e dopo un anno finalmente arriva la sentenza.

 Il veterinario della struttura Renzo Graziosi e il co-gestore Ghislane Rondot sono stati condannati ad 1 anno e 6 mesi, per il direttore Roberto Bravi condanna confermata ad 1 anno.

La struttura resterà chiusa per altri due anni e confermata è anche la confisca dei cani.

L’associazione LAV afferma “con questa sentenza storica, senza precedenti per numero di animali tratti in salvo e per la portata innovativa sul piano giuridico, è stato smantellato, dunque, l’inaccettabile teorema del cane ‘prodotto da laboratorio’ e per questo ‘usa e getta”. [fonte repubblica.it]

Ci sono moltissime altre modalità per fare ricerca, alcune non prevedono la sperimentazione su animali e come riporta lo stesso sito lav.it esistono centinaia di metodi alternativi come i modelli informatici, le analisi chimiche, le indagini statistiche, gli organi bioartificiali, i microchip al DNA, i microcircuiti con cellule umane.

La ricerca non coincide necessariamente con l’utilizzo di animali. Questa  è finalmente una vittoria storica.

Simona Barra nasce a San Giorgio a Cremano 22 anni fa. Ha studiato al liceo classico Garibaldi di Napoli e ora frequenta la facoltà di Giurisprudenza presso la Federico II. Appassionata di cinema, musica, libri e sport ha iniziato quest'anno la collaborazione con il Domenicale News.