Carissimo Francesco Emilio Borrelli…

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di Mariateresa Belardo

Carissimo Francesco Emilio Borrelli, ci conosciamo da anni ma, visto il ruolo che ricopri, ti chiamerò Deputato.
Dovrebbe sapere che non appartengo a quella che definisce, spesso a ragione, “Malanapoli”, vivendo in un paesino di confine fra le province di Napoli e Caserta, che non sono una cialtrona o tanto meno ho legami con la camorra, per cui prenda le mie parole come quelle di un’italiana media, di media cultura e di media intelligenza.
Seguo, come tanti, le sue battaglie per la legalità e il ripristino della civiltà, e noto con piacere che da qualche tempo i confini si sono allargati. L’abbiamo avuta, in occasione di un omicidio, anche nel mio paesino, ma su questo episodio vorrei soprassedere.
Non per paura o omertà, ma perché credo fermamente nell’autorità e nella verità che chi di dovere si assicurerà certamente di far venire a galla.
Ecco, appunto, l’autorità.
Sono convinta che le sue battaglie, che – ripeto – spesso partono da un principio sacrosanto, perdano di credibilità laddove lei si ostini a condurle da solo, quasi in un delirio di onnipotenza, senza premunirsi dell’intervento delle figure preposte al mantenimento dell’ordine pubblico. O, forse, potrebbe essere proprio questo, il problema? Perché non facciamo in modo che a Napoli, o in periferia e provincia, si abbiano uomini e mezzi pronti a intervenire? Magari più numerosi, magari meglio retribuiti. Girare un video, riprendendo passanti ignari, a volte minori che, vista la sua notorietà le chiedono un selfie, non credo possa essere la soluzione.
Sui metodi poi, ci sarebbe da discutere per ore. Lungi da me avallare comportamenti violenti, chi li adotta è sempre da biasimare, ma in questo tempo malato di gente esasperata, sentirsi istigati nel vedersi apostrofare come cialtrone o camorrista può umanamente sfociare in una reazione, ripeto, sbagliata.
Se capitasse a me di aver parcheggiato una macchina in doppia fila, onestamente, piuttosto che vedermi esposta alla gogna mediatica, preferirei due vigili che mi fanno una multa salata o un carro attrezzi che mi porta via l’auto. Con le conseguenze del caso, fra me e la legge, che deve restare sempre sovrana.
E fatta applicare da un giudice, eletto per quello, non da un cittadino mio pari, se pur Deputato del Parlamento italiano, eletto per crearle, delle leggi che facciano funzionare meglio le cose.
Anche la querelle con i tiktoker, caro Borrelli, la trovo una caduta di stile. Reputando lei troppo intelligente per non sapere come funzionano gli algoritmi dei social, che regalano visibilità alla tizia che non cito neppure per non fare ulteriormente il suo gioco, e a lei che rimbalza quei video vergognosi.
Ecco, Borrelli, mentre certe vicende devono essere messe sotto i riflettori, certe altre dovrebbero essere regalate al buio, per non moltiplicarne gli effetti. E lei non può non saperlo, facendomi sorgere il legittimo dubbio che forse quelle visualizzazioni fanno gioco anche alla sua carriera politica.
Ma, ripeto, la mia è solo l’umile opinione di un’italiana media, che con i social ci gioca, ha un altro tipo di vita e di lavoro, e che della notorietà da pochi spiccioli se ne infischia.
La prego, Borrelli, si dedichi un po’ di più al compito per cui tanti le hanno dato il voto… ha dalla sua la stima di tantissimi italiani per bene che hanno bisogno di credere che, in questo Paese allo sbando, la cabina elettorale valga ancora qualcosa e che i nostri rappresentanti al Governo possano, in qualche modo, fare la differenza.
In bocca al lupo.

Al Domenicale con entusiasmo da più di un anno, dopo il banco di prova con Paralleloquarantuno. Giornalista per passione, scrive di tutto quello che la entusiasma, predilegendo i temi dell’ambiente e della cultura. Classe ’71,buddista, due figli, nel tempo libero cucina e gioca a burraco. Se dovesse descriversi con una sola parola, sceglierebbe “entusiasmo”, anche se si definisce un’anima in pena. Scrivere le è indispensabile: si firma #lapennallarrabbiata, e questo è il suo modo per denunciare ingiustizie e dare voce ai sentimenti che vive, come tutto quello che la riguarda, con un coinvolgimento totale.