Trasferte ” vietate” ai tifosi del Napoli: ormai è discriminazione territoriale

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di Pasquale Di Fenzo

“Non siamo noi ad essere razzisti, siete voi che siete napoletani”. Questa frase, reale nella sua drammatica ironia tutta napoletana, dovrebbe essere adottata dalle autorità italiane. E non solo quelle calcistiche. Perché se non si riesce a garantire uno dei diritti fondamentali a una parte dei cittadini della Repubblica, la responsabilità non può essere ascritta solo al mondo del calcio, che di colpe ne ha già tante.
Ormai è risaputo, e soprattutto accettato: i napoletani non possono più seguire fuori casa la squadra del cuore. Trasferte vietate quasi ovunque, comunque e a prescindere. Una vera e propria ammissione di debolezza da parte delle autorità competenti. L’anno scorso, ai residenti in Campania, non solo fu vietata la trasferta a Parma (decisiva per lo scudetto), ma ai tantissimi tifosi azzurri con residenza in Emilia Romagna, si pretese l’esibizione della tessera del tifoso del Parma sottoscritta almeno un anno prima.
Se non è pulizia preventiva questa! Praticamente: “Si fa credito solo ai novantenni accompagnati dai genitori!”. Così è se vi pare, ma pure se non vi pare, Eppure la tifoseria napoletana non sembra essere più irrequieta di tutte le altre tifoserie italiche. Anche da quelle inquinate da accertate infiltrazioni mafiose. Anzi, pur essendo costretti a subire continue ingiurie, becere offese e tragiche invocazioni vulcaniche, anche quando in campo non è presente il Napoli, spesso si reagisce con ironia a queste manifestazioni di pura imbecillità: “Giulietta è ‘na zoccola!” resta una risposta esempio ad imperitura memoria civile ed ironica. Vietare la prossima trasferta a Torino col Toro rappresenta la cartina al tornasole di queste amare considerazioni.
Tra i sostenitori granata ed azzurri, pur in assenza di farseschi gemellaggi presenti tra altre tifoserie, esiste un’antica simpatia, non foss’altro che per la comune e atavica rivalità nei confronti della juve, oltre che per i grandi giocatori che hanno vestito le loro maglie, ancora amati da entrambe le tifoserie. Tra i tanti, Claudio Sala, Giaguaro Castellini, Massimo Crippa e ultimo, ma solo in ordine di tempo, Cholito Simeone.
Quando seguivo ancora il Napoli in trasferta, ai tempi di Muzio Scevola, avrei voluto sottoporre Paolino Pulici, detto “Puliciclone” ad identico trattamento del leggendario eroe romano, reo di aver segnato di pugno una rete che stroncò definitivamente i nostri già effimeri sogni di primo scudetto. Irregolarità che fu vista da tutto il globo terraqueo presente nel glorioso e antico Comunale. Tranne che dall’arbitro, naturalmente. Eppure uscimmo dallo stadio scambiandoci le sciarpe coi tifosi del Toro, e dopo la partita ci recammo in Pellegrinaggio a Superga. Pellegrinaggio che all’epoca nessuno osava definire “gita in montagna”.
Altri tempi. Altra gente, Altri rappresentanti, non solo a livello sportivo. Buon campionato, e soprattutto, per quello che vale ancora, Buona Italia a tutti.

Pasquale Di Fenzo, PDF per gli amici, tifoso di Napoli prima che del Napoli. Non lesina critiche a Napoli e al Napoli, ma va “in freva” se qualcuno critica Napoli e il Napoli. Pensa di scrivere, ma il più delle volte sbarèa. L’obiettività è la sua dote migliore. Se il Napoli perde è colpa dell’arbitro. O della sfortuna. Sempre. Se vince lo ha meritato. Ha fatto sua una frase di Vujadin Boskov, apportando però una piccola aggiunta: “è rigore quando arbitro fischia, a favore del Napoli”. E’ ossessionato da Michu che, solo davanti alla porta del Bilbao passa la palla ad Hamsik invece di tirare in porta. Si sveglia di notte in un bagno di sudore gridando “Tira! Tira!”.