Moda, evoluzioni culturali e pregiudizi

Condividi su

di Maria Rusolo

“Pensa a tutta la bellezza ancora rimasta attorno a te e sii felice.”

In questo ultimo scampolo di stagione afosa si torna a prestare attenzione al concetto di bellezza, a cosa sia, come essa si esprima a quali elementi debba avere per potersi definire davvero tale.

L’occasione è la nuova campagna della Gucci che punta su una modella Armena, una giovane ventenne di una bellezza estremamente particolare e fuori da ogni classificazione ordinaria, banale, comune. A dire il vero se non si fosse parlato tanto della cosa, io mi sarei soffermata solo sullo splendido cappotto rosso che indossa in qualche foto incriminata, o sugli splendidi capelli neri che le incorniciano il volto, come una moderna Monna Lisa, ma la violenza e la quantità di articoli apparsi su tutti i giornali, mi ha inevitabilmente condotta ad una serie di riflessioni.

Prima di tutto la moda ha da sempre sfidato le convenzioni sociali, ha rivoluzionato i costumi ed ha spinto verso una certa evoluzione culturale, realtà piuttosto stagnanti e banali. Chi pensa che il mondo delle passerelle sia solo apparenza, e sia solo evanescenza si sbaglia di grosso. La moda è da sempre cultura, basta pensare a Coco Chanel, a Yves Saint Laurent, per citarne alcuni che forse più di altri sono rimasti impressi nell’immaginario collettivo, o che no so alla sfacciata Mary Quant ed agli orli delle sue gonne, o ancora potrei ricordare gli straordinari fotografi che intorno alla moda hanno costruito un’arte degna dei migliori musei del mondo. Insomma nessuno ha secondo me colto davvero la questione nella sua profonda importanza.

C’è chi cinicamente ha parlato di affari, e di marketing e c’è chi si è soffermato sulla presunta bruttezza di Armine, semplicemente perché abituato alle ragazze del drive in o a quelle piene di silicone e botox. Io credo che invece, se guardassimo aldilà del nostro naso, potremmo scorgere ben altre motivazioni, ma siamo incattiviti dalla vita, siamo insoddisfatti, in fondo abbiamo complessi che nascondiamo anche a noi stessi e che alleggeriamo ricorrendo ad espressioni volgari e violente, a giudizi senza appello e senza speranza.

In realtà le modelle che sfilano da anni non sono le top model degli anni Novanta, tanto esaltate da Versace, anzi dirò di più anche in quei tempi si sono sdoganati seppure a fatica modelli di bellezza non convenzionali, la Moss ad esempio, o Linda Evangelista. Gucci, ma anche molte altre casi di moda hanno cominciato a far sfilare le cosiddette donne normali, quelle che non indossano una taglia 38 per intenderci, anzi i nuovi modelli di bellezza oggi invadono cinema e televisione, senza che nessuno se ne accorga o che lanci strali. Quindi in tutta onestà, la polemica è addirittura fuori tempo massimo, basti pensare che neanche Victoria’s Secret fa più sfilare i cosiddetti corpi perfetti, sono semplicemente anacronistici, non corrispondono al mondo reale e per usare una espressione cara agli esperti di economia non hanno mercato.

C’è poco da fare il cambiamento è in atto e quando un segnale così potente arriva con chi lavora con un certo tipo di bellezza, allora va accolto positivamente, va esaltato, va diffuso, perché la scelta della Casa di moda, sarà seguita adesso anche da altri e si diffonderà velocissimamente e questo determinerà che come accaduto in passato ci troveremo al cospetto di una rivoluzione culturale senza averne con coscienza fatto parte, trascinati dall’onda del cambiamento, persi nella nostra inesorabile stupidità e preda dei bassi istinti. Allora non è meglio decidere di ” essere” finalmente parte della storia piuttosto che continuare ad essere sciocchi talebani dell’apparire, sprecando la vita che ci è stata concessa? So bene che susciterò polemiche ed opinioni contrastanti, ma da tempo ho deciso che l’anomalia è una strada tortuosa da perseguire con forza e buona volontà.

“Solo se riusciremo a vedere l’universo come un tutt’uno in cui ogni parte riflette la totalità e in cui la grande bellezza sta nella sua diversità, cominceremo a capire chi siamo e dove stiamo.”

Nasco in un piccolo paese della provincia di Avellino, con il sogno di girare il mondo e di fare la giornalista, sullo stile della Fallaci. Completamente immersa, sin dalla più tenera età nei libri e nella musica, ma mai musona o distante dagli altri. Sempre con una battaglia da combattere, sempre con l’insolenza nella risposta verso gli adulti o verso chi in qualche modo pensasse che le regole non potessero essere afferrate tra le dita e cambiate. Ho sempre avuto la Provincia nel cuore, ma l’ho sempre vissuta come un limite, una sorta di casa delle bambole troppo stretta, per chi non voleva conformarsi a quello che gli altri avevano già deciso io fossi o facessi. Decido di frequentare Giurisprudenza, con il sogno della Magistratura, invaghita del mito di Mani Pulite, ma la nostra terra è troppo complicata, per non imparare presto ad essere flessibile anche con i sogni e le speranze, per cui divento avvocato con una specializzazione in diritto del lavoro prima e diritto di famiglia poi, ma anomala anche nella professione e mal amalgamata alla casta degli avvocati della mia città. La politica e la cultura , i cuori pulsanti della mia esistenza, perché in un mondo che gira al contrario non posso rinunciare a dire la mia e a piantare semi di bellezza. Scrivo per diletto e per bisogno, con la speranza che prima o poi quei semi possano diventare alberi.