Oltre l’indignazione social

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di Mario Aiello

Italia.

Anno Domini 2021.

 

Nella settimana dove cade la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne (25 Novembre), succede che una collega giornalista viene praticamente abusata con vile, turpe e squallida violenza sia verbale che fisica, proprio mentre sta svolgendo il suo lavoro di inviata.

 

Ora, a parte che in qualsiasi contesto la cosa non può fare che ribrezzo morale, e non so cos’altro perché mi voglio trattenere; posto che fuori ad uno stadio di calcio, nel pre e post partita, si è capito che tipo di sub-umani si possono trovare, e comunque il dato non può alleviare in nessun modo il fatto osceno che la giovane donna ha subìto, anzi; posto che certi individui dovrebbero invidiare l’intelligenza dell’estinto ominide conosciuto come “uomo di Cromagnon” solo per avere modo di chiedere pietà alla civiltà, e nonostante ciò continuerebbero a far schifo all’umanità tutta; al netto di tutto questo accade che il collega “uomo”, “maschio”, con lei in contatto audio in diretta dallo studio sportivo, la invita a soprassedere: un’oscenità nell’oscenità, peggiore forse delle sozzerie ricevute di persona.

 

Si scoprirà poscia che le parole dell’illuminato fossero un mantra per provare a rasserenarla. Gli è andata male, nonostante i possibili buoni propositi.

 

E qui si genera un cortocircuito cognitivo che trova i suoi antesignani nelle caverne preistoriche, quando l’uomo scoprì le pitture rupestri.

 

Tacere, restare immobili o peggio ancora minimizzare tali fatti, col solo fine del dovere di cronaca o chissà cosa, è aberrante. Nessuno ha aiutato la collega, nemmeno il cameraman. Nessuno.

 

Ecco, che si sappia, si può fare informazione anche passando un guaio legale o rischiando il linciaggio dalle tribù di aborigeni autoctoni tutte cori e stereotipi (veri). Perché sono questi i casi in cui vale sempre la pena agire, affinché ci sia un segnale immediato di non sottomissione che possa porre fine alla violenza contro una donna inerme. Schierarsi sempre, soprattutto in questi casi.

 

Intanto, gli inquirenti hanno individuato il colpevole. Confidiamo in una giusta pena. Che serva come monito.

https://www.facebook.com/therealaneura

Mi chiamo Mario Aiello e sono un giornalista pubblicista. "Musicante" e "scribacchino" per passione, perennemente soggiogato dal richamo dell'arte in senso lato. Da diversi anni scrivo articoli di approfondimento nel campo degli spettacoli, della musica e della cultura più in generale. L'altra faccia della medaglia è invece dedita all'analisi politica, oltre che alla cronaca di attualità e costume. Insomma, un pastrocchio.