Famme chello che vuo’

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di Mariavittoria Picone

Quanti minuti, ore, giorni trascorsi ad attendere messaggi, telefonate e baci. Quanto tempo si vive nell’attesa di incontrare qualcuno che ci fa stare bene.
“L’innamorato è quello che aspetta, è continuamente in attesa” scrive Roland Barthes nei “Frammenti di un discorso amoroso”, prova ad impiegare il tempo in mille modi, ma è sempre in anticipo. È vero che l’attesa del piacere è essa stessa piacere, ma occupa un tempo infinito e offusca tutto quello che accade intorno.

E così qui, nella città dalle mille contraddizioni, anarchica e lussuriosa, da domenica sera, c’è un respiro accelerato a scandire la coralità di un’attesa lunga e meravigliosa. Adesso l’obiettivo è arrivare coscienti alle venti e quarantacinque di venerdì ventitré maggio. Poi, vivremo novanta minuti col cuore gonfio e gli occhi puntati su un pallone, provando a spostarlo con la forza del pensiero, come Massimo Troisi in “Ricomincio da tre” vorrebbe fare col secchio. Ecco, chissà se adesso il nostro Massimo è riuscito ad imparare come muovere gli oggetti, magari venerdì ci aiuta e la palla va dove deve andare.

Intanto, Peppe Iodice ci ricorda che è bene avere un pensiero positivo, che in questi giorni conviene riempire le strade di azzurro e circondarsi di ottimismo, anche frequentando persone che si chiamano Vittorio. Adesso, a parte il beneficio che può comportare leggere questo articolo, la cui autrice si chiama Mariavittoria, appunto, vorrei ricordarvi che oggi è San Vittorio, ergo, è il giorno giusto per pensare con fiducia a venerdì. Inoltre, è l’onomastico di mio padre, grande tifoso del Napoli, che da tre anni le partite le guarda dal cielo e può mettere una buona parola con il grande capo lassù.

No, non ci spaventa mischiare sacro e profano, perché qui sappiamo che non esiste profano, tutto è sacro. Giochiamo da sempre con la morte, la irridiamo quotidianamente, pur comprendendone il valore. Venerdì sera ognuno avrà qualcuno con cui parlare alzando la testa verso il blu, e strizzeremo l’occhio a Diego, mentre cantiamo Pino.
Intanto, sui social imperversano post sulle condizioni mediche dei tifosi, messe a dura prova dall’andamento di un campionato pesante e sorprendente, da risultati conquistati e difesi con difficoltà evidenti e laceranti.

Così, mentre Carlo Tarallo ci tranquillizza, dalla sua bacheca, scrivendo che “il contismo radicale prevede la vittoria dello scudetto con mezzo punto di vantaggio sulla seconda” e che “il quarto scudetto è strano perché è bisestile”; Mimmo Ascione prevede che i maxi schermi per seguire Napoli-Cagliari saranno posizionati direttamente davanti al Policlinico, al Cardarelli e al Monaldi.
Resta che, nonostante l’atteggiamento positivo, nonostante l’ironia, qui non riusciamo a capire come questi giorni sembrino interminabili e il lavoro non ci stanca e il traffico non ci fa arrabbiare, ma tutto ci dà fastidio, solo perché ci distrae dalla sofferenza dell’attesa, che poi qui siamo bravissimi a soffrire, ce l’hanno insegnato da tempo.

Così, in queste lunghe ore, ogni chat, ogni incontro si conclude con una frase: andiamoci a prendere questo scudetto!

E ci perdonassero quelli che non comprendono, davanti all’amore non possiamo fare niente, perché si sa, ‘o core nun tene padrone.
Comunque vada, è stato bello vivere questa follia.
Forza Napoli Sempre 

 

Mariavittoria Picone nasce in un caldo dicembre del 1970 a Napoli, dove vive e lavora. Ha pubblicato racconti e poesie su blog e riviste on line. Nel 2020 è uscito il suo primo romanzo Condominio Arenella (IOD Edizioni), accolto favorevolmente dalla critica e dai lettori. Nel 2021 pubblica, sempre con la casa editrice IOD, la raccolta di versi e pensieri Novantanove fiori selvatici. Sognatrice pragmatica, poetessa in prosa, sempre in bilico tra ordinarietà e magia, ironica e drammatica, si definisce un fiore selvatico, un'erba ostinata, nata tra il fuoco e l'acqua, tra un vulcano e il mare.