Coronavirus, molti i dubbi a cui la scienza dovrà rispondere. E se ci riuscisse la storia?

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di Alessandro D’Orazio

Cosa sappiamo realmente del Coronavirus? Ad oggi sono molti i punti interrogativi che ruotano intorno a questo morbo ed ai quali la scienza ancora non è riuscita a fornire risposte certe. Sappiamo che è nato nella ormai tristemente nota città cinese di Wuhan, sebbene non sia ancora chiaro il modo in cui si sia diffuso tra la popolazione.

Insistente è il pensiero che catalogherebbe il Covid-19 come un virus di laboratorio volutamente sintetizzato per mettere in ginocchio le economie dell’intero pianeta; altra ipotesi è invece quella secondo cui la malattia sia semplicemente frutto di un salto di specie, che dai pipistrelli sia giunta sino all’uomo e che si sia quindi diffusa ovunque. Nonostante ciò, nessuno è in grado di dire come siano andate veramente le cose: non esistono prove certe.

Non sappiamo neanche quanto l’epidemia durerà, se il virus si autolimiterà e se la flessione dei contagi e dei nuovi casi di queste ultime settimane sia tutta determinata dalle misure di restrizione adottate o se altri fattori abbiano potuto incidere favorevolmente (la riduzione dell’inquinamento, ad esempio, rimane un tema controverso). Eppure più passa il tempo e maggiore è la percezione che il virus sembri meno aggressivo. Lo dimostra il fatto che sempre meno pazienti devono ricorrere alle terapie intensive. È solo merito della maggiore attenzione e sensibilità della popolazione o vi è qualcosa di più?

Da un punto di vista scientifico nessuna significativa mutazione del virus è stata sino ad oggi registrata. La mortalità si è certamente ridotta rispetto al primo periodo della pandemia, ma le giustificazioni da poter addurre al fenomeno sono molte, forse troppe. Insomma, è evidente che innumerevoli sono gli interrogativi ancora da chiarire.

Risposte che probabilmente l’uomo contemporaneo non arriverà mai del tutto a possedere. Non sono, infatti, le verità dei talk show televisivi o le interviste a decine e decine di esperti con le loro opinioni spesso contrastanti a fornire un quadro veramente esaustivo di un fenomeno molto più imponente dello stesso genere umano. Il buon senso, la ragionevolezza e la scienza potranno certamente salvarci, ma per comprendere i motivi scatenanti di questa epidemia ci vorranno analisi più strutturate, figlie di quei ragionamenti “a freddo” che al momento non ci appartengono. E chissà se un giorno i libri di storia potranno fornire una valida spiegazione all’evento più controverso di questo secolo.

Classe 1992. Una laurea in Giurisprudenza ed una in Operatore giuridico d’impresa. Nel mezzo l’azione: paracadutista, sommozzatore e pilota d’aerei. Classicista convinto, quanto Cattolico. Appassionato di viaggi, lettura e scrittura. Un’esistenza volta alla costante ricerca delle tre idee che reggono il mondo: il Bene, la Giustizia e la Bellezza. Senza mai perdere di vista la base di ogni cosa: l’Umanità. Se fosse nato sostantivo, sarebbe stato il greco aretè e cioè, la disposizione d’animo di una persona nell’assolvere bene il proprio compito. La frase che lo descrive: “Darsi una forma, creare in se stessi un ordine e una dirittura”. Il tutto allietato da un bel dipinto di Giovanni da Fiesole.