Ammontano a 37 i civili palestinesi uccisi dall’alba di oggi nella Striscia di Gaza. Di questi, 19 erano negli edifici residenziali che l’esercito israeliano ha bombardato al campo profughi di Al-Bureij, nel centro della Striscia. Nella serata di ieri è stato inoltre ucciso il giornalista Moataz Muhammad Rajab. Il sindacato dei giornalisti di Gaza accusa l’esercito di averlo colpito intenzionalmente mentre viaggiava a bordo della sua auto. Si tratta del 221 report ucciso dall’ottobre 2023.
Il bilancio dei morti – che hanno superato quota 54mila – continua a salire anche a causa dei centri di distribuzione degli aiuti del consorzio statunitense-israeliano Gaza Humanitarian foundation (Ghf), che si sta gradualmente sostituendo al meccanismo di distribuzione delle Nazioni Unite, basato su 400 centri. La settimana scorsa, Israele ha posto fine al blocco totale sull’ingresso di beni a Gaza, una misura scattata il 2 marzo, ma la carestia è ormai diffusa e i due centri attivati da lunedì dalla Ghf, come avvertono le organizzazioni internazionali, non sarebbero sufficienti. Inoltre, essendo situati entrambi nel sud, migliaia di persone sarebbero obbligate a percorrere chilometri per raggiungerli, senza garanzie di sicurezza lungo il tragitto e lungo strade per lo più distrutte.
La forte pressione su questi centri sta generando incidenti: fonti di stampa internazionale riferiscono che ieri, come martedì, la folla ha preso d’assalto il centro della Ghf a Khan Younis e almeno due persone sono morte; altre due hanno perso la vita nel centro ancora gestito da un organismo Onu, il World Food Programme. Non sono chiare le responsabilità dei soldati israeliani. Il ministero della Salute di Gaza, guidato da Hamas, sostiene che in due giorni l’esercito abbia ucciso 11 persone per sedare le sommosse e otlre 60 siano rimaste ferite.
Proprio il caos che sta generando il nuovo meccanismo che Israele ha lanciato nella Striscia per la distribuzione di aiuti essenziali sta attirando forti critiche a livello internazionale. Il tema è stato al centro di un vertice del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di ieri. “La Gaza Humanitarian Foundation ha perso il controllo del suo centro di distribuzione, con numerose vittime e grande angoscia per coloro che cercavano disperatamente aiuti” ha dichiarato James Kariuki, l’ambasciatore del Regno Unito, paese che ha sospeso i negoziati con Tel Aviv per un accordo di libero scambio, in seguito al lancio dell’offensiva israeliana Carri di Gedeone, che punta all’occupazione completa di Gaza.
“La pressione internazionale rimane concentrata su Israele, non sui terroristi” ha lamentato l’ambasciatore israeliano Danny Danon, convinto che “questa pressione non fa che giocare a favore di Hamas” e questo “prolunga la guerra”.
L’ambasciatore palestinese Riyad Mansour, denunciando che “i bambini a Gaza stanno morendo di fame”, non è riuscito a trattenere le lacrime: “Sono insopportabili- ha detto- le immagini delle madri che stringono i corpicini dei figli malnutriti, mentre gli parlano e gli chiedono scusa. Ho dei nipoti, so cosa stanno passando queste famiglie”. John Kelley, rappresentante facente funzioni degli Stati Uniti, ha difeso il meccanismo di aiuto della Ghf: “E’ un sistema che offre l’opportunità di fornire aiuti direttamente ai civili, senza distrazioni da parte di Hamas e di altri gruppi terroristici e criminali”.
Fonte Agenzia DIRE – di Alessandra Fabbretti – 25/05/2025 – www.dire.it