Italiani, popolo di santi, navigatori e poeti… bambini

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di Mariavittoria Picone

Ogni tanto, in Italia, qualcuno si sveglia e si accorge dell’infantilismo della popolazione. Gli Italiani sono come bambini, “fanno scelte di pancia”, così dicono quelli che non sono stati scelti; “gli Italiani comprendono solo il populismo, si fanno fare fessi dalla demagogia”, ce lo dicono spesso, ma poi, su queste stesse caratteristiche fondano i loro messaggi.

Lo fanno i politici, gli imprenditori, chiunque intenda vendere un prodotto, un’idea, un’imposizione. Appartengo ad una nazione giovane, sembra assurdo dirlo dell’Italia, terra antica, abitata sin dalla preistoria, meta ambita dai popoli migranti già dal terzo millennio avanti Cristo, ma è così. Non ci sono tanti bambini, non è una questione legata all’età anagrafica, ma è una peculiarità tutta nostra.

Non è neanche strettamente derivante dalla condizione culturale: gli Italiani sono i più ignoranti d’Europa, diciottesimi nella classifica mondiale. Situazione raccapricciante, ma non determinante per le capacità critiche. È vero che conoscere aiuta a sviluppare il pensiero, ma è altrettanto vero che da sola la conoscenza non basta, creerebbe cittadini eruditi, non per forza colti. Insomma, Italiani, popolo di santi, navigatori e poeti, che si può tradurre anche in: popolo bigotto, curioso e ingenuo.

Tralasciando la prima, le altre due sono caratteristiche proprie dell’età infantile, e considero una fortuna riuscire a mantenerle nell’età adulta. Strano, si dice sempre che dovremmo essere come bambini, liberi da convenzioni e sovrastrutture mentali, che dovremmo recuperare la spontaneità, e poi, se parliamo senza filtri, senza costrizioni, veniamo redarguiti, talvolta ridicolizzati. In realtà è solo un gioco delle parti: il popolo viene esortato a fare scelte consapevoli, a comportarsi in senso responsabile, si fa presa sul comune senso di colpa per convincere le persone ad osservare regole talvolta insensate.

Si impongono restrizioni e sacrifici nell’ottica del futuro raggiungimento del bene comune e, nel frattempo, si offrono piccole ricompense a chi ritrova il proprio senso di colpa e lo utilizza per ubbidire in modo acritico. È il paternalismo, darling. A noi piace, in fondo siamo anche dei gran pigroni, amiamo demandare ad altri le decisioni, così crediamo anche di salvarci dal giudizio e dalla responsabilità, e chiediamo che ci venga indicato passo passo cosa fare.

Non credo cambieremo mai, manifestiamo dissensi a sprazzi, in sporadici momenti di presa di coscienza, o perché ce l’ha suggerito qualcun altro. Del resto, nessuno è mai libero, se non per brevissimi istanti, e se la libertà è solo un cambio di padrone, proviamo ad essere i padroni di noi stessi. E infine, se proprio dobbiamo essere bambini, imitiamoli anche nella fratellanza, non dimentichiamo di tendere la mano agli altri.

Mariavittoria Picone nasce in un caldo dicembre del 1970 a Napoli, dove vive e lavora. Ha pubblicato racconti e poesie su blog e riviste on line. Nel 2020 è uscito il suo primo romanzo Condominio Arenella (IOD Edizioni), accolto favorevolmente dalla critica e dai lettori. Nel 2021 pubblica, sempre con la casa editrice IOD, la raccolta di versi e pensieri Novantanove fiori selvatici. Sognatrice pragmatica, poetessa in prosa, sempre in bilico tra ordinarietà e magia, ironica e drammatica, si definisce un fiore selvatico, un'erba ostinata, nata tra il fuoco e l'acqua, tra un vulcano e il mare.