La logica del desiderio

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di Christian Sanna

Il nono comandamento dice Non desiderare la donna d’altri, nel Testamento di Tito De Andrè amplifica, poeticizza e personalizza il concetto Non desiderarne la sposa, ditelo a quelli, chiedetelo ai pochi che hanno una donna e qualcosa. Nei letti degli altri già caldi d’amore non ho provato dolore. Per la scrittrice Margaret Deland Uno deve desiderare qualcosa per essere vivo, mentre il filosofo della scienza e della poesia Gaston Bachelard sostiene che L’uomo è una creazione del desiderio, non una creazione del bisogno. Desiderio dal latino desiderium, composto di de e sidera, tradotto in italiano la mancanza delle stelle. Difficilmente si riesce a trovare in una parola un significato così esteticamente bello e profondo nel contenuto, perchè se il bisogno flirta con l’avere il desiderio è amico dell’essere, mentre il bisogno crea dipendenza e si esaurisce nel momento in cui lo si soddisfa, il desiderio è partorito dal sogno e va inventato, alimentato, inseguito, pensato, progettato nel tempo, calato nel tempo. Il desiderio si nutre di attese e tentativi andati a vuoto e può rappresentare per il desiderante una crescita personale. Desiderio è la mancanza delle stelle o dolore morale per l’assenza della persona amata  o dell’oggetto, ma è anche la speranza o la piacevole sensazione di poter presto rivivere un momento esaltante.

Estate 1915 è una sera di luglio quando il vate della Rivoluzione Vladimir Vladimirovič Majakovskij incontra Lili e Osip Brik. Per l’occasione il poeta declama i versi del poema La nuvola in calzoni suscitando entusiasmo ed ammirazione nei presenti e convincendo Osip a finanziarne la pubblicazione. Per tutto il tempo Valdimir guarda Lili e non riesce a staccarle gli occhi di dosso nemmeno per un attimo. Lili si sente accerchiata da quello sguardo carico di desiderio, ne è lusingata. Una donna te lo legge negli occhi il desiderio che hai di lei, la passione si accende immediata. All’inizio è un rapporto di amicizia a tre che presto sconfina nell’amore. I maligni possono pensare ad menage à trois, ma i beninformati lo sanno che fra Lili ed il marito ormai il rapporto è da tempo platonico, insomma non fanno più l’amore e hanno smesso di essere curosi l’uno del corpo dell’altra. Quando si desidera qualcuno le lettere sono infuocate e in una indirizzata proprio a Lili il poeta esordisce con Vi bacio subito all’inizio della lettera e non alla fine, com’è di regola: sono impaziente! Già l’impazienza, il tempo, la fretta. Di passione ci si brucia le ali e spesso anche il cuore, ma in fondo avere passione significa anche concedersi il lusso di perdersi in qualcosa, di smarrirsi.

Ma chi è Gala? Una donna infinita. Musa, artista, mercante d’arte. La calamita fra il poeta Paul Éluard (primo marito) e il pittore Salvador Dalì (secondo marito). Entrambi la amano incondizionatamente, il poeta francese in una lettera le racconta di aver fatto un sogno in cui le emozioni fisiche lasciano al risveglio tutta la parte del desiderio e le confida di avere voglia: di vederti, toccarti, baciarti, parlarti, ammirarti, accarezzarti. Il baffo più famoso dell’arte dichiara al mondo Amo Gala più di mia madre, più di mio padre, più di Picasso e perfino più del denaro. Gala sceglie Dalì e resta al suo fianco per tutta la vita, lui la ricambia con devozione menzionandola nei libri, dedicandole ritratti, mettendola al centro del suo flusso creativo. Una cosa è certa: senza Gala, Éluard non sarebbe diventato un grande poeta, mentre Dalì non avrebbe saputo esprimere a pieno tutto il suo potenziale.

Il regista Truffaut definisce Jules e Jim Un inno alla vita e alla morte. Il film narra il  ménage à trois più famoso della storia del cinema. Jules e Jim sono due amici affiatati ed inseparabili. Ad un certo punto irrompe nella loro vita l’intraprendente e gioiosa Catherine che con la sua vitalità ammalia entrambi. Sposa Jules e va a vivere con lui. Jim reprime i suoi sentimenti nel rispetto della vecchia amicizia. Poi, un giorno dopo molti anni va a trovare la coppia e mentre ritrova il suo amico cambiato, riscopre che i sentimenti per la donna sono rimasti immutati. Capisce che la coppia è in crisi, dorme in camere separate. Inizia una relazione con Catherine che nel frattempo conserva il suo fascino e la sua indole libertina. Ma Jules è ancora innamorato della moglie e pur di non perderla definitivamente accetta la relazione fra la donna ed il suo migliore amico. Il finale è imprevedibile e amaro.

In Era già tutto previsto Riccardo Coccante canta l’amore sofferto con parole crude a tratti disarmanti Era già tutto previsto fino a quando tu ballando, mi hai baciato di nascosto mentre lui che non guardava agli amici raccontava delle cose che sai dire delle cose che sai fare nei momenti dell’amore. Finisce male, però Era gia’ tutto previstoanche l’uomo che sceglievi e il sorriso che gli fai mentre ti sta portando viaho previsto che sareirestato solo in casa mia e mi butto sopra il letto e mi abbraccio il tuo cuscino.

Di tanto in tanto provo a fare filosofia sul desiderio ritenendolo responsabile di fallimenti e successi delle relazioni. Un rapporto finisce nel momento in cui cessa il desiderio cioè la voglia dell’altro, la curiosità di nuove regioni ancora da esplorare. Una donna comincia ad invecchiare e a spegnersi nel momento in cui non si sente più desiderata, un uomo con le conquiste ha bisogno di sentirsi affermato e riconosciuto nella virilità e nella capacità di piacere, di essere in qualche modo attraente. Per Oscar Wilde La felicità non è avere quello che si desidera, ma desiderare quello che si ha. Gabriele D’Annunzio sul desiderio ci ha fatto più di mezza letteratura e in una poesia esordisce con un Ho un desiderio desolato di te stasera. Ahimè stasera e sempre.

Sembra una maledizione, una specie di condanna. Un desiderio chè è un pò disperazione e tanta la voglia di appagare una felicità fra le braccia di qualcuno che ci piace e ci fa sentire unici al mondo. Ma è davvero un bene esaudire tutti i desideri o forse è meglio lasciarne qualcuno inespresso? Se lo chiede Haruki Murakami Non sarebbe meglio se rimanessimo separati fino alla fine, conservando il desiderio di incontrarci? In questo modo continueremmo a vivere mantenendo intatta dentro di noi la speranza di rivederci, un giorno.

La verità è che ci ammaliamo di desideri, moriamo di desideri e ci rimettiamo in piedi in un universo troppo grande desiderando qualcosa o qualcuno che ci faccia sentire importanti, riconosciuti. Amati.

Provo a descrivermi in una frase, ma è un pò come rinchiudere il mare in un bicchiere. Allora potrei definirmi "Un solitudinista visionario animale sociale ed un cercatore di spiritualità, tutto occhi ed inquietudine, perdutamente innamorato dell'Idea che non è ancora riuscito ad afferrare, col cuore di cristallo. Fregato dai sentimenti". Ritengo superfluo aggiungere i titoli di studio conseguiti, i lavori svolti, gli eventi culturali organizzati e presentati, gli impegni nella politica e nel sociale. E se a qualcuno sta balenando in mente l'idea ( sbagliata) che io possa essere un insopportabile presuntuoso, sappia che è appena caduto nella rete che ho preparato. Io voglio che a parlare per me siano gli articoli; i lettori più attenti ci troveranno frammenti d'anima.