di Alfredo Carosella – foto GettyImages
Il 31 luglio scorso una cornacchia è stata rinvenuta morta nel cortile dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno a Portici (NA). La direttrice sanitaria, persona serissima e stimata, nonché veterinaria da decenni, ne ha disposto gli accertamenti del caso dai quali è emerso il contagio da West Nile, la febbre del Nilo che viene trasmessa all’uomo attraverso le punture delle zanzare e ha negli uccelli selvatici uno dei suoi principali vettori.
La notizia è stata rilanciata da alcuni giornali locali che, attraverso i canali social, sono stati subissati di ingiurie da parte di numerosi lettori.
Perché? In tanti hanno trovato irrealistica la vicenda e qualcuno ha anche insinuato che fosse stata creata ad arte solo per scatenare il panico: “Ci vogliono chiudere di nuovo in casa!”; “Chiudiamo adesso per essere più liberi a Natale!”, “Ah ah ah, le hanno fatto l’autopsia?”, sono stati alcuni dei commenti qui riportabili.
Di incredibile, a dire il vero, c’è la reazione di certi lettori. L’Istituto Zooprofilattico di Portici ha oltre 200 anni di storia ed è la sede centrale dell’ente che si dirama in tutte le provincie della Campania e della Calabria, esclusa Crotone. Ve ne sono altri 9 in tutta Italia, uno ogni due regioni. Gli Istituti Zooprofilattici svolgono attività di ricerca e sperimentazione, si occupano del controllo alimentare e ambientale e della sanità animale con le sue eventuali ripercussioni sulla salute umana.
Da lì sono usciti gli studi sul morbo della “mucca pazza” e la “blu tongue”, le analisi sulle diossine e la brucellosi, tanto per fare degli esempi. Lo zooprofilattico si è occupato del famigerato Covid-19 e ora sta sequenziando il virus West Nile: cosa c’è di strano? Qualcuno ha sottolineato con ironia la coincidenza che la cornacchia sia morta proprio nella sede dell’ente scientifico, ignorando, evidentemente, che il sito di Portici occupa una grossa fetta del parco della Reggia cittadina, è piena di verde e frequentata da miriadi di uccelli di ogni tipo e persino da un nutrito gruppo di pavoni in libertà.
Per dirla tutta, la crociata contro la diffusione di certe notizie è ancora più incomprensibile adesso che abbiamo un governo poco incline – per usare un eufemismo – a diffondere i dati sui contagi delle nuove varianti del Covid-19 e, quindi, il presunto panico generato ad arte.
Per la cronaca, è il caso di dirlo, la variante Stratus sta portando un aumento settimanale dei contagi che hanno da poco superato i 2.000 casi (Fonte: TgCom 24), sta ripresentando alcuni dei vecchi sintomi e qualche problema per le persone anziane e affette da altre patologie. Nulla di paragonabile con i tempi della pandemia ma, con un minimo di sensibilità, bisognerebbe preoccuparsi dei soggetti più fragili.
Nel frattempo, negli USA, il 10 giugno il segretario alla Salute Robert Kennedy Jr., noto per le sue posizioni no-vax, ha licenziato tutti i 17 membri del comitato di esperti sui vaccini.
Il 3 settembre, il chirurgo generale della Florida Joseph Ladapo ha dichiarato che sosterrà l’eliminazione di tutti gli obblighi vaccinali nello stato americano, compresi quelli previsti per i bambini nelle scuole. Pochi minuti dopo l’annuncio, i membri di The Vaccine Free Child, un gruppo Facebook di no vax, hanno iniziato a festeggiare. (Fonte: Wired).
I rimedi proposti da chi rifiuta i vaccini sono privi di fondamento scientifico, alquanto strampalati e a volte pericolosi. Alcuni sono stati suggeriti dal presidente degli USA che ha assunto regolarmente un farmaco antimalarico e chiesto di verificare l’eventuale efficacia di iniezioni di disinfettante o di esposizione ai raggi ultravioletti. C’è anche chi suggerisce di mettere una fetta di cipolla nei calzini confidando nei presunti effetti benefici dell’anidride solforosa che dovrebbe purificare il sangue.
È strano: stiamo parlando di persone che, grazie all’obbligo vaccinale, hanno sperimentato su se stesse il funzionamento dei vaccini; eppure, preferiscono credere a qualunque teoria alternativa gli venga proposta.
Assistiamo al rapido e pericoloso declino della fiducia nella scienza a causa della disinformazione diffusa attraverso i social network, della delegittimazione degli esperti, dei pregiudizi, della negazione dell’evidenza quando contrasta con le proprie convinzioni (si pensi ai terrapiattisti).
Parallelamente crescono l’odio e la rabbia. Il 10 settembre, durante un evento pubblico nello Utah, è stato ucciso Charlie Kirk, esponente di estrema destra con 7 milioni di follower. Molto vicino a Trump, scettico sui vaccini, strenuo difensore del diritto di ogni americano di possedere un’arma da fuoco, aveva 31 anni e lascia la giovane moglie e due figli piccoli. Invece di chiedersi come sia possibile tutto ciò, adesso il dibattito è tra quelli che accusano la sinistra di essere composta da terroristi e quelli che affermano che Kirk se la sia andata a cercare.
La speranza è che non ci sia una nuova emergenza mondiale perché, di questo passo, la prossima sarà anche l’ultima.