Lettera di una bambina ucraina arrabbiata con Dio

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di Maria Rusolo – foto GettImages

” E’ davvero meraviglioso che io non abbia lasciato perdere tutti i miei ideali perché sembrano assurdi e impossibili da realizzare.
Eppure me li tengo stretti perché, malgrado tutto, credo ancora che la gente sia veramente buona di cuore. Semplicemente non posso fondare le mie speranze sulla confusione, sulla miseria e sulla morte. Vedo il mondo che si trasforma gradualmente in una terra inospitale; sento avvicinarsi il tuono che distruggerà anche noi; posso percepire le sofferenze di milioni di persone; ma, se guardo il cielo lassù, penso che tutto tornerà al suo posto, che anche questa crudeltà avrà fine e che ritorneranno la pace e la tranquillità.’

E’ buio e sono circondata da una coperta, provo a scrivere sul mio diario con una piccola lampada, nascosta a tutti ed a tutto. Mi sento almeno in questo momento sicura, nessun rumore, la terra non trema, in queste poche ore di riposo mi sento un po’ serena, mi si calma il respiro e nessuno piange. Vorrei tornare nella mia camera che una volta ho vissuto come prigione, vorrei ancora sentire la Tv accesa di là, mentre mi preoccupo della interrogazione di biologia per il giorno dopo. Vorrei avere i miei libri, i miei amici, sentire il peso dello zaino sulle spalle, avere caldo e storcere il naso per il pranzo che mi ha madre ha lasciato in cucina, per quando rientriamo da scuola. Come è strana la vita, si comprende il valore di quello che si ha quando lo si perde, come tutto assume un valore differente, quella felpa che tanto desideravo non ha più senso, che cosa me ne farei qui nascosta per evitare di morire, a cosa servirebbero le scarpe all’ultima moda, che per mia madre costavano troppo, e come amerei andare ancora a danza ed immergermi nel rituale della vestizione, oggi che i piedi mi fanno male per il freddo e non per la fatica degli allenamenti. Non avrò più 13 anni o forse li avrò per sempre, chissà è una cosa su cui riflettere. Io che odio i bambini, stamattina ho provato a calmarne uno che piangeva, come se fosse carne della mia carne e sangue del mio sangue, in fondo ormai siamo tutti una sola grande famiglia. Io che sbuffavo quando mia nonna mi parlava della guerra, oggi ne vivo una, non capivo il senso di quella ed il senso di questa. Mi sembra tutto strano, come se il problema fosse la lingua che parlo, il Dio che prego, o il modo in cui scrivo. Sarei salva se usassi un altro alfabeto, se avessi occhi verdi e capelli di un altro colore. Non ho la percezione di cosa abbia potuto trasformare tutto così rapidamente, ma in fondo una volta pensavo fossero cose da grandi, di cui parlare sotto voce. Devo ricredermi, sono cose che appartengono a tutti noi, e fra poco sarà giorno e tutto comincerà a correre e dovrò sperare di poter avere ancora questa coperta nella quale rannicchiarmi con le ginocchia fino al mento sperando di sentire un po’ di caldo. Mi sento egoista perché stiamo scappando, e forse fra qualche giorno riusciremo a raggiungere il confine, se saremo fortunati. Si mi sento male, non so che cosa è stato del compagno di classe che mi piaceva tanto e di Anna, la mia amica del cuore, ma non posso rimanere qui, dove tutto mi terrorizza, luci, ombre, uomini, donne, tutto mi sembra ormai ” nemico”. Ho bisogno di un po’ di calore, di un bagno con le bolle, e di indossare un paio di scarpette rosa, quelle brillantinate e con i lacci a forma di farfalla, perché in fondo io sono solo una bambina che ha diritto di sognare, come tutti gli altri bambini nel mondo. Sento arrivare il sonno, dormo un po’, avrò tempo per piangere e farmi domande. Forse dovrei pregare, mia nonna mi dice di farlo sempre, ma io non me la sento, perché sono arrabbiata con Dio. Buonanotte

“Quel che è accaduto non può essere cancellato, ma si può impedire che accada di nuovo.

Nasco in un piccolo paese della provincia di Avellino, con il sogno di girare il mondo e di fare la giornalista, sullo stile della Fallaci. Completamente immersa, sin dalla più tenera età nei libri e nella musica, ma mai musona o distante dagli altri. Sempre con una battaglia da combattere, sempre con l’insolenza nella risposta verso gli adulti o verso chi in qualche modo pensasse che le regole non potessero essere afferrate tra le dita e cambiate. Ho sempre avuto la Provincia nel cuore, ma l’ho sempre vissuta come un limite, una sorta di casa delle bambole troppo stretta, per chi non voleva conformarsi a quello che gli altri avevano già deciso io fossi o facessi. Decido di frequentare Giurisprudenza, con il sogno della Magistratura, invaghita del mito di Mani Pulite, ma la nostra terra è troppo complicata, per non imparare presto ad essere flessibile anche con i sogni e le speranze, per cui divento avvocato con una specializzazione in diritto del lavoro prima e diritto di famiglia poi, ma anomala anche nella professione e mal amalgamata alla casta degli avvocati della mia città. La politica e la cultura , i cuori pulsanti della mia esistenza, perché in un mondo che gira al contrario non posso rinunciare a dire la mia e a piantare semi di bellezza. Scrivo per diletto e per bisogno, con la speranza che prima o poi quei semi possano diventare alberi.