Addio al tetto massimo di 240mila euro per i dipendenti pubblici. A stabilirlo, con la sentenza n. 135 del 2025, è la Corte Costituzionale, che ha definito illegittimo il decreto del 2014. D’ora in poi, dunque il parametro sarà equiparato a quello del primo presidente della Corte di Cassazione.
È la stessa Corte, tramite una nota, a spiegare perché l’incostituzionalità non è stata dichiarata già nel 2014: “Per i primi anni in cui la norma ha trovato applicazione essa è stata ritenuta non costituzionalmente illegittima poiché considerata una misura straordinaria e temporanea, giustificata dalla situazione di eccezionale crisi finanziaria in cui versava il Paese. Con il trascorrere del tempo, tuttavia, essa ha definitivamente perso quel requisito di temporaneità, posto a tutela della indipendenza della magistratura e necessario ai fini della sua compatibilità costituzionale. L’odierna pronuncia si pone in linea con i principi ai quali si ispirano plurimi ordinamenti costituzionali di altri Stati. Nello stesso senso, del resto, si è espressa la Corte di giustizia dell’Unione europea, con la sentenza del 25 febbraio 2025 (grande sezione, cause C-146/23 e C-374/23), nella quale è stata analogamente censurata la riduzione del trattamento retributivo dei magistrati”.
Per la Consulta inoltre “trattandosi di una incostituzionalità sopravvenuta, la declaratoria di illegittimità non è retroattiva e produrrà i suoi effetti solo dal giorno successivo alla pubblicazione della sentenza nella Gazzetta ufficiale della Repubblica italiana“.
Agenzia DIRE – La Redazione – 28/07/2025 – www.dire.it