Noi, dopo l’orrore di Parigi

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  • di Margherita De Rosa

I tragici eventi di Parigi, tra dibattiti ed elucubrazioni varie, hanno sortito su tutti noi, ed in particolare sui giovanissimi, un effetto devastante: essere colpiti nel cuore della “normalità” rende vulnerabile ciascuno così come l’intera collettività; inoltre, ancora una volta, il terrorismo ha dimostrato che, nonostante il porre in essere azioni belliche plateali in altre “location”, esso opera indisturbato, in maniera capillare e, ahimè, efficace, ovunque, sfuggendo ad ogni tipo di controllo, o meglio, eludendo supervisioni spesso inesistenti o, ipotesi ancora più terribile, contando su collusioni interne alla nazione… le scene terrificanti che sono sotto gli occhi di tutti, la morte della nostra dolcissima connazionale, Valeria, la spietatezza di chi opera nel nome di uno strano Dio, orribile giustiziere di un discutibile criterio di equità, ci sconvolge, ci annienta, ci distrugge e, che lo si voglia o no, implodiamo, guarda caso come le Torri Gemelle, e riviviamo l’11 Settembre o il 13 Novembre nella nostra anima, in maniera soggettiva, accrescendone l’eco o minimizzandola, a seconda che si tenti di essere razionali piuttosto che emotivi… tuttavia, al di là del personale orientamento che si voglia adottare per reagire al fatto, non si può fare a meno di pensare che ormai al sicuro non possiamo ritenerci. Qualsiasi luogo può rappresentare quel che si definisce un obiettivo “sensibile” e ci si sente minacciati anche in luoghi in cui vi si accede ogni giorno per lo svolgimento delle più ovvie attività … una guerra, dunque, anomala, ma pur sempre una guerra, in cui c’è chi attacca, chi non sa e non può difendersi… da più parti si solleva unanime il coro di quanti ci inducono a vivere secondo “ la normalità”…già, ma cosa intendiamo oggi con questo termine? Far finta di nulla? Sentirsi immuni solo perché il nostro tricolore si fregia del verde piuttosto che del blu? Fidarsi ciecamente dei potenti mezzi del nostro Governo e degli organi preposti? La realtà ci dimostra che le schegge impazzite che compongono le “squadre d’azione” dell’Isis, nella loro radicale follia, sono, purtroppo, ben più incisive nella pianificazione e nell’attuazione di attentati di quanto possano esserlo i nostri pur volenterosi addetti ai lavori…

Prima notte dell'imprenditore triestino Marcello Di Finizio salito per protesta sulla facciata della Basilica di San Pietro a Città del Vaticano, 22 dicembre 2014. ANSA/ANGELO CARCONI

Ieri, e non è un caso, piazza san Pietro, in cui si è svolta la tradizionale udienza del mercoledì, non era gremita: il Vaticano è uno dei bersagli più ambiti dai servi sciocchi di un Allah che poco ha da spartire col Corano, con la Sunna e col vero Islamismo… quindi, questo è un chiaro segnale che lo stile di vita di ciascuno risente, in parte o in tutto, di eventi che hanno riguardato altri ma che potrebbero toccare in sorte ad ognuno di noi, membro di quell’Occidente contro il quale, dall’ 11 settembre 2001, è ormai dichiarata una guerra senza esclusione di colpi. Certo, la nostra forza sta nel non lasciarci intimorire fino al punto di paralizzarci completamente, riprendendo pertanto le nostre abitudini, vivendo pienamente i nostri giorni, ma è impossibile ed improponibile far finta di niente… non possiamo eludere il problema, anche perché ciascuno di noi può essere un elemento attivo nella lotta al terrorismo,  segnalando attraverso “Anonimus”, il sito creato di recente, ciò che sui social network  sembri avere la parvenza di una matrice “isisiana”, mi si passi il neologismo…La scuola poi ha una grande responsabilità, che non è rappresentata esclusivamente dal tranquillizzare giovani e giovanissimi, che appaiono più che traumatizzati dagli eventi, ma dallo svolgere il delicato compito di formare le coscienze, facendo sì che i nostri pargoli imparino a distinguere il bene dal male, il fanatismo dalla fede autentica, la follia dalla razionalità. I docenti sono chiamati, in  questo delicato momento storico, a compiere un’azione didattico- educativa che abbia un’immediata ricaduta sul vissuto degli studenti; nella prospettiva di carattere psicologico è bene non negare il vero, procedendo, comunque, nella direzione dell’incoraggiamento, instillando fiducia nelle istituzioni e in quanti sono preposti alla difesa dei cittadini, nel contempo, però, è necessario adoperarsi perché si acquisisca la consapevolezza delle cause che hanno determinato lo status quo: certo, non è impresa facile, poiché il pensiero politico di ciascuno potrebbe condizionare la visione dei fatti: i filo-americani, infatti, delineerebbero gli Islamici come nemici acerrimi e altrettanto, in senso opposto chiaramente, farebbero gli anti-americani: in verità, e bisogna riconoscerlo, nell’intera questione esiste un concorso di colpe, infatti, la risposta folle ed immorale dei fondamentalisti potrebbe ricollegarsi ad una forzata occidentalizzazione, o meglio, americanizzazione del mondo, che culture, differenti dalla nostra, non accettano… ovviamente, se pure così fosse, non esiste giustificazione alcuna all’azione nefanda posta in essere dall’Isis; pur tuttavia, sarebbe opportuno analizzare in maniera più oculata e scevra di parzialità l’intera situazione, condannando senza mezzi termini l’accaduto ma imparando, ed insegnando, a chiedersi perché, infatti, ed è legge scientifica quanto storica, non c’è un effetto senza che esista una causa scatenante… certo, noi potremo modificare finché vogliamo il nostro stile di vita, tapparci in casa, evitare stadi, teatri, ristoranti, ma se non capiremo il perché si è arrivati a tanto, ben poco cambierà nelle nostre vite e nelle relazioni internazionali: sicuramente siamo al cospetto di una follia dilagante e incontrollabile, ma quale sarà stata la miccia che ha dato il via a questa immane esplosione di irrazionale crudeltà? E, ancora una volta, solo la cultura e solo la conoscenza storica  potranno aiutarci a trovare una risposta e, probabilmente, una soluzione… per il momento, non rassegniamoci alla paura, che rimane la vera sconfitta ad un’apparente vittoria del terrorismo, sconfitta che reale potrebbe, però, diventare se lasciassimo prevalere l’immobilismo e quel senso di impotenza che pure serpeggia nel nostro animo: coraggio, dunque, la ragione prevarrà sulla follia, a patto che ci sia consapevolezza, unità, conoscenza…

Il "Domenicale News" fondato e diretto da Pasquale D'Anna nel 2011, nasce dall'idea e dai bisogni di un gruppo di persone che attraverso il giornale e l'Associazione culturale Kasauri, editrice dello stesso, concretizzano la voglia e l'aspirazione di un desiderio di informazione libera, indipendente e generalista. Resta immutata la volontà di rivolgerci ad un pubblico che dalle idee è incuriosito perchè "Il Domenicale" è soprattutto frutto di una idea.