Non ha termine l’apartheid sessuato nella politica italiana

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di Maria Rusolo

“Dovremmo riflettere sul fatto che la democrazia non è solo libere elezioni, non è solo progresso economico. E’ giustizia, è rispetto della dignità umana e dei diritti delle donne”

Mi chiedo come mai si discuta in questo momento di un Presidente della Repubblica al femminile, utilizzandolo come una forma esasperata di politicamente corretto, diretta a dimostrare che il Paese è evoluto e pronto. Lasciatemi dire che io non ho mai ragionato per categorie, a, o, e, i, per me non conta come si incasella un essere umano, per cui nella mia infinita ingenuità mi sarei aspettata un ragionamento complessivo che tenesse conto della esistenza di percorsi, di storie e di competenze, e non di nomi tirati in ballo più per fare caciara che con reale convinzione.

La condizione femminile è peggiorata negli ultimi vent’anni, mi dispiace ma su questo dato ci dobbiamo intendere da subito. Ai tavoli delle discussioni si siedono i leader politici e tra questi il mondo femminile è sottorappresentato, in passato andava molto meglio di così, non lo dico io, ma la narrazione corretta della storia. Potrei citare decine e decine di donne che nei partiti contavano ed avevano un peso specifico e che certo venivano valutate per la propria capacità politica e di storia e non per i propri caratteri somatici o per l’avvenenza.

Durante la pandemia le donne hanno pagato di più, in relazione alla perdita di una occupazione stabile o al mancato rinnovo dei contratti a termine; hanno pagato e pagano quando si tratta di sostenere il carico familiare in presenza della chiusura delle scuole e pagano per mancato sostegno alla genitorialità. Prevedere fondi o misure di sostegno anche alla imprenditoria femminile, non risolve il problema se non si muta il contesto. Il sistema deve offrire elementi che consentano a quelle donne di conciliare casa e lavoro, ove volessero, o di crescere in termini di incidenza sul mercato senza doversi barcamenare tra continui ostacoli.

Quando le donne non hanno figli, solitamente tocca a loro, l’accudimento dei genitori con fragilità o anziani, è un dato statistico su cui non credo si debba discutere più di tanto. Esiste insomma una società fatta di relazioni umane, professionali ed economiche alla quale noi diamo con forza il nostro contributo ricevendo spesso, spessissimo dei calci nel sedere, soprattutto quando c’è da scegliere un leader, un manager o c’è da dare una promozione. Noi arriviamo con le gambe legate dietro la schiena e siamo superate all’ultimo istante da un maschio spinto da tutti gli altri. Si perché anche nella gestione del potere si preferiscono i maschi, anche e soprattutto alla guida dei partiti!

Provate a guardare non quante donne sono tra i dirigenti politici, ma quante si presentano anche come candidate alla segreteria degli stessi, e sappiate che su quelle che agiscono senza timore, presto o tardi si costruiranno pettegolezzi di ogni sorta. Io continuo a pensare che il modo di approcciarsi al mondo sia miope, e che per quanto mi riguarda il tempo per una guida al femminile del Paese era già nei fatti da molti anni, Emma Bonino aveva la giusta esperienza, ed il percorso che ci avrebbe consentito di non sfigurare in un contesto internazionale, ma soprattutto sarebbe stato un esempio per le donne delle nuove generazioni, perché da sempre si è battuta per il riconoscimento dei diritti delle stesse in un Paese retrogrado e sessista.

Quando la Cartabia nella propria relazione sullo stato della Giustizia affronta la questione del Codice Rosso e dei femminicidi, ha tutto il mio appoggio, ma quando non dice chiaramente che esistono delle responsabilità precise di quella classe politica e di un sistema culturale, non fa un favore alle donne, è un approccio troppo timido per essere incisivo e superare un tabù. Quindi c’è una sola ed unica strada percorribile, che richiama alla mia mente l’immagine delle madri coraggio in piazza, che chiedevano di sapere dove fossero i propri figli scomparsi, senza paura e sfidando un regime dittatoriale, a noi non resta che quella strada, essere unite nella esaltazione della differenza per il raggiungimento della eguaglianza, con la consapevolezza, che non vadano perdonate alle nostre sorelle mancanze e adattamenti al sistema per pura ambizione personale. Per le donne è così ogni azione individuale finisce per avere una rilevanza collettiva, è la nostra storia a confermarlo.

“Fino a quando l’unico modo per essere accettate e riconosciute uguali agli uomini sarà quello di negare la nostra differenza e fare come se tutti fossimo identici, noi donne non avremo vinto la nostra lotta per l’uguaglianza. Ci sarà sempre qualcuno che rifiuterà valore e dignità a chi non è perfettamente identico”

Nasco in un piccolo paese della provincia di Avellino, con il sogno di girare il mondo e di fare la giornalista, sullo stile della Fallaci. Completamente immersa, sin dalla più tenera età nei libri e nella musica, ma mai musona o distante dagli altri. Sempre con una battaglia da combattere, sempre con l’insolenza nella risposta verso gli adulti o verso chi in qualche modo pensasse che le regole non potessero essere afferrate tra le dita e cambiate. Ho sempre avuto la Provincia nel cuore, ma l’ho sempre vissuta come un limite, una sorta di casa delle bambole troppo stretta, per chi non voleva conformarsi a quello che gli altri avevano già deciso io fossi o facessi. Decido di frequentare Giurisprudenza, con il sogno della Magistratura, invaghita del mito di Mani Pulite, ma la nostra terra è troppo complicata, per non imparare presto ad essere flessibile anche con i sogni e le speranze, per cui divento avvocato con una specializzazione in diritto del lavoro prima e diritto di famiglia poi, ma anomala anche nella professione e mal amalgamata alla casta degli avvocati della mia città. La politica e la cultura , i cuori pulsanti della mia esistenza, perché in un mondo che gira al contrario non posso rinunciare a dire la mia e a piantare semi di bellezza. Scrivo per diletto e per bisogno, con la speranza che prima o poi quei semi possano diventare alberi.