Quelle mezze calzette spaventate per l’assenza di Papà

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di Giuseppe de Silva

Sono enormi i danni che questa stagione sta arrecando al Napoli.
Sono danni devastanti ancora di più perché imprevisti.
Certo le avvisaglie ci sono state già a Castel di Sangro quando ci sono stati troppi infortuni muscolari.
Risulta anche inutile elencare tutti gli errori compiuti per gestire il dopo “Giuntoli/Spalletti” poiché ad essi ormai non c’è rimedio ed è invece necessario guardare avanti per salvare una stagione che mai avremmo immaginato così complicata.
E la scossa tanto attesa con l’arrivo di Mazzarri, non è arrivata. Anzi.
Che fare allora?
Il presidente ha annunciato innesti di sostanza nel mercato di gennaio.
E qui sta l’ennesimo busillis.
Comprare per fare numero è inutile.
Ad esempio prendere Mazzocchi per sostituire Zanoli (o Elmas) è perfettamente inutile.
Necessitano al Napoli almeno quattro innesti: due in difesa, due a centrocampo.
Necessitano due centrali (visto che Ostigard viene dato per partente ma dato l’infortunio di Natan magari no) e due centrocampisti dei quali uno incontrista.
E tutti gli innesti devono essere forti, ma forti. Insomma bisogna ipotizzare almeno 100-120 milioni da gettare sul mercato. Altrimenti i forti non si prendono.
Adl si rifarà a giugno vendendo Osimhen che pare sia stato già “opzionato” in premier.
Ma è necessario non sbagliare.
Ci vogliono giocatori forti cioè pronti. Perché il Napoli avrebbe ancora la possibilità di raddrizzare la stagione, vincendo la Supercoppa di fine gennaio, ad esempio (cosa possibile se la squadra recupera fiducia, assetto e giocatori); disputando una buona partita con il Barcellona che non è più irresistibile e che il Napoli, quello vero, potrebbe anche battere e quindi arrivare ai quarti come l’anno scorso ed aprendo scenari oggi impensabili, magari con un sorteggio per una volta benevolo; recuperando in classifica per conquista la zona Champions necessaria per non buttare a mare il “progetto Napoli” dei prossimi due anni.
Certo: il Napoli visto a Torino e nelle ultime uscite appare lontanissimo dalla speranza di poter cogliere questi obiettivi.
Ma il calcio è imprevedibile e a questa imprevedibilità sta attaccata la speranza.
Resta però l’incognita: prendere giocatori forti per
QUALE ALLENATORE?
Se il mercato sarà “consistente” possiamo escludere nomi di grido sulla panchina a giugno (leggasi Antonio Conte) poiché questi allenatori vogliono dettare la linea anche degli acquisti (a meno che il presidente non abbia un allenatore già in parola visto che Conte era allo stadio a Torino).
Se il mercato sarà “medio” a maggior ragione a giugno l’ipotesi di un emergente diventa sempre più nitida. E tutto sembra in questo momento portare verso due nomi: Palladino e Italiano che sono in scadenza e non sembrano intenzionati a rinnovare nelle loro rispettive squadre.
Insomma il Napoli dello scudetto lo dobbiamo mettere in bacheca perché l’aria è quella di una smobilitazione/ristrutturazione – vedi anche il caso Zielinski – che sarà necessaria perché troppo profonda appare la crisi. E prima lo capiranno i tifosi meglio sarà.
Abbiamo sperato (forse ci siamo illusi) di aver aperto un ciclo: invece lo abbiamo già chiuso e mai delusione fu più inaspettata e cocente.
Avevamo sognato di ripetere quegli anni formidabili nei quali le vittorie arrivarono a raffica dimenticando che all’epoca c’erano giocatori che sono nella leggenda mondiale del calcio. Dei nostri di oggi tra trent’anni ci ricorderemo forse solo noi mentre i Maradona Boys e la Ma.Gi.Ca. resteranno indelebili nella memoria del mondo. Ecco la differenza che il nostro presidente non capisce: non è lui il centravanti, non è lui il numero dieci.
È sempre chi va in campo a fare la storia.
E per fare la storia ed entrare nella leggenda ci vogliono i campioni.
Quelli veri. Quelli immortali. Non mezze calzette che si squagliano al sole perché hanno perso papà che non li mette al riparo sotto l’ombrellone.

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