Ragazzi down insultati in pizzeria. Reagiamo all’imbarbarimento sociale del nostro tempo

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di Alessandro D’Orazio

“Noi accanto ai ragazzi down non ceniamo”. È stata questa la vergognosa reazione di una famiglia, a cena in una pizzeria in provincia di Vibo Valentia, alla vista dei loro vicini di tavolo: un gruppo di giovani affetti da sindrome di down insieme a tre accompagnatori. La vicenda è stata denunciata da Francesco Conidi, responsabile del “Club dei ragazzi – gruppo per l’autonomia dei ragazzi con sindrome di down”, che ha scritto una lettera aperta pubblicata dalla pagina Facebook “Vorreiprendereiltreno”.

Secondo il racconto di Conidi, l’episodio è avvenuto la sera del 23 dicembre in un ristorante di Filadelfia, in Calabria. I ragazzi, un loro genitore e due accompagnatori si trovavano nel locale a mangiare una pizza, in attesa di vedere insieme una serie tv. All’improvviso una famiglia non del luogo, presente nel locale, ha cominciato a lamentarsi, sostenendo di avere nausea alla vista dei ragazzi, di “comprendere la malattia degli stessi ma di non poter cenare accanto a loro” e rivendicando il fatto che, a loro dire, “a Roma certe cose non accadono”. Subito dopo la famiglia ha abbandonato il locale.

Il comportamento incivile e del tutto disumano di questi commensali è stato immediatamente condannato dall’opinione pubblica e dalla comunità calabrese. Lo stesso Sindaco di Filadelfia, informato dell’accaduto, ha da subito stigmatizzato l’atto discriminatorio, rivendicando l’attività di inserimento lavorativo che il comune sta portando avanti nei confronti di alcuni ragazzi con disabilità. Inoltre, nei giorni successivi l’accaduto, i membri del “Club dei ragazzi” sono stati ricevuti dai carabinieri della Stazione di Filadelfia. Dai militari dell’Arma è giunta nei riguardi dei ragazzi una calorosa accoglienza e tanta solidarietà dopo il deprecabile gesto di cui sono rimasti vittime.

Azioni del genere devono essere denunciate perchè chi offende un soggetto debole offende un’intera comunità, nonostante sia alquanto sconfortante raccontare che nel 2020 a una persona possa essere negata la libertà di cenare con gli amici, solo perché affetta da sindrome di Down. Non si può, né ci si deve arrendere all’imbarbarimento sociale dei nostri tempi: è un dovere morale che le nostre coscienze impongono. Con l’augurio che non appena individuati, i responsabili di questo vile gesto possano essere segnalati alle competenti autorità e magari essere condannati allo svolgimento di lavori socialmente utili proprio a contatto con i ragazzi oltraggiati.

Classe 1992. Una laurea in Giurisprudenza ed una in Operatore giuridico d’impresa. Nel mezzo l’azione: paracadutista, sommozzatore e pilota d’aerei. Classicista convinto, quanto Cattolico. Appassionato di viaggi, lettura e scrittura. Un’esistenza volta alla costante ricerca delle tre idee che reggono il mondo: il Bene, la Giustizia e la Bellezza. Senza mai perdere di vista la base di ogni cosa: l’Umanità. Se fosse nato sostantivo, sarebbe stato il greco aretè e cioè, la disposizione d’animo di una persona nell’assolvere bene il proprio compito. La frase che lo descrive: “Darsi una forma, creare in se stessi un ordine e una dirittura”. Il tutto allietato da un bel dipinto di Giovanni da Fiesole.