Stupri e molestie: primo, non tacere…

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di Maria Rusolo

“Capii che sperare di essere rispettata dalle gente per essere femminista è come sperare di non essere caricati da un toro perché si è vegetariani.”

Perché ogni volta che affronto la questione della parità di genere, con serietà, con una analisi dettagliata e scrupolosa dei dati, dei numeri, delle azioni e dei comportamenti, c’è qualcuno che si alza e mi dice che in qualche modo ho un atteggiamento ostile nei confronti del ” maschio”? In realtà mi sono persuasa che in qualche modo sia un schema piuttosto rodato per riportare tutto in caciara, in una logica burina del ” maschi contro femmine”.

Sono decenni che ci si cosparge il capo di cenere per gli abusi, per le molestie, gli stupri, i femminicidi, per il clima ostile che le donne vivono negli ambienti di lavoro e familiari, ma che poi tutto viene sempre ricondotto a frasi fatte ” se l’è cercata” ” le mogli speculano sui mariti durante le separazioni” ” le mantenute”, ” avete voi il potere”, ” ma che volete più”, ” ha fatto sesso per fare carriera”, e non aggiungo altro, perché ho già il sangue alla testa. Qualcuno è davvero convinto che aumentare le pene, o creare comitati etici all’interno di strutture pubbliche e private serva a risolvere il problema? La risposta è nei fatti, non serve, le notizie di cronaca lo dimostrano, dall’ottantenne assolto per l’omicidio della moglie o dal marito che picchiava quotidianamente la compagna perché considerava il proprio comportamento un diritto, un privilegio, e non un reato, o un comportamento comunque disdicevole.

Siamo in un momento storico di forte criticità, le donne non tacciano, neanche dinanzi alla paura, dal 2017, anno di pubblicazione della inchiesta del New York Times su Weinstein, le donne di ogni classe sociale hanno cominciato a parlare, a gridare, indipendentemente dal proprio ruolo sociale, dal proprio potere, dalla fama, dagli anni trascorsi a rimuginare sul senso di colpa, hanno cominciato a superare il timore della stigmatizzazione pubblica del ” he said she said”. Si sono unite, anche per lanciare un forte messaggio alle aziende di tutto il mondo, alle future generazioni di uomini e di donne.

Per decenni erano le donne a dover subire la cosiddetta vittimizzazione secondaria, non era sufficiente dover subire e raccontare lo stupro, o la molestia, ma dovevano anche temere le domande, la vergogna, i titoli dei giornali, e più tardi i commenti biechi e scandalosi dei social. E’ un bollettino di guerra, e c’è ancora qualcuno che si nasconde dietro le pochissime ipotesi di false denunce a danno dei mariti o dei padri, mi danno tanto l’impressione di essere un po’ come quei ministri che attribuiscono il problema della sicurezza agli extra-comunitari, cosa smentita dai dati, dai numeri.

C’è un sistema distorto e puzzolente che non si vuole correggere, manca una ossatura legislativa ed un sistema costruito sulle donne, che sono ancora la parte meno protetta e meno tutelata, c’è un sistema scolastico e culturale che non investe sulla parità di genere, c’è l’oscenità di un sistema di rappresentanza istituzionale che utilizza le donne come tappabuchi. Faccio politica da molti anni, ed onestamente sono anche molto attenta alle dinamiche che si realizzano nei contesti pubblici, i partiti parlano, scrivono regole negli statuti, ma nessuno le fa rispettare.

Mi spiego meglio, ho subito attacchi sessisti nel mio percorso politico e non sono mai stata difesa dalle mie compagne, mai nessuno che avesse pensato di cacciare a calci nel sedere chi ne era autore, si risolveva tutto con una alzata di spalle, con un po’ di compiacimento e diventavo io il problema. Me ne sono andata quando ritenevo che gli ambienti fossero tossici, e mi batto perché quello che ho vissuto non accada a nessuno mai più. Bisogna far attenzione anche quando si scrive sui social, anche sul proprio profilo personale, quando si ha un ruolo si deve essere d’esempio e se non lo si è non si è degni del ruolo che si ricopre, senza se e senza ma! Sono esagerata? Non credo e vi spiego perché.

In molti grandi aziende pubbliche e private per decenni si sono nascosti i molestatori, pensate al caso del poliziotto inglese che ha confessato di essere stato uno stupratore seriale, sue colleghe avevano denunciato, ma i capi hanno insabbiato tutto, ogni fatto ed ogni prova. Casi simili si sono verificati in luoghi di lavoro come Amazon, Uber, nella Sylicon Valley. E’ quindi possibile continuare a far finta che le donne siano delle esagitate, che odino i maschi, solo perché rivendicano di essere libere di disporre di se stesse, corpo e mente?

Quindi sono sbagliate anche le battaglie in Iran o su quelle si mostra la lacrima solo perché si fa bella figura in pubblico? Lo avete capito che non è una questione di velo o di codice di abbigliamento?? Lo avete capito che in alcune realtà italiane molte donne devono ancora scegliere tra gli studi, il lavoro e la famiglia e che pensano sia giusto sopportare anche uno schiaffo? Non odio nessun essere umano, credetemi, mi batto solo contro l’ignoranza che non ha sesso, colore, forma e collocazione sociale. “Mi sento a mio agio con il termine ‘femminista’, perché metà della popolazione mondiale non sta ricevendo ciò che le spetta.

Nasco in un piccolo paese della provincia di Avellino, con il sogno di girare il mondo e di fare la giornalista, sullo stile della Fallaci. Completamente immersa, sin dalla più tenera età nei libri e nella musica, ma mai musona o distante dagli altri. Sempre con una battaglia da combattere, sempre con l’insolenza nella risposta verso gli adulti o verso chi in qualche modo pensasse che le regole non potessero essere afferrate tra le dita e cambiate. Ho sempre avuto la Provincia nel cuore, ma l’ho sempre vissuta come un limite, una sorta di casa delle bambole troppo stretta, per chi non voleva conformarsi a quello che gli altri avevano già deciso io fossi o facessi. Decido di frequentare Giurisprudenza, con il sogno della Magistratura, invaghita del mito di Mani Pulite, ma la nostra terra è troppo complicata, per non imparare presto ad essere flessibile anche con i sogni e le speranze, per cui divento avvocato con una specializzazione in diritto del lavoro prima e diritto di famiglia poi, ma anomala anche nella professione e mal amalgamata alla casta degli avvocati della mia città. La politica e la cultura , i cuori pulsanti della mia esistenza, perché in un mondo che gira al contrario non posso rinunciare a dire la mia e a piantare semi di bellezza. Scrivo per diletto e per bisogno, con la speranza che prima o poi quei semi possano diventare alberi.