” Tenere gli occhi ben aperti prima del matrimonio; e semichiusi dopo.”

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di Maria Rusolo

“La più parte degli uomini è eroticamente cieca, poiché commette l’imperdonabile malinteso di scambiare eros con sessualità. L’uomo crede di possedere la donna quando la possiede sessualmente: ma mai la possiede meno di allora. Infatti per la donna la sola relazione che conti è quella erotica. Per lei il matrimonio è una relazione con in più la sessualità.”

Sono una vera istituzione in tema di matrimonio, ma solo per mestiere, s’intenda bene. Qualcuno penserà che io non possa parlarne, visto che non sono mai arrivata all’altare ed in realtà conosco la coppia, nella sua fase discendente, nel momento della crisi, della rottura, del dissidio, nell’istante in cui i cocci non possono più essere messi insieme e non resta che buttarli.

A dirla tutta, invece io credo che gli individui siano realmente se stessi, proprio nel momento in cui, caduti gli steccati dell’ipocrisia si mostrano in tutto il proprio dolore e fragilità, e non celano al mondo quello che realmente pensano. Il matrimonio è un compromesso sin dal primo istante, è la forzatura sociale che spinge due persone a vivere in uno spazio limitato, imparando da subito che se vogliono che tutto funzioni, molto di quello che sfiora la propria anima e la propria mente, debba essere raccolto in fondo ad una scatola, senza mai porgerlo all’altro con onestà. Non mi sono mai sposata è vero, ci sono andata vicina, ma non l’ho mai fatto, perché non credo di essere capace di omettere o di mentire, mi si legge tutto in faccia. Non che quest’ultima sia una qualità, almeno non in senso assoluto, ma non riesco ad immaginare che nel mio spazio privato io debba accettare i limiti altrui o che altri debbano sopportare i miei.

Si tratta di una scelta, forse altri sono capaci, per carità, ma a lungo termine, anche alla luce della osservazione quotidiana mi tocca constatare con rammarico che nella logica dei grandi numeri, ed ammettendo che esistano eccezioni, le unioni coniugali si dissolvano e vadano in crisi proprio, in relazione al fatto che gli esseri umani non possono cambiare radicalmente la propria natura se non per scelta personale, e non come imposizione dell’altro/a, o del contesto sociale. Neanche i figli possono servire da salvacondotto per l’unione, non può essere panacea l’amore carnale, anche quello a lungo termine viene avvolto dal manto nero della abitudine. Citando un filosofo, ” tutto scorre”, e l’individuo per natura ha bisogno di nuovi orizzonti cui tendere la mano.

Il matrimonio spesso soffoca ogni iniziativa e si viene travolti dalla abitudine quotidiana e dalla noia del televisore accesso durante la notte, come unico rumore di sottofondo. Qualcuno potrà imputarmi un certo cinismo, una visione cattiva della realtà, vorrei difendermi immediatamente dall’accusa che verrà mossa, spiegando che io racconto quello che vedo e vivo, ne faccio canti e storie e non nego che possa esistere anche altro. Ciascuno è frutto della storia che ha vissuto ed io non sono esente, vi prego siate clementi con la vostra avvocata di provincia, con la passione per il racconto e l’istinto per la osservazione umana.

Giuro che chiunque si sia seduto dinanzi a me non ha dovuto subire il mio pregiudizio o la mia critica sull’unione coniugale, anzi ho cercato sempre di raccogliere i cocci di personalità fragili completamente, spesso, devastate dalla forza del compagno o della compagna. Ho spiegato che esistono altri mari in cui immergersi e che un tradimento non è un atto che possa ” uccidere” il nostro equilibrio, ma che rientra tra gli incidenti di percorso, di una vita fatta di salite e discese, e che altri amori arrivano quando ci siamo privati del lutto dell’abbandono.

Normalizzo, tutto qui, e la possibilità di ricondurre tutto nel giusto binario è quello che stempera il conflitto, spegne il fuoco della rabbia, calma l’ansia. Pensateci se tutti educassimo le nuove generazioni in questa direzione, anche la morte per mano di un uomo abbandonato sarebbe una ipotesi residuale e non così frequente. Nessuno penserebbe di riprodurre la tragedia di Medea, ancora ed ancora, lasciando uomini e donne svuotati ed incapaci di risollevarsi dal dolore peggiore che un essere umano possa vivere. Normalizzare e raccontarsi parole di verità….banalmente il segreto, è per me, tutto qui.

“Tieni gli occhi ben aperti prima del matrimonio; e semichiusi dopo.”

Nasco in un piccolo paese della provincia di Avellino, con il sogno di girare il mondo e di fare la giornalista, sullo stile della Fallaci. Completamente immersa, sin dalla più tenera età nei libri e nella musica, ma mai musona o distante dagli altri. Sempre con una battaglia da combattere, sempre con l’insolenza nella risposta verso gli adulti o verso chi in qualche modo pensasse che le regole non potessero essere afferrate tra le dita e cambiate. Ho sempre avuto la Provincia nel cuore, ma l’ho sempre vissuta come un limite, una sorta di casa delle bambole troppo stretta, per chi non voleva conformarsi a quello che gli altri avevano già deciso io fossi o facessi. Decido di frequentare Giurisprudenza, con il sogno della Magistratura, invaghita del mito di Mani Pulite, ma la nostra terra è troppo complicata, per non imparare presto ad essere flessibile anche con i sogni e le speranze, per cui divento avvocato con una specializzazione in diritto del lavoro prima e diritto di famiglia poi, ma anomala anche nella professione e mal amalgamata alla casta degli avvocati della mia città. La politica e la cultura , i cuori pulsanti della mia esistenza, perché in un mondo che gira al contrario non posso rinunciare a dire la mia e a piantare semi di bellezza. Scrivo per diletto e per bisogno, con la speranza che prima o poi quei semi possano diventare alberi.