Volevamo la gloria…abbiamo raccattato la vergogna

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di Pasquale D’Anna

Non possiamo riassumere questo campionato parlando solo dell’incubo andato in scena ieri sera al Maradona Stadium. Questa stagione è stata ricca di alti e bassi, di delusioni e di momenti di gioia. Per molti di noi, il Napoli è  la dimensione su cui proiettiamo le nostre speranze, i nostri sogni, cercando una consolazione alle asperità quotidiane, d’altra parte il calcio e l’amore per il Napoli spesso finiscono per deluderci e amplificare la nostra frustrazione come poche altre cose. Soprattutto in occasioni come quella di ieri sera.

La delusione sembra anzi connaturata alla passione sportiva, almeno se teniamo conto della definizione di ‘delusione’ di Treccani, secondo cui è un sentimento d’amarezza di fronte a una realtà che non risponde alle nostre aspettative. Volevamo andare in CL , c’eravamo quasi, grazie ad una spettacolare e meravigliosa rimonta nel girone di ritorno. E invece: volevamo la gloria, abbiamo raccattato la vergogna.

Ieri , nella gara decisiva, nel momento in cui devi mostrare almeno di essere normale,  è andata in scena la recita più grottesca e ridicola vista su un campo di calcio da quando seguo il Napoli. Un suicidio collettivo che non può chiaramente nemmeno accostarsi a un Harakiri, non c’è stata dignità, non c’è stata passione e alla fine è rimasto nei nostri occhi solo un indicibile sensazione di turbamento assoluto.

Si sapeva che questa squadra nelle occasioni che contano palesa sempre lo stesso problema: una cronica paura di vincere, di essere “ normale “ nei momenti topici. La Juventus fuori dalla CL, il Verona che nel girone di ritorno ha fatto 13 punti, i suoi tifosi che anche ieri, prima della partita hanno postato sui social uno striscione che recitava “ Napoli Letame “.  Non immagino per quanto tempo dovremmo fare i conti con questa farsa andata in scena nella serata di ieri  . Un angolo che resterà sempre oscuro nella nostra memoria emotiva di tifosi di questa squadra.

Ripensare alla partita con il Verona è doloroso assai, nonostante sia difficile dargli una consistenza reale. Solo a posteriori mi sono reso conto di quanto poco credessi alla possibilità di non qualificarci. Ieri sera, sono tornato a casa dopo aver visto la partita insieme ad altri amici, non ho dormito per niente, e solo stamattina ho realizzato che non avremmo giocato la CL. Cosa che potrebbe anche non interessarmi, ma conta l’incubo andato in scena al Maradona, l’inadeguatezza dei nostri 11 in campo. Per questo, adesso mi sembra naturale pensare a quello che è successo ieri  costruendo anche interpretazioni diverse e forse anche più “ dolorose”.

L’epilogo di questa stagione e le modalità messe in campo ( un silenzio stampa interminabile e l’assoluta latitanza di una società ormai allo sbando) pesano più di ogni altra cosa – persino più della mancata qualificazione – lo stesso finale racconta una crisi che tocca tutti gli aspetti strutturali del nostro Napoli.

Una crisi che vede la mancanza di progettualità economico-finanziaria, gli investimenti ormai tesi solo a produrre plusvalenze. Un settore giovanile inesistente, la guida della società ormai demandata completamente al figlio minore di ADL ( l’altro è impegnato con il Bari ) per finire ad una narrazione che, inventando false dicotomie – quelli del risultato e i feticisti del bilancio – degrada ancor di più il discorso sul calcio.

Resta un’amarezza sconfinata. Sinceramente non riesco a cancellare il peso di questa enorme delusione. Penserò per molto tempo ancora alle loro  facce vinte dalla paura, al linguaggio inequivocabile del corpo, alla loro postura, all’arrivare sempre secondi su qualsiasi palla. Il futuro del Napoli sarà enormemente condizionato dalla disfatta dell’ultima di campionato , il mercato, i progetti, i rinnovi da far firmare.

Stamattina ho letto un post del Prof. Carlo Pontorieri che chiudeva con un pensiero che credo possa essere condiviso da tutti : “se non hai troppa confidenza con la felicità, alla fine te la neghi da solo, con qualcuno che festeggerà al tuo posto.”

Nasce nella terra di San Ludovico, divide il suo tempo tra l' Ateneo Federiciano e il Domenicale. Laurea in Scienze dell'Amministrazione e dell'Organizzazione alla Federico II. Da ragazzo voleva fare il critico cinematografico ma ha rinunciato perchè " il cinema è una cosa troppo seria per confonderla con i giornali". Ha diverse passioni, tra queste: parlare con la figlia Ludovica e "passare più tempo possibile davanti al mare" . Specchio d'acqua di riferimento: il porto di Palinuro. E' ardente ammiratore di Paolo Sorrentino, Joe Barbieri e Paolo Conte...Odia le persone che lo toccano quando parlano e non smetterebbe mai di parlare del Napoli. Il suo attuale "pensatore" di riferimento è Hirving Lozano.