Astensionismo e prezzo della democrazia…

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di Maria Rusolo

Nella società di massa il voto di opinione sta diventando sempre piú raro: oserei dire che l’unica vera opinione è quella di coloro che non votano perché hanno capito o credono di aver capito che le elezioni sono un rito cui ci si può sottrarre senza grave danno, e come tutti i riti, ad esempio la messa alla domenica, sono in fin dei conti una seccatura.

A mente fredda credo che sia necessaria una riflessione su quanto accaduto alle elezioni regionali di una settimana fa, e non naturalmente in termini di risultato, non è questo lo spazio nel quale mi riservo l’analisi dei comportamenti tenuti dai questo o quel patito, ma su un dato incredibile che avrebbe dovuto spingere chiunque ad un mea culpa, la percentuale altissima di astenuti.

E già in questo Paese ci si indigna di più e meglio per un bacio tra due cantanti a Sanremo, che per la maggioranza di cittadini ed elettori che decidono di non decidere, che restano a casa optando per non scegliere la prossima classe dirigente che li rappresenterà nelle Istituzioni e, questo è un dato che non si può e non si deve sottovalutare, cancellare, è un dato su cui si dovrebbero scrivere pagine e pagine di giornali ed invece, ci si sofferma sulla Crisi Coniugale dei Ferragnez.

Mi verrebbe da gridare, ma tanto a che servirebbe? Non ho mai mancato un appuntamento elettorale, non esiste che io mi lamenti di quello che non funziona e poi lasci ad altri il mio destino. Certo quasi sempre sono dalla parte di chi perde, ma questo non cambia la coscienza critica di essere partecipe di un processo democratico. Gli Italiani devono capire che non esiste democrazia, senza partecipazione, sia essa attiva o passiva, che non ci si può alzare dal letto mugugnando perché non esce l’acqua dal rubinetto o non si trova un posto per una mammografia e poi in occasione delle elezioni, non informarsi e non partecipare.

Va però detto che i partiti in questi anni hanno fatto di tutto per allontanare le persone dalla politica, ci si sono messi di impegno. Conversazioni inutili, nessuna attenzione ai diritti sociali ed ambientali, nessuna empatia, congressi infiniti, e convegni nei quali dinosauri si parlano addosso su cose fatte e soldi pubblici spesi di cui nessuno ha visto i reali benefici nelle comunità. La verità è che anche quando un ragazzo, un professionista, un uomo o una donna decidono di dare un contributo attivo alla vita di un partito anche sottoscrivendo una tessera, chi di solito ha la leadership dello stesso cancella in campagna elettorale nella compilazione delle liste ogni volontà e valutazione critica della base.

Non conta quanta competenza tu abbia, non conta quanto capace tu sia, non conta quante battaglie abbia maturato, ma contano i soldi che puoi investire in quel tipo di percorso ed il peso in termini di preferenze. La logica spietata dei numeri cancella ogni buon proposito e dinanzi a tutto questo anche i più volenterosi restano delusi e senza capacità di reagire e gettano le armi. In questa prospettiva va letto il successo dei movimenti populisti come la Lega ed i Cinque stelle, dell’uno vale uno, nella volontà di sovvertire quell’ordine costituito di chi nel potere ci vive, ci ha vissuto e ci continua a vivere.

Gli esiti sono stati nefasti in tal senso, sia ben chiaro, ma non me la sento di non comprendere il perché ed il per come, le persone abbiano negli ultimi dieci anni fatto determinate scelte, anche inopportune e sbagliate. Gli elettori votano male? Spesso si, soprattutto a livello locale, sono presi dalla frenesia del presente senza soffermarsi sul futuro. Hanno però la totale responsabilità di queste scelte o di non scegliere? No, per quanto mi riguarda no. Spesso al cospetto della immutabilità della realtà esterna si diventa egoisti, e si pensa a guadagnare quanto meno un piccolo privilegio, che in realtà altro non è che un banale diritto essenziale. Quanti pensano sia chiaro quello che accade nella gestione del sistema sanitario o nella boutade della autonomia differenziata? Davvero è solo una questione di mancanza di fondi o dietro c’è la mancanza di ogni capacità di gestire la cosa pubblica secondo i principi della efficienza e del mutuo soccorso ai fragili.

Quanti abusi si producono quotidianamente nel disinteresse più totale e quanti di quelli che promettono di rimuoverli si adeguano all’andazzo generale? Ora alla luce di tutto questo, davvero pensate che chi si astiene abbia tutte le colpe, abbia davvero l’intera responsabilità di non comprendere il prezzo della democrazia? Ecco, perché si dovrebbe avere coscienza profonda, studio e cultura quando si decide di intraprendere un percorso politico, ogni scelta fatta ha in se effetti che non sono banalmente personali, ma che come il sasso lanciato in uno stagno produce danni aldilà di ogni più rosea previsione. Empatia, competenza e senso del dovere questi i presupposti dell’agire politico, senza mai cambiare orizzonte anche quando il percorso sembra difficile e duro.

Tu puoi tenerti lontano dai dolori del mondo, sei libero di farlo e risponde alla tua natura, ma forse proprio questa tua astensione è l’unico dolore che potresti evitare.

Nasco in un piccolo paese della provincia di Avellino, con il sogno di girare il mondo e di fare la giornalista, sullo stile della Fallaci. Completamente immersa, sin dalla più tenera età nei libri e nella musica, ma mai musona o distante dagli altri. Sempre con una battaglia da combattere, sempre con l’insolenza nella risposta verso gli adulti o verso chi in qualche modo pensasse che le regole non potessero essere afferrate tra le dita e cambiate. Ho sempre avuto la Provincia nel cuore, ma l’ho sempre vissuta come un limite, una sorta di casa delle bambole troppo stretta, per chi non voleva conformarsi a quello che gli altri avevano già deciso io fossi o facessi. Decido di frequentare Giurisprudenza, con il sogno della Magistratura, invaghita del mito di Mani Pulite, ma la nostra terra è troppo complicata, per non imparare presto ad essere flessibile anche con i sogni e le speranze, per cui divento avvocato con una specializzazione in diritto del lavoro prima e diritto di famiglia poi, ma anomala anche nella professione e mal amalgamata alla casta degli avvocati della mia città. La politica e la cultura , i cuori pulsanti della mia esistenza, perché in un mondo che gira al contrario non posso rinunciare a dire la mia e a piantare semi di bellezza. Scrivo per diletto e per bisogno, con la speranza che prima o poi quei semi possano diventare alberi.