Bullismo e impunità

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 I dati sono allarmanti e parlano di un’escalation di casi che è senza precedenti: stiamo parlando della violenza giovanile, un fenomeno in costante crescita ed evoluzione. Ragazzini che spesso non raggiungono neanche i quindici anni di età, che vogliono far sentire la propria voce, che vogliono farsi notare dai loro amici più grandi erti a loro modelli e che per farlo sono disposti a qualsiasi cosa. Una volta si parlava di ‘scugnizzi’, i classici impertinenti monelli di strada napoletani, dispettosi, fastidiosi e pericolosi ma che al momento opportuno seppero usare la loro diabolica astuzia per difendere la loro città da nemici ben più forti di loro, imbracciando fucili che talvolta superavano la loro stessa altezza. 
Oggi è tutto cambiato e il problema è diventato man mano sempre più complesso e articolato, ma una cosa è certa: paragonando i piccoli delinquenti napoletani di oggi agli scugnizzi di una volta si arrecherebbe un’offesa a questi ultimi. In realtà, secondo i canoni sociologici, neanche il termine “delinquenti” è adatto: si usa l’espressione “delinquenza giovanile” o “minorile”, con riferimento ai reati commessi da chi non ha ancora raggiunto la maggiore età.


Il verbo “delinquere” assume in questo caso un significato particolare, che è giuridico ma soprattutto psicologico e sociale: infatti, mentre generalmente è delinquente colui che commette un delitto con la piena consapevolezza e volontà del fatto commesso, le concezioni più recenti sulla delinquenza minorile affermano, invece, che la volontà del minore che commette un delitto non è libera, ma influenzata da fattori ambientali e affettivi che lo spingono a non riconoscere come valori da accogliere quelli generalmente diffusi e accolti nella collettività sociale. 
La noia, il posto in cui si vive che non offre punti di svago, la voglia di farsi riconoscere, di sentirsi grandi, la mancanza di punti di riferimento e di prospettive per il futuro, di educazione familiare, scolastica e sportiva, la caduta nel tunnel della droga, il tutto condito da massicce dosi di stupidità e di totale assenza delle più elementari forme di rispetto: questi sono alcuni dei fattori che portano dei veri e propri soldi di cacio a sentirsi in diritto di fare ciò che gli pare ma, sicuramente, quello che più di tutto spiana la strada alle loro vigliacche azioni è l’impunità che consegue i loro atti, la sicurezza di passarla liscia ogni volta o al massimo di incappare in qualche piccolissima bega giudiziaria. 
Le cronache nazionali sono sempre più zeppe di notizie sulla galassia delle baby-gang e, ahinoi, i casi si moltiplicano se si parla di Napoli: prendiamo un esempio tra tantissimi, quello della Circumvesuviana, che troppo spesso si trasforma in un vero e proprio inferno: «Nel corso della stagione estiva abbiamo ricevuto centinaia di lettere e mail di protesta da parte di nostri clienti per episodi gravi verificatisi a bordo dei convogli Eav. In pratica quasi una segnalazione al giorno che riguarda fatti criminosi che vanno da borseggi ad episodi di bullismo, fino ad arrivare a molestie sessuali». A parlare è il presidente di Fiavet Campania (Federazione Agenti di Viaggio), Ettore Cuccari. Ma l’elenco potrebbe essere lunghissimo: maestri e professori minacciati all’interno delle aule scolastiche, conducenti di autobus malmenati senza alcun motivo, ragazzine e donne importunate da vere e proprie bande armate (di coltelli e di cattive intenzioni), discriminazioni di stampo religioso, culturale e sessuale, animali seviziati con le tecniche più brutali, auto in sosta gratuitamente danneggiate, devastazione e imbrattamento di monumenti, panchine e di qualsiasi corredo urbano immaginabile, e chi più ne ha più ne metta.
Insomma, serenità, tranquillità e decoro vanno letteralmente a farsi friggere: uscire di casa a Napoli fa sempre più paura, soprattutto di sera, e ormai non ci si sente al riparo nemmeno più nelle zone considerate sicure e tradizionalmente estranee a fatti criminali. Non è facile allarmismo da notizia ma è una triste realtà. La questione ovviamente non nasce ieri, il problema è atavico e quindi ancora più difficile da arginare ma il dato più preoccupante è che i giovani teppisti di oggi sembrano non avere limiti, sono schegge impazzite pronte a colpire in qualsiasi luogo, in qualsiasi momento e con qualsiasi modalità e che si sentono ancora più forti quando si accorgono che dopo la prima volta possono tranquillamente rifarlo quando gli pare, tanto non verranno puniti o, almeno, non in modo adeguato.

 

Nato a Napoli nell’agosto dell’Ottantatré, cresciuto attorno al rione San Paolo di Casoria a pane, pallone e musica rock. Dopo la maturità scientifica conseguita col minimo dei voti cambia decisamente rotta laureandosi in Storia con centodieci. Oltre al Napoli, ama tutto ciò che riguarda libri e dischi. Da sette anni padrone di un meticcio di nome Polly che lo ha avvicinato tantissimo al mondo dei cani e degli animali in genere. Vive sognando, in particolare girare il mondo in camper con la sua Anna, e parlare, un giorno, di fuorigioco e tattica con suo figlio allo stadio, oltre, ovviamente, a crescere sempre di più nel campo del giornalismo…ma non solo.