Cervello, cuore e vino legati da un filo sottile. Lo ha scoperto uno studio americano

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di Angela Petroccione

Quando si parla di consumo di alcolici in genere lo si fa per evidenziare il correlato rischio per la salute. Le campagne di sensibilizzazione ci ricordano che bere è una libera scelta individuale ma bisogna essere consapevoli degli effetti negativi che può avere sul nostro organismo.

Ma quante volte dopo una giornata di lavoro particolarmente impegnativa, un periodo in cui si accumulano tensioni, un buon bicchiere di vino ci da la sensazione di sciogliere nodi nel corpo come nella mente, regalandoci tregua e sollievo?

In realtà non si tratta solo di una sensazione ma di un reale beneficio, clinicamente provato. Un moderato consumo del nettare di bacco ridurrebbe infatti i segnali cerebrali legati allo stress e responsabili delle malattie cardiovascolari.

È quanto emerge da uno studio presentato nel maggio scorso in occasione dell’Expo annuale dell’American College of Cardiology dal dott. Kenechukwu Mezue che opera con il suo team presso il Massachusetts General Hospital.

L’indagine, portata avanti attraverso questionari, ha coinvolto 53.000 partecipanti con una età media di 57 anni, il 60% del campione composto da donne, classificati in quattro categorie in base al livello di assunzione di alcol:

–           nessuna assunzione,

–           bassa assunzione (meno di un drink a settimana),

–           moderata assunzione (da uno a 14 drink a settimana)

–           alta assunzione (più di 14 drink a settimana).

Attraverso scansioni di immagini PET sono state esaminate le aree del cervello con maggiore attività. Con misurazioni nella corteccia prefrontale e nel cervelletto è stata tracciata l’attività cerebrale correlata allo stress nell’amigdala, la parte del cervello associata alla paura e alle tensioni.

Studi precedenti hanno infatti già mostrato che ad un aumento dei livelli di attivazione dell’amigdala corrisponde una successiva infiammazione dei vasi sanguigni con aumento dell’infiammazione delle arterie e, di conseguenza, l’aumento del numero di eventi cardiovascolari.

I risultati delle scansioni hanno evidenziato che i soggetti senza assunzione, bassa assunzione e alta assunzione di alcol hanno mostrato livelli più elevati di attività dell’amigdala rispetto ai soggetti con assunzione moderata. In altri termini bere vino moderatamente abbassa sotto il 20% la probabilità di incorrere in un evento cardiovascolare avverso.

Per quanto l’indagine non specifichi il tipo di bevande alcoliche consumate, il Dr. Mezue ha confermato che i dati sono coerenti rispetto ad una evidenza sugli effetti positivi del vino.

Ovviamente lo studio non ha come obiettivo quello di incoraggiare le persone a bere se non lo fanno già, ma lascia intendere che i risultati potrebbero aprire le porte a terapie sviluppando soluzioni con gli stessi effetti che l’alcol ha nel rilassare i segnali del cervello, riducendo così l’infiammazione e, in sostanza, fornendo un migliore condizione psicofisica.

Madre, consulente, pallavolista. Per passione. Marketing e comunicazione sono il mio pane quotidiano. Divoro anche libri, accompagnati da Pinot nero.