Epi.Ca: “fotografia” del cancro, nella città di Casoria

Condividi su

Proprio come tanti fotografi, competenti e appassionati, 52 medici di famiglia e 20 pediatri della città di Casoria, stanno effettuando, da oltre tre anni, scatti di momenti di vita reale dei propri pazienti.

Uscendo fuori di metafora: hanno condotto una ricerca meticolosa, attraverso l’osservazione di casi, la raccolta dati e la creazione di un database, che possa aiutare a comprendere le connessioni tra fattori di rischio e tumori specifici. A tal proposito, il 23 giugno u.s., si è svolto, presso l’ASL Napoli 2 Nord, il Convegno “Cancro e Territorio”, per presentare la relazione periodica.

Sono dati affidabilissimi per la comunità scientifica, perché non basati su modelli astratti, ma provenienti da una metodologia unica: il lavoro sul campo.

Dal mese di marzo del 2013, il Progetto Epi.Ca (Epidemiologia Cancro), uno straordinario osservatorio epidemiologico permanente, opera con diversi scopi:

  • coinvolgere tutti i medici e pediatri di famiglia di Casoria, nell’ osservazione ed invio dati al Distretto Sanitario;
  • produrre, periodicamente, report per la popolazione e le autorità sanitarie, sulla situazione delle neoplasie nella città;
  • valutare l’incidenza e la prevalenza delle malattie oncologiche;
  • avviare studi sulla causa di eventuali incidenze “anomale”;
  • creare una mappa, per valutare zona per zona l’incidenza e la prevalenza di malattie tumorali;
  • avviare consequenziali progetti di prevenzione primaria e secondaria che coinvolgano istituzioni politiche e sanitarie.

I risultati, già pubblicati, non sono per nulla rassicuranti, e qui ne possiamo prendere visione.

http://www.slideshare.net/marianomarino/progetto-epica-report-riassuntivo-semplificato

Abbiamo anche incontrato uno dei componenti il comitato scientifico di EPI.CA., il dottor Mariano Marino, e gli abbiamo rivolto qualche domanda, sul tanto dibattuto rapporto ambiente e salute.

prevenzione_h_partbPoiché al momento, non è possibile stabilire un nesso causale indubitabile, tra esposizione a siti di smaltimento dei rifiuti e specifiche patologie, quale dovrebbe essere, secondo la Tua esperienza professionale, la risposta della Sanità Pubblica più idonea all’elevata percezione che ha del rischio la popolazione residente?

Da una parte, c’è  la consapevolezza che solo una rigorosa indagine di epidemiologia ambientale, sull’incidenza dei tumori in aree circoscritte, possa pervenire ad una conclusione circa un eventuale rapporto di causa, tra rischi ambientali e patologie tumorali; dall’altra, la convinzione dell’appropriatezza del “Principio di Precauzione”, così come scritto nella Dichiarazione di RIO dall’art. 15 (giugno 1992):  “Quando un’attività crea possibilità di fare male alla salute o all’ambiente, misure precauzionali dovrebbero essere prese, anche se alcune relazioni di causa-effetto, non sono stabilite dalla scienza”.

Ed è per queste motivazioni, che bisogna stimolare gli Enti Locali ad un’attività di verifica e monitoraggio del territorio, in particolar modo delle aree dismesse. Una serie di conferenze di servizi, che facciano piena luce sullo stato delle aree industriali in disuso nelle città.

Poiché esiste una rete di controllo sui cibi campani e su quelli nazionali ed esteri importati dalla nostra regione e sulla qualità dell’acqua, in particolar modo su quella potabile, quali altre misure, secondo il Tuo esercizio lavorativo, dovrebbero essere messe in atto, per garantire il non inquinamento dei prodotti agricoli e dell’acqua utilizzata per l’irrigazione?

Il controllo del territorio deve essere l’obiettivo di un progetto collaborativo, tra Enti pubblici e operatori sanitari. La misura fondamentale è, con questa collaborazione, quella di  chiarire quale sia la quota di casi di tumore in eccesso (se ci sono) e quali possano essere gli agenti chimici e le vie di esposizione responsabili, con la finalità di  mirare meglio gli interventi di risanamento ambientale e, di conseguenza, perseguire un’efficace prevenzione.

Quali proposte concrete avanzi, come Tuo contributo personale, per la questione ambiente e salute, nella cosiddetta “Terra dei Fuochi”?173333276-1bf1e78b-f5c7-4605-ac3a-2b9e444f0ddb

Come medico di famiglia, ho la possibilità di raccogliere dati sulle problematiche oncologiche dei miei assistiti e confrontarli con quelli degli altri medici di famiglia e dei pediatri della mia città, per confrontare i dati ottenuti con quelli nazionali, regionali e provinciali, onde verificare “anomalie” sull’incidenza di particolari forme tumorali e l’eventuale legame con situazioni ambientali. Questa idea si è realizzata, appunto, nel progetto EPI.CA., iniziato nel marzo del 2013, sotto l’egida del Comune di Casoria, e coordinato dal Distretto Sanitario 43 ASL NA Nord. L’iniziativa, giunta al suo terzo anno di attività, costituisce una sorveglianza epidemiologica permanente, da parte dei medici della città, attivando confronti certi di morbilità e mortalità con i dati ottenuti dal progetto stesso, nei periodi temporali successivi, anche mediante la georeferenziazione dei dati informativi.

A titolo di cronaca, tutti i medici impegnati prestano il loro supporto a titolo gratuito: è, forse, questa la ragione di tanto diffuso scetticismo?

Intanto, tra allarmisti e negazionisti, si colloca un dato di fatto: nella nostra nazione, muoiono di cancro 1000 persone, al giorno!

<<È un’illusione che le foto si facciano con la macchina… si fanno con gli occhi, con il cuore, con la testa>>

(Henri Cartier-Bresson)

 

 

Venuta al mondo in casa, in una piovosa domenica di novembre, grazie ad un’ostetrica che aveva appena festeggiato il suo 90° compleanno. Docente da sempre, criminologa per passione, mediatore per incrementare lo stipendio dello Stato, artista per talento naturale, ma è ancora alla ricerca di un’occupazione seria e, per questo, non ha mai smesso di studiare. Dotata di una tenacia notevole, non abbandona mai ciò che intraprende, costi quel che costi. Tralasciando i 1001 difetti, è spudoratamente leale ed onesta. Sensibile ed estroversa, alterna brevi periodi di terapeutico isolamento, per sopravvivere in questo mondo corrotto e dominato quasi esclusivamente dall’interesse. Maleducati, prepotenti e presuntuosi devono tenersi a distanza di sicurezza. Detesta tutto ciò che è artefatto, la follia tecnologica e il febbrile consumismo.