Melito sta dando il peggio di sé nelle reazioni che si registrano al delitto del povero professore Marcello Toscano

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di Andrea Carpentieri

Molti sono infatti i melitesi lanciatisi fin da subito in violenti attacchi alla dirigente scolastica, della quale si è arrivati a chiedere le dimissioni. Al coro non potevano non aggiungersi le voci della politica, risultate – come sovente accade a Melito – in molti casi stonate e fuori tempo. Ecco allora che qualcuno ha tirato in ballo, più o meno esplicitamente, presunte colpe di chi amministra, visto come il responsabile di carenze in termini di sicurezza del territorio dalle quali sarebbe stato originato il fatto di sangue.

Altri, invece, da prospettiva politica in qualche caso radicalmente opposta, hanno lamentato l’assenza dello Stato, la propria assoluta solitudine nella gestione della sicurezza del paese, le carenze di personale di polizia municipale…Da qui, poi, il passo per chiedere più forze dell’ordine sul territorio, più uomini, più mezzi, magari l’esercito (tutte richieste che, per episodi di altra natura, chi scrive si è sentito svariate volte di sostenere ed avallare), è stato assai breve.

A mio parere, si è andati fuori bersaglio nelle reazioni, perdendo di vista quel rispettoso silenzio che, solo, avrebbe dovuto caratterizzare la risposta della comunità al cospetto di quanto accaduto.

Che senso ha, oggi, chiedere le dimissioni della dirigente scolastica o attaccare i docenti o, ancora, parlare di un istituto, la Marino Guarano, in cui non ci si sente sicuri?

È chiaro o no che stiamo parlando di un delitto, per quanto orrendo, che nulla ha a che fare con la sicurezza nella/della scuola in generale, in/di quell’istituto in particolare? È chiaro che ancora meno c’entrano l’emergenza legalità, la carenza di controlli, l’insicurezza diffusa che pure, innegabilmente, da anni caratterizzano la vita sul territorio del mio paese d’origine?

Stiamo parlando di un fatto privato, di un uomo che, per motivi che mai potranno giustificare il suo gesto, ne ha ucciso un altro a coltellate. Stop, la camorra e l’emergenza legalità non c’entrano nulla: fossero stati, esecutore e vittima, due dipendenti comunali, l’uccisione avrebbe avuto luogo a via Salvatore Di Giacomo. Cosa si sarebbe detto, in quel caso?

Si parli allora di vuoto etico e valoriale, si parli di una crisi economica devastante che potrebbe portare altri a compiere gesti insani (chiarisco: la crisi economica può servire a spiegare, certo non a giustificare), si abbia anche il coraggio di toccare la questione omertà (se l’omicidio è avvenuto alle 12.30 o alle 13…); si discuta, si dibatta, si rifletta, perché è doveroso farlo.

Si evitino però le strumentalizzazioni politiche e si eviti anche di affrontare questioni che esistono, che sono sul tavolo a Melito ma che, con il fatto di sangue che ha coinvolto Marcello Toscano, non hanno nulla, proprio nulla a che spartire.

 

Andrea Carpentieri è dottore di ricerca in filologia classica, ed ha al suo attivo diverse pubblicazioni nell'ambito degli studi di letteratura latina. Ex agonista nel karate, ha avuto la fortuna di vincere trofei e medaglie nazionali ed internazionali nella specialità del kumite (combattimento). Che si tratti di letteratura, lingue vive o morte o arti marziali, ogni giorno prova ad insegnare, cercando però, soprattutto, di continuare ad imparare.