Gli eterni perdenti di successo

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di Gianluca Spera

Il Napoli di ADL rischia di passare alla storia come il più grande perdente di successo della storia del calcio italiano. Non vince un trofeo importante manco per sbaglio però si presenta come un club virtuoso nella gestione finanziaria, oculato negli investimenti e sempre piazzato. Arriva costantemente secondo, terzo, secondo, quinto ma poi vince la coppa Italia che non è proprio il sogno dei tifosi. E quest’anno ha raggiunto un record davvero invidiabile: fa i complimenti a tutti. Il Milan vince lo scudetto? Complimenti. La Salernitana si salva? Complimenti. Il Real dell’ex Ancelotti trionfa in Champions, soprattutto grazie a una squadra zeppa di fuoriclasse? Complimenti.

Il dramma (sportivo, si intende) è che questo buonismo ha contagiato una gran parte della tifoseria che s’accontenta ma non gode. Gli basta il girone di Champions, la musichetta urlata a squarciagola, raramente gli ottavi e poi una distanza siderale dal vertice in campionato. Oppure in lotta per il campionato, con l’Europa League che diventa un fastidio e quindi da mettere in secondo piano, ma poi comunque vincono gli altri. E con questa “mentalità vincente”, qualcuno poi si permette di prendere in giro pure la Roma che almeno alza un trofeo europeo. Una coppetta, secondo gli schizzinosi. Intanto, il Napoli partecipa ma non vince mai. E la storia si ripete identica ogni maledetta stagione.

“Avete visto com’è bravo Ancelotti?”. Certo, bravissimo. Con Benzema, Modric, Courtois ne trarrebbe giovamento pure Oronzo Canà. Infatti, in assenza di fuoriclasse, Re Carlo quando ha allenato l’Everton, per esempio, è arrivato dodicesimo e poi decimo. Non ne parliamo dell’esperienza napoletana seguita all’entusiasmante epoca sarriana. Un’involuzione costante fino all’inevitabile divorzio anticipato. D’altronde, tra gli opinionisti partenopei, c’è chi pensa che con Malcuit, Ounas, Mario Rui, Milik e compagnia cantante si possa vincere la Champions. Tutta colpa di quella parte di tifoseria troppo esigente che pretende di vincere quando, a parte l’era maradoniana, siamo sempre stati comprimari.

Viene in mente quel famoso sketch di Troisi: perché dobbiamo sempre soffrire? Sembra che ai napoletani non sia consentito trionfare nemmeno una volta nella vita. E non aveva conosciuto ADL che ritiene che vincere sia volgare, una cafonata, roba da provinciali. Intanto, complimenti agli altri che vincono e non se ne vergognano.

Gianluca Spera, classe 1978. Di professione avvocato da cui trae infinita ispirazione. Scrittore per vocazione e istinto di conservazione. I suoi racconti “Nella tana del topo” e “L’ultima notte dell’anno” sono stati premiati nell’ambito del concorso “Arianna Ziccardi”. Il racconto “Nel ventre del potere” è stato pubblicato all’interno dell’antologia noir “Rosso perfetto-nero perfetto” (edita da Ippiter Edizioni). Autore del romanzo "Delitto di una notte di mezza estate" (Ad est dell'equatore)" Napoletano per affinità, elezione e adozione. Crede che le parole siano l’ultimo baluardo a difesa della libertà e dei diritti. «L'italiano non è l'italiano: è il ragionare», insegnava Sciascia. E’ giunta l’ora di recuperare linguaggio e ingegno. Prima di cadere nel fondo del pozzo dove non c’è più la verità ma solo la definitiva sottomissione alla tirannia della frivolezza.