Il caso Will Smith: riflessione a luci spente

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di Giosuè Di Palo

Ho aspettato che passassero un po’ di giorni per farmi un idea più precisa su quanto successo la notte degli Oscar 2022. Iniziamo col dire che, da parecchi anni, gli Oscar non se li fila più quasi nessuno.

Quelli dello scorso anno hanno registrato 10.4 milioni di spettatori, cifra abbastanza desolante considerando l’investimento economico necessario per organizzare l’evento.

Questa edizione ha registrato un incremento maggiore, sempre tuttavia restando fra le edizioni meno viste nella storia. È chiaro che dunque, in tempi di crisi anche dal punto di vista della macchina televisiva, qualunque cosa che faccia notizia è sempre un bene.
Nel bene o nel male basta che se ne parli. E quest’anno il dibattito pubblico c’è stato eccome, e ha diviso parecchio.

Il momento di rottura è stato quando il comico Chris Rock, chiamato a presentare la cerimonia, ha fatto una battuta infelice su Jada Pinkett Smith, attrice e imprenditrice statunitense nonché moglie di Will, e sulla sua condizione di salute (l’attrice soffre infatti di alopecia).

In un primo momento anche Will Smith sembrava divertito dallo scherzo, solo successivamente, forse a seguito della reazione della moglie, che ha
alzato subito gli occhi al cielo in segno di fastidio, si è alzato ed è salito sul palco per tirare uno schiaffo in pieno volto al comico.
Da quel momento in poi il panico generale, fra attori e attrici in sala sconvolti dal gesto e che si sono chiesti se si trattasse di uno sketch o se fosse effettivamente tutto reale. A quanto pare, però, sembrerebbe essere tutto vero. O meglio, verosimile.

Dall’enorme archivio di immagini riportate di quel momento e dai videoripresi dalle centinaia di telecamere nonché dai telefoni dei presenti non sembrerebbe esserci alcuna traccia di nessun fotogramma che riprendesse il momento più importante, e cioè quello dello schiaffo.
Ci sono fotogrammi che riprendono i momenti precedenti, quando poi la mano si avvicina sempre di più, per poi arrivare direttamente al dopo. Ma nulla che riprenda bene la “scena incriminata”. Molto probabilmente, quindi, si è trattato di uno schiaffo cinematografico, fatto e voluto da Will Smith come avvertimento nei confronti di Rock.

Il che non giustifica il gesto in sé, sia chiaro, ma serve a ricostruire in maniera più completa il quadro che, giorno dopo giorno, come un telefono senza fili si è distorto oltre ogni misura.
Da una parte c’è stato chi ha sostenuto il gesto dell’attore perché giustificabile dall’esigenza di voler tutelare la moglie.
Dall’altra chi invece ha sostenuto il diritto alla satira, sempre e comunque.

Come quasi sempre accade, credo che la verità sta nel mezzo. E nel saper lasciar scorrere le cose, se non di così urgente importanza.
Il momento in cui Chris Rock ha fatto quella battuta fa parte di quello che, nel linguaggio tecnico, viene definito “Roasting” e cioè uno spazio in cui il presentatore fa battute pungenti nei confronti degli attori presenti in sala e non, un momento in cui tutto è concesso insomma.

Mi sembra già per questo motivo illogico e irragionevole cancellare un comico per aver fatto ciò per cui è pagato.
D’altra parte la battuta che è stata rivolta nei confronti di Jada Smith sicuramente è infelice ed evitabile.
La faccia che ha fatto la stessa dopo aver ricevuto la critica era di per sé emblematica per capire il suo stato d’animo.
In questi giorni si sta discutendo addirittura di espellere Will Smith dagli Oscar o di ritirargli la statuetta. Ed è questa la cosa che più di tutte mi fa ridere.
Minacciare un attore di espellerlo per un gesto, per quanto brutto sia stato, e invece lasciar correre e non ritirare premi a gente del calibro di Kevin Spacey o Harvey Weinstein, mi sembra sinceramente una presa in giro pretestuosa e senza senso.
Come voler cercare di risolvere un problema non partendo dalla radice, da quelle che sono situazioni incontrovertibili, ma dalla superficie. Da ciò che più fa discutere ma dalla portata meno invasiva.
La solita americanata insomma, a cui siamo ormai fin troppo abituati.

La mia maestra alle Elementari diceva sempre la solita frase che a ogni ragazzo, un po’ svogliato e con la testa già proiettata al dopo, si dice: “suo figlio è intelligente, ma non si applica”. Ne ho fatto uno stile di vita. Studente di giurisprudenza presso la Federico II e di recitazione cinematografica in CinemaFiction. Appassionato di scrittura e di cinema. Scrivo opinioni, non richieste, su tutto ciò che a mio avviso merita di essere raccontato e discusso. Perché nella vita ho imparato che è sempre meglio avere un opinione che subire passivamente il corso delle cose.