Il Covid vissuto in prima persona

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di Angela Vitaliano*

Mentre gli Stati Uniti si preparano alle elezioni presidenziali in tempo di pandemia, Angela racconta come la sua New York torna a vivere più forte di prima.

La prima volta che mi accorsi di avere sintomi inclusi nella lunga lista di quelli del Covid era verso la fine di marzo e, ovunque, in tutto il mondo si sapeva ancora troppo poco di questa terribile epidemia per non averne terribilmente paura.

Ricordo il passare dei giorni: la citta’ silenziosa, il numero dei morti sempre piu’ alto, l’assenza di tamponi, la solitudine e quel respiro che diventava sempre piu’ faticoso e doloroso. I medici, accessibili solo via video, potevano solo ripetere la stessa cosa: stai a casa e se le cose peggiorano vai in ospedale. Le cose peggiorarono e la febbre era ormai compagna costante e cosi le sudate notturne, la letargia, l’assenza di sapori, i dolori insopportabili al viso e i momenti in cui, svegliandomi, facevo fatica a capire dove fossi. Una notte, lo ricordo distintamente, mi svegliai due volte, a breve distanza, perche’ non riuscivo a respirare, annaspando nel letto come quando, bambina, un’onda mi travolse tirandomi sotto una valanga d’acqua per un tempo che mi sembro’ infinito. Il decorso e’ stato lunghissimo. Settimana dopo settimana mi sembrava che non sarei mai piu’ riuscita a respirare senza provare dolore. O a mangiare cose che mi davano nausea non riuscendo a sentirne il sapore.

La cosa, allo stesso tempo, confortante e allarmante, era che tantissime persone, amici o semplici conoscenti, si erano ammalati con sintomi e decorsi diversi. Di quelli che conosco, siamo, per fortuna, tutti ancora qui.
Solo in America, tuttavia, sono morte oltre 200mila persone e i casi sono di nuovo in aumento, con circa 50mila contagi al giorno. Nello Stato di New York, in questo momento una sorta di “isola felice”, le percentuali di contagi sono ancora sotto l’1 per cento con qualche aumento temporaneo per cluster dovuti a ragioni di vario genere.

Angela Vitaliano

Il governatore Cuomo, che da mesi ripete che dobbiamo essere pronti alla ‘seconda ondata’, ha messo su un’organizzazione per gestire la pandemia che e’ fra le piu’ sofisticate del paese e che puo’ contare, fra l’altro, su un sistema di tamponi quotidiano di oltre centomila test, per 19 milioni di abitanti. Senza contare quelli extra che vengono garantiti in ogni area in cui i contagi aumentano in maniera “pericolosa”, richiedendo interventi di contenimento.

Per questo, assistere al comportamento irresponsabile e arrogante di Donald Trump, non puo’ che suscitare oltraggio in un paese fortemente colpito da questa pandemia e che, per la mancanza di un piano di azione a livello federale, sta soffrendo anche a livello economico, molto piu’ di quanto sarebbe stato necessario. In sei mesi, fortunatamente la scienza ha fatto enormi progressi, le possibilita’ di un vaccino efficace disponibile in tempi brevi, sono sempre piu’ concrete e la responsabilita’ dei cittadini, ligi alle regole del distanziamento sociale, dell’igiene delle mani e dell’utilizzo della mascherina aiuta a contenere la diffusione dei contagi in molte parti del paese.Tuttavia, l’esibizione di un atteggiamento come quello del presidente non puo’ che ispirare comportamenti pericolosi, destinati a far aumentare ulteriormente i casi, rendendo il peso della pandemia ancora piu’ grave.

Nei giorni piu’ bui del lockdown, Andrew Cuomo ripeteva spesso che, quando quel lungo giorno sarebbe finito, l’amore avrebbe trionfato e New York sarebbe stata migliore di prima, perche’ in grado di affrontare un’altra prova terribile, come era stato per l’11 settembre o per l’uragano Sandy. E recentemente, ancora, ha ricordato che solo il primo tempo della partita con il Covid e’ concluso e che ora bisogna affrontare il secondo senza ripetere gli stessi errori, ma con la consapevolezza che i numeri potranno salire e che ci saranno ancora momenti difficili da affrontare. Ma che, insieme, lo faremo.

Di certo, se adesso avessi dei sintomi come a marzo, potrei fare un test in mezz’ora e avere un risultato in tre giorni. E questo, da solo non basta, ma e’ di enorme conforto. Insieme al resto, cioe’ a una citta’ che e’ tornata a vivere, nel miglior modo possibile, seguendo si’ le regole, ma inventandosi modi per mantenere viva l’unicita’ del suo carattere, almeno fino a quando, a volto scoperto, potremo tornare ad abbracciarci.

  • pubblicato da I segreti di Matilde il 15/10/2020 di Angela Vitaliano

 

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