Il sistema cultura è davvero un sistema

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“La cultura è organizzazionedisciplina del proprio io interiore; è presa di possesso della propria personalità, e conquista di coscienza superiore, per la quale si riesce a comprendere il proprio valore storico, la propria funzione nella vita, i propri diritti, i propri doveri.” 

A pochi giorni dalla approvazione dei progetti culturali da parte della Regione Campania, mi pare doverosa qualche piccola riflessione in merito a quello che è il sistema che si è sedimentato negli anni in uno dei settori di maggiore importanza per il rilancio sociale e civile della nostra terra, proprio alla luce anche delle battaglie in tema di Autonomia Differenziata, e delle accuse che vengono mosse al Sud sulla gestione delle risorse e sulla erogazione dei servizi.

Quello che appare ad una prima lettura è che, tranne qualche eccezione degna di nota, c’è un modo distorto di immaginare cosa sia la cultura e la promozione del territorio e che forse è arrivato il momento di leggerne i limiti, in maniera costruttiva, per cercare finalmente di fare un opportuno salto di qualità. I tempi non sono più adatti a garantire finanziamenti a pioggia, o la valutazione dei progetti in una ottica esclusivamente burocratica, lo sviluppo di queste terre, soprattutto valutando i dati elettorali, e l’abbassamento della capacità dei cittadini di scegliere modelli di comportamento corretti ed opportuni passa anche per come la Politica decide di individuare obiettivi e percorsi virtuosi che non si riducano a singoli eventi, o al modello della sagra per una sera.

Abbiamo territori bellissimi, una ricchezza di patrimonio storico impressionante, artisti di grande pregio, tra le migliori intelligenze del Paese, eppure non riusciamo ad uscire dalla logica del qui e subito, dal presente come strumento per piccoli cabotaggi elettorali, non riusciamo ad avere una visione strategica comune che ci proietti in una logica ed in un contesto Europeo. Mi chiedo costantemente perché non sia possibile prendere ad esempio modelli come quelli dei grandi Festival Internazionali o anche più banalmente quello che in questi ultimi dieci anni è riuscita a fare Perugia con Umbria Jazz, o la Puglia.

Migliaia di persone si recano in questi posti perché sanno che potranno godere di eventi di grandi prestigio che hanno la mission di esaltare musica e cultura di qualità, collegando il tutto alla tutela ed alla promozione del territorio. Hanno realizzato quella che si chiama economia culturale, da cui si traggono vantaggi immediati rilevanti, ma da cui discendono effetti nel lungo periodo, che è quello che dovrebbe sperare di raggiungere ogni investimento che si rispetti, tanto più quando si utilizza denaro pubblico. Basti pensare anche alle programmazioni dei Teatri a come vengono gestiti, alla mole di debiti, alla volontà di assecondare i gusti ” popolari” piuttosto che orientarli.

Ed allora le immagini di Salvini che balla e canta in costume su di una spiaggia, viene assecondato ulteriormente da questo modo di ” nutrire” i piccoli parassiti dei territori. Un poco ciascuno e tutto va nella giusta direzione, soprattutto in vista di un’altra campagna elettorale. E ci ritroveremo ancora una volta con piazze prive di vita e di decoro alle prime luci dell’alba, con l’autunno alle porte, ed i nostri territori ancora una volta privi di vita e di bellezza, in attesa di un’altra sagra o di un altro evento dal fiato corto, e qualche brioche da mangiare.Perfino quando l’educazione è più o meno di pari grado, la conversazione tra un grande spirito e una mente comune è come un viaggio che due uomini fanno assieme, l’uno in sella ad un focoso destriero e l’altro a piedi, un viaggio che sarà presto assai fastidioso per entrambi e che finirà per divenire impossibile.” 

Nasco in un piccolo paese della provincia di Avellino, con il sogno di girare il mondo e di fare la giornalista, sullo stile della Fallaci. Completamente immersa, sin dalla più tenera età nei libri e nella musica, ma mai musona o distante dagli altri. Sempre con una battaglia da combattere, sempre con l’insolenza nella risposta verso gli adulti o verso chi in qualche modo pensasse che le regole non potessero essere afferrate tra le dita e cambiate. Ho sempre avuto la Provincia nel cuore, ma l’ho sempre vissuta come un limite, una sorta di casa delle bambole troppo stretta, per chi non voleva conformarsi a quello che gli altri avevano già deciso io fossi o facessi. Decido di frequentare Giurisprudenza, con il sogno della Magistratura, invaghita del mito di Mani Pulite, ma la nostra terra è troppo complicata, per non imparare presto ad essere flessibile anche con i sogni e le speranze, per cui divento avvocato con una specializzazione in diritto del lavoro prima e diritto di famiglia poi, ma anomala anche nella professione e mal amalgamata alla casta degli avvocati della mia città. La politica e la cultura , i cuori pulsanti della mia esistenza, perché in un mondo che gira al contrario non posso rinunciare a dire la mia e a piantare semi di bellezza. Scrivo per diletto e per bisogno, con la speranza che prima o poi quei semi possano diventare alberi.