La definizione di coraggio

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Se cercate su Google o su un dizionario la definizione di coraggio, troverete che viene definito in due modi: innanzitutto come “forza d’animo connaturata, o confortata dall’altrui esempio, che permette di affrontare, dominare, subire situazioni scabrose, difficili, avvilenti, e anche la morte, senza rinunciare alla dimostrazione dei più nobili attributi della natura umana”, e poi come “sfacciataggine, impudenza”. In quale delle due differenti accezioni collocarsi sta all’essere umano. Di esempi ne se ne vedono ogni giorno, e se ne sono visti parecchi nell’ultima giornata di campionato. Alcuni vanno nella definizione positiva del termine, altri no. A voi. Il coraggio di fare l’allenatore del Palermo. Una squadra senza capo né coda, senza mordente né voglia di lottare, ma gli errori iniziano dall’alto; lavorare per Zamparini deve essere senza dubbio la cosa più avvilente che possa capitare. Si può considerare il presidente del Palermo come un moderno Lavoisier, matematico che ci ha insegnato che “nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”. Con Zamparini, invece, nulla si crea, e tutto si distrugge. Soprattutto il fegato dei tifosi rosanero. Il coraggio di essere Luis Muriel. E di sprecare un talento pazzesco; avesse la testa a posto, questo ragazzo giocherebbe titolare in praticamente qualsiasi squadra del mondo. Sembra stia finalmente acquistando la giusta continuità e mentalità. Sarebbe bello, perché vederlo giocare è uno spettacolo per gli occhi e per il cuore.

Il coraggio di Ferrero e Giampaolo, e della Sampdoria tutta. Prendersela con l’arbitro dopo la sconfitta di Napoli vuol dire non avere una visione chiara della realtà. Sicuramente l’espulsione di Silvestre (ingenuo, comunque, a rincorrere Reina) non c’è, e siamo d’accordo, ma la Sampdoria, a parte difendersi bene, cosa ha fatto per portare a casa più di 0 punti dal San Paolo? (per maggiori info, vedi “coraggio successivo”) Il coraggio di chiamarla tattica. Ci riempiamo la bocca in Italia, del nostro tatticismo, del nostro saper insegnare calcio perché noi siamo difenderci. E, infatti, dopo la partita di Sabato, i giornalisti subito hanno esaltato la prestazione della Sampdoria. Devo averlo visto solo io Puggioni perdere tempo dal minuto 5 del primo tempo al minuto 95 per battere qualunque rimessa dal fondo. Devo averli visti solo io i dirigenti, o massaggiatori, o componenti della panchina della Sampdoria trovare qualunque modo per perdere qualche secondo in più, buttando palloni in campo, interrompendo le azioni, facendosi espellere. Alexander Supertramp (che spero sappiate chi è) ci dice di chiamare le cose col proprio nome. Appunto. Ostruzionismo, non tattica. E l’ostruzionismo va sempre punito, magari con un gol di Tonelli al minuto 95. Il coraggio di Strinic e Tonelli. La coppa d’Africa ti porta via il terzino sinistro e il centrale più forte? Nessun problema. Biondino in campo, ed esordio per il pupillo di Empoli. Partita brutta da parte di entrambi, ma la storia è nei dieci secondi finali, inutile descriverla. La fortuna aiuta gli audaci.

Il coraggio di Sarri. Il mister rinuncia a Maksimovic, a Diawara. Mette in campo Gabbiadini, ormai partente, e ad un certo punto schiera insieme 4 attaccanti, lasciando a centrocampo due come Hamsik e Zielinski (che sono poesia pura per gli occhi, ma anche burro per un avversario che sappia usare il coltello). La squadra a quel punto va di cuore più che di tecnica, va di “cazzimma”, di coraggio appunto. Si allontana dall’idea di Sarrismo, anche per le pessime condizioni del terreno di gioco, e si avvia verso un calcio primordiale. E il calcio primordiale, si sa, ti regala il gol dei difensori centrali di piatto destro sotto la traversa. Al minuto 95, se non si fosse capito. Il coraggio di Manolo Gabbiadini. Due gol fondamentali nelle ultime due, movimenti da prima punta, grinta. No, non si è trasformato. E no, non è più da Napoli. Ancora una volta dimostra di avere tutte le carte in regola, tecniche e tattiche, per giocare ad alti livelli; ma ha ricominciato a lottare e a giocare bene da quando sa di essere partente. Si è scrollato di dosso il peso delle responsabilità, e senza pensieri ha iniziato a volare. E, purtroppo, questo è tutt’altro che un pregio. Il coraggio di Lorenzo Insigne. I tifosi gli perdonano qualunque cosa da anni. Insulti agli allenatori, ai tifosi stessi, alla maglia. Lui sbaglia l’ennesima partita, fa sempre la scelta sbagliata cercando troppo spesso la gloria personale. All’ennesimo errore la gente borbotta, lui li manda a quel paese.

Così non va, Lorenzo. Dovresti cercare di controllare i tuoi istinti. Devi imparare a meritare quello che questa gente  sa dare, anche le critiche. Infine, il coraggio di esserci. Nonostante un freddo glaciale. Nonostante una partita non propriamente di cartello. Nonostante un campionato che pare finito. Nonostante una partita che va storta e sembra non riprendersi mai. Il coraggio di rimanere su quegli spalti fino al minuto 95.

Il premio meritato è arrivato. Il calore anche. Non faceva più freddo nei nostri cuori. Il coraggio di dire che è soltanto uno sport.

Sono un ingegnere aerospaziale di 28 anni, appassionato di lettura, viaggi e malato del Napoli e di Napoli. La passione per la scrittura e per i viaggi mi ha permesso di aprire la mente, di non avere pregiudizi, di considerare la vita in maniera non convenzionale, e di immaginarla come un immenso viaggio tra le culture di ogni parte del mondo.