La dissoluzione dell’Unione Sovietica. Così terminò “l’illusione del bene”

Condividi su

di Alessandro D’Orazio

Erano le ore 21 dell’8 dicembre 1991 quando a Mosca la televisione di Stato annunciava agli oltre 294 milioni di abitanti delle quindici Repubbliche Socialiste Sovietiche che l’Urss aveva legalmente cessato di esistere. Due settimane dopo, la notte di Natale, la bandiera rossa venne ammainata sul Cremlino e l’ultimo segretario generale del Pcus, Mikhail Gorbaciov, nominato sei anni prima per provare a salvare dal collasso il più grande Stato comunista della terra, un impero multietnico esteso su 22 milioni di chilometri quadrati e undici fusi orari, si dimise dal partito e dalla guida del Paese. 

Si chiuse così un capitolo cruciale della storia del Novecento cominciato con la rivoluzione bolscevica del 1917. L’illusione del bene e il riscatto degli oppressi trovavano il loro epilogo, così come la scintilla di una idea che per decenni aveva acceso gli animi di molti rivoluzionari.

Fra le ragioni che portarono al collasso dell’Urss vi furono problemi di carattere economico, latenti conflitti etnici, nazionalismi crescenti e, non da ultimo, questioni di natura politica. Fu proprio il duro braccio di ferro tra Gorbaciov e Boris Eltsin, eletto nel maggio 1990 alla presidenza del Soviet Supremo della RSFS Russa, a spaccare in due il già traballante sistema sovietico.

Alla fine del 1991 Gorbaciov, ancora formalmente presidente dell’Urss, aveva ormai completamente perso la sua influenza. L’8 dicembre 1991 Eltsin incontrò i presidenti di Ucraina e Bielorussia (che avevano già dichiarato l’indipendenza) per firmare l’Accordo di Belavezha con il quale si riconosceva la dissoluzione dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche. Gorbaciov non ebbe altra opzione che accettare ciò che stava accadendo e il 25 dicembre 1991 dette ufficialmente le dimissioni dall’incarico di presidente dell’Urss.

Lo Stato comunista cessò quindi di esistere e da allora in avanti ognuna delle 15 Repubbliche avrebbe intrapreso un cammino indipendente, Federazione Russa compresa. Le riforme democratiche e di mercato, conosciute con i nomi di “perestrojka” e “glasnost”, avevano sortito il loro effetto. Quest’apertura, che premise la nascita delle rivoluzioni del 1989 nei Paesi europei e l’implosione del regime sovietico, cambiò definitivamente il corso della storia e permise a milioni di cittadini dell’Est di conquistare la tanto ambita libertà.

 

Classe 1992. Una laurea in Giurisprudenza ed una in Operatore giuridico d’impresa. Nel mezzo l’azione: paracadutista, sommozzatore e pilota d’aerei. Classicista convinto, quanto Cattolico. Appassionato di viaggi, lettura e scrittura. Un’esistenza volta alla costante ricerca delle tre idee che reggono il mondo: il Bene, la Giustizia e la Bellezza. Senza mai perdere di vista la base di ogni cosa: l’Umanità. Se fosse nato sostantivo, sarebbe stato il greco aretè e cioè, la disposizione d’animo di una persona nell’assolvere bene il proprio compito. La frase che lo descrive: “Darsi una forma, creare in se stessi un ordine e una dirittura”. Il tutto allietato da un bel dipinto di Giovanni da Fiesole.