La rivoluzione culturale femminista è fallita miseramente

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di Maria Rusolo

“I diritti delle donne sono una responsabilità di tutto il genere umano; lottare contro ogni forma di violenza nei confronti delle donne è un obbligo dell’umanità; il rafforzamento del potere di azione delle donne significa il progresso di tutta l’umanità. “

Ci risiamo, vorrei tanto non dover più scrivere di donne, vorrei tanto non dover più parlare di parità di genere, vorrei tanto non dover prendere spunto dai fatti di cronaca, vorrei non dover stigmatizzare le offese rivolte ad una donna che fa politica, vorrei tanto che questa società per una volta decidesse per un cambio di rotta radicale e senza tentennamenti, senza scossoni, come se ci trovassimo al cospetto della più naturale delle cose.

Ed invece non è così! Si continua a morire per mano di un uomo, si continua a non avere peso nella gestione della cosa pubblica, si continua ad essere sole al cospetto dei soprusi e delle disuguaglianze, si continua a subire in silenzio, si continua a vivere nella paura per se e per i propri figli, in un Paese che non ci lascia ancora neanche la scelta di essere quello che vogliamo essere, in un Paese in cui la nostra libertà, del corpo e della mente, rimane un miraggio, un sogno lontano ed inafferrabile.

Potrei scrivere un trattato sulle questioni sociali che determinano questo stato di cose, potrei analizzare uno per uno i provvedimenti normativi degli ultimi vent’anni scritti con la presunzione di creare una comunità socialmente evoluta e che non hanno condotto ad alcun risultato evidente ed efficace, figli di una visione propagandistica e parziale della realtà, ma mi chiedo quanto davvero servirebbe a determinare un reale cambiamento. Mai come in questi ultimi mesi i numeri di donne sbeffeggiate, insultate, vilipese, assassinate si è fatto enorme, un numero che non comprende però quelle donne silenziose come “ancelle” che non denunciano e non appaiono, o che decidono di vivere nel silenzio le offese di una società sempre più distante dalla vera parità ed equità di genere.

Io stessa per le mie posizioni vengo massacrata, il mio pensiero viene ridotto ad una etichetta ” femminista”, come se fossi fuori dal tempo e dallo spazio e rivendicassi diritti che sono nelle cose e che non hanno bisogno ancora ed ancora di lotte e di ribellione. Intendiamoci chi si espone lo fa con la consapevolezza che le accuse e le critiche facciano parte del gioco, e negli anni ci si corazza talmente tanto che si può battere qualsiasi colpo, anche quelli alla schiena ed anche quando quei colpi fanno malissimo, perché vengono da altre donne, che non hanno assaporato la stessa libertà, che non hanno la stessa forza e che preferiscono coprire il capo con un velo pur di non vedere in maniera chiara quello accade nel mondo.

Milioni di donne nel mondo non hanno ancora accesso al lavoro, milioni di donne nel mondo vivono mutilazioni fisiche e morali, non basta una festa per ricordarlo e non basta, la commozione di un istante dinanzi all’ennesima foto su di un giornale. Il problema, e mi scuso con gli amici che avranno la pazienza di leggermi, se mi ripeto ancora ed ancora, è culturale, è nel linguaggio, e nella parola, e nella approssimazione con cui si affrontano certi temi, e nelle figure Istituzionali che aprono dibattiti sterili e tavoli inutili sulle quote e sul contentino da dare alle donne dei partiti lasciate fuori dalla carica di Ministro.

Si può davvero pensare che il problema sia se mi definiscono avvocato con la o finale o con la a? Siamo alla follia più evidente, alla banalizzazione di una questione di vitale importanza, perché qui non è questione di donne, ma di esseri umani, di diritti e di facoltà che vanno riconosciute a prescindere a tutti, senza distinzione, di come ci si approccia al corpo, come si alimenta lo stereotipo con le copertine dei giornali quando si sottolinea la bellezza e la magrezza raggiunta da una giovane cantante, come se fosse l’ennesima conquista, e non lo si fa con un uomo.

E pensare che quando si scrive su questi temi si stia facendo l’ennesimo pippone inutile, mi rende consapevole che non bisogna rinunciare, che bisogna battersi contro tutte le storture, contro tutte le aggressioni, anche se sono dirette ad un Politico come la Meloni, di cui non condividiamo le idee, perché quando colpiscono lei stanno colpendo tutte noi, e se lo fa un professore, anzi dovrei dire più professori, la cosa è ancora più grave, perché vuol dire che quel seme è stato instillato in altre menti ed ha creato terreno fertile per la crescita di una profonda forma di disuguaglianza.

L’Italia è il Paese in cui la donna accompagna e l’uomo fa il direttore artistico, l’uomo dirige un giornale ed è editorialista e la donna scrive nelle pagine interne. E vi prego evitate ancora una volta la frase sui padri messi all’angolo nelle separazioni o che sono baggianate, perché le donne hanno il potere e “comandano” da sempre anche nelle case. Basta! I dati vi smentiscono, la realtà vi smentisce, ci volevate ancelle pronte alla procreazione ed attente al focolare domestico e non riuscite, spesso neanche le donne educate con questi stereotipi, ad accettare che tutto questo ci sta stretto, o che comunque può andar bene solo se è una scelta di vita consapevole e non di convenienza, ci volevate istruite quanto basta, ma per carità senza alcuna ambizione, questa è la verità nuda e cruda con cui dobbiamo fare i conti, subito. La rivoluzione culturale femminista non ha raggiunto il proprio scopo, l’emancipazione è un miraggio e sarà un miraggio sino a quando non saremo libere di scegliere ed avremo la forza economica per farlo. E’ brutale ma non trovo altre parole per dirlo.

Siamo qui per portare avanti la causa delle donne e per portare avanti la causa della democrazia, e rendere assolutamente chiaro che le due sono inseparabili. Non ci può essere vera democrazia fino a che le voci delle donne non saranno ascoltate.

Nasco in un piccolo paese della provincia di Avellino, con il sogno di girare il mondo e di fare la giornalista, sullo stile della Fallaci. Completamente immersa, sin dalla più tenera età nei libri e nella musica, ma mai musona o distante dagli altri. Sempre con una battaglia da combattere, sempre con l’insolenza nella risposta verso gli adulti o verso chi in qualche modo pensasse che le regole non potessero essere afferrate tra le dita e cambiate. Ho sempre avuto la Provincia nel cuore, ma l’ho sempre vissuta come un limite, una sorta di casa delle bambole troppo stretta, per chi non voleva conformarsi a quello che gli altri avevano già deciso io fossi o facessi. Decido di frequentare Giurisprudenza, con il sogno della Magistratura, invaghita del mito di Mani Pulite, ma la nostra terra è troppo complicata, per non imparare presto ad essere flessibile anche con i sogni e le speranze, per cui divento avvocato con una specializzazione in diritto del lavoro prima e diritto di famiglia poi, ma anomala anche nella professione e mal amalgamata alla casta degli avvocati della mia città. La politica e la cultura , i cuori pulsanti della mia esistenza, perché in un mondo che gira al contrario non posso rinunciare a dire la mia e a piantare semi di bellezza. Scrivo per diletto e per bisogno, con la speranza che prima o poi quei semi possano diventare alberi.