La Shoah è il paradigma del male ma la retorica rischia di deformare la memoria

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di Claude De Bray

Singolarità – Sinergia

In questo mare infinito di gente che popola il pallone Super Santos, che più comunemente chiamiamo Mondo o Terra, ogni individuo ha delle singolarità; per singolarità non si intendono solo gente insolita, che hanno insito in sé stessi qualcosa di raro e di straordinario, oppure di strano e di eccentrico, ma anche di perfido e malvagio.

Poi esistono le sinergie, ovvero quel rapporto tra elementi o forze operanti volte al conseguimento di uno stesso fine; una combinazione operativa a fini organizzativi, economici, produttivi.

Anche in questo caso questi “fini” possono essere volti a qualcosa di altrettanto perfido e malvagio,

Effettuando una semplice fusione di questi due termini possiamo giungere a due conclusioni non sempre scontate.

Possiamo dunque avere donne o uomini che nella loro singolarità, uniti ad altrettante menti coadiuvanti che rappresentano la sinergia, siano in grado di sviluppare un qualcosa volto a stravolgere il consueto al fine di creare un qualcosa di straordinario; è altresì deducibile che singolarità malvagie sommate ad un insieme di donne o uomini che, prendendo spunto dalle singolarità, in quanto sinergia, possano partorire un qualcosa volto a fini organizzativi, produttivi, che giungono all’orrore.

“Shoah” è il termine ebraico che letteralmente tradotto significa tempesta devastante; ma noi lo abbiamo condensato in un termine altrettanto nefasto; ovvero “Olocausto” la cui etimologia greca deriva da “holos”, ovvero intero, e “kaustos”, ovvero bruciato che determina letteralmente “bruciato per intero”.

Con Olocausto l’unicità di un individuo coadiuvato dalla sinergia di altri individui hanno partorito una delle più grandi vergogne che il genere umano possa mai aver generato.

Si è con esso perpetrato un sistematico sterminio di un popolo, una razza, la cui unica colpa era, presumibilmente, di appartenere ad una religione, una razza definita inferiore rispetto a quella cosiddetta “Ariana”, ma con gli ebrei sono stati sterminati anche Rom, malati mentali o semplicemente disabili.

Anche il sottoscritto ha delle unicità che però non sono supportate da individui che rappresenterebbero la sinergia; questo perché non ho intenzione di coinvolgere nessuno ed inoltre sono uno schivo, refrattario alle sinergie di questo tempo.

In quanto, presuntuosamente, mi reputo una unicità che è comunque inconfutabile in virtù di quanto sopra esposto in cui si attesta dell’unicità di ogni essere umano, nutro un senso di vergona, mestizia, rancore e rabbia, nei confronti di questo tempo.

Nei giorni scorsi non ho sentito altro che parole, sempre le stesse, sempre le solite inconcludenti meschinità che raggiungono l’apice con frasi del tipo “il giorno della memoria sia da monito per le generazioni future a far sì che non avvenga mai più” e poi lumini, pietre dell’inciampo e alberi dei giusti.

Allora capisco che questo tempo, non è altro che l’apoteosi dell’ipocrisia.

Oggi, in questo momento, perpetriamo gli stessi crimini che dall’Olocausto ad oggi sono almeno altri cento, rivolti a Palestinesi, Curdi, Siriani, Serbi, con guerre volte al solo sfruttamento di risorse o all’avidità del genere umano calpestando e sterminando interi popoli e culture come per gli indios dell’amazzonia.

Vere e proprie pulizie etniche per una collina d’ulivi o legna o petrolio o gas ed ora anche i cosiddetti metalli rari, ed è innegabile che di ghetti ne abbiamo a iosa tra confini di stati atti a contenere gente che, ironia della sorte, sono odiati nei loro paesi e non voluti nei nostri.

Dietro a tutto questo, in molti casi, si tenta di accampare motivi etnici, religiosi, per i quali non nutro alcun compiacimento o riluttanza; mi sono indifferenti e nutro solo lo sconcerto del nostro essere destinati ad assurgere a vittime quanto carnefici nello stesso tempo.

Vi lascio a riflettere con questa poesia di Bertolt Brecht

 

 

“La guerra che verrà / non è la prima.

Prima ci sono state altre guerre.

Alla fine dell’ultima / c’erano vincitori e vinti.

Fra i vinti la povera gente faceva la fame.

Fra i vincitori faceva la fame la povera gente egualmente”.

 

 

Nato a Napoli non ho frequentato scuole degne di tale nome. Al compimento dei diciott’anni dopo il conseguimento del diploma sono subito stato assorbito dal lavoro soprattutto per motivi di sostentamento precludendomi la cosiddetta “Laura”. In compenso ho la laurea della strada, un master in sopravvivenza e vivo tutt’ora di espedienti. Amo leggere più che scrivere ed avendo raggiunto un’età che mi concede il lusso di dire ciò che penso non percorro strade che conducono al perbenismo bensì all’irriverenza. Non amo molto questo tempo e la conseguente umanità per cui sono definito un misantropo; ciò non toglie che la solitudine non precluda l’essere socievole e come tutti i solitari le persone le scelgo; il resto le guardo da lontano, senza avvicinarmi troppo. Se è vero che ogni mattina ognuno di noi fa una guerra per combattere il razzista, il moralista, il saccente che vive in noi, non ho alcun interesse nello scoprire che qualcuno questa guerra l’abbia persa e dunque la evito. Il resto sono cazzi miei e non ho intenzione di dirvi altro altrimenti, come Sanguineti, dovrei lasciarvi cinque parole che vi assicuro non vi piacerebbero.