L’inesorabile legge del contrappasso

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di Gianluca Spera

Il governatore della Lombardia, Attilio Fontana , leghista fin dall’epoca bossiana, è lo stesso che parlava di “razza bianca a rischio estinzione e del pericolo di una sostituzione etnica” durante le elezioni regionali del 2018.

Ieri ha indossato una inutile e fantozziana mascherina per una diretta facebook in cui ha invitato le persone a non perdere la calma.

Così come Libero, il Quotidiano dell’orrore, è passato da “prove tecniche di strage” a “virus, ora si esagera” (anche qui evito immagine della testata per ragioni di buon gusto e per non rovinare il pranzo a nessuno).

D’altronde, lo stesso Capitone era partito in quarta con il suo motto “blindare, chiudere e proteggere” che è il sogno dei sovranisti, la loro pavloviana polluzione notturna: muri, filo spinato, porti e aeroporti militarizzati, centri di detenzione.

Ora il fesso ha un po’ aggiustato il tiro anche perché si è reso conto che la sua Lombardia ha delle gravi responsabilità nella diffusione del virus. Basti pensare che i primi due casi si sono registrati a Roma. I cinesi sono stati ricoverati allo Spallanzani con la dovuta profilassi e non hanno diffuso i loro germi. Mentre una clamorosa sottovalutazione, una falla nel sistema di prevenzione lombardo ha provocato questa piccola epidemia vissuta come una pandemia.

Per di più, la prima vittima del coronavirus, un uomo di 78 anni, lombardo con gravi scompensi cardiaci, è stato sottoposto al tampone una settimana dopo aver manifestato i primi sintomi. Ha accusato problemi respiratori di giovedì e solo la domenica gli hanno finalmente controllato bronchi e polmoni, e solo in seguito al ricovero. Forse il coranavirus è stato solo una concausa. Bisognerebbe chiedere a Burioni, tra una presentazione e l’altra del suo libro pubblicato con una formidabile coincidenza temporale.

Peraltro, l’effetto bizzarro di questa isteria nazionale è stato quello di provocare un curioso rovesciamento degli stereotipi: lombardo-veneti respinti un po’ dappertutto, dalle Alpi alle Piramidi dal Manzanarre al Reno, isole comprese come diceva il famoso Aiazzone.

La più inesorabile legge del contrappasso: i loro slogan usati in maniera beffarda (“aiutiamoli a casa loro”), il Marocco che vieta l’ingresso a un traghetto italiano, i giocatori bulgari del Ludogorets con le mascherine a San Siro.

Chissà se tutto questo li aiuterà a comprendere la lezione. Ci vuole un attimo per diventare gli “africani” del mondo, i reietti, gli indesiderati, i portatori sani e insani di malattie contagiose. Ma, come dicevano i latini, intelligenti pauca, oltre che lavare la testa del somaro si può rivelare una completa perdita di tempo.

La verità è che il sovranismo è qualcosa di ibrido, amorfo, liquido (anzi, in via di liquefazione) che vorrebbe ridurre il mondo a una condizione primitiva e che prima e poi sarà debellato come la più fastidiosa delle malattie infettive di questo inizio millennio.

Gianluca Spera, classe 1978. Di professione avvocato da cui trae infinita ispirazione. Scrittore per vocazione e istinto di conservazione. I suoi racconti “Nella tana del topo” e “L’ultima notte dell’anno” sono stati premiati nell’ambito del concorso “Arianna Ziccardi”. Il racconto “Nel ventre del potere” è stato pubblicato all’interno dell’antologia noir “Rosso perfetto-nero perfetto” (edita da Ippiter Edizioni). Autore del romanzo "Delitto di una notte di mezza estate" (Ad est dell'equatore)" Napoletano per affinità, elezione e adozione. Crede che le parole siano l’ultimo baluardo a difesa della libertà e dei diritti. «L'italiano non è l'italiano: è il ragionare», insegnava Sciascia. E’ giunta l’ora di recuperare linguaggio e ingegno. Prima di cadere nel fondo del pozzo dove non c’è più la verità ma solo la definitiva sottomissione alla tirannia della frivolezza.