Obblighiamo i partiti e i sindacati a pubblicare il proprio bilancio

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I partiti e le associazioni sindacali si sono sempre sottratti ad ogni tipo di regolazione pubblica, sebbene hanno fatto (e tuttora fanno) ricorso, per finanziarsi, al Tesoro dello Stato, così collocandosi in una zona grigia tra Diritto e Politica, sfuggendo all’esigenza di accountability.

I sindacati, ad esempio, secondo la nostra Costituzione (art. 93) dovrebbero avere un ordinamento interno a base democratica, essere registrati e rappresentare i lavoratori in proporzione ai propri iscritti. Nulla di tutto questo, perché essi hanno rifiutato ogni intervento statale, ergendosi in un ordinamento separato. Ciò, tuttavia, non gli ha impedito di trarre la parte principale delle proprie risorse finanziarie da diverse fonti statali senza alcuna forma di accountability.

I Partiti, a loro volta, hanno sempre rifiutato i numerosi interventi diretti a regolarli per legge, ma non le numerose leggi di finanziamento, addirittura rinnovate dopo un referendum abrogativo.

In definitiva il potere politico e sindacale ha elaborato un sistema di regole, oltre le regole, anche formali, funzionale al raggiungimento di una quasi assoluta incontrollabilità degli stessi da parte della società civile e delle istituzioni e autorità di controllo, situazione che ha creato terreno fertile per corruzione, malversazione, cattiva gestione dei fondi pubblici, nepotismo, così come dimostrano le continue indagini che hanno coinvolto nuovamente – a venti anni da Tangentopoli- tutto l’arco politico. E’ di dominio pubblico che i cittadini italiani interpellati dalle indagini demoscopiche, percepiscano lo stato della corruzione – in ambito politico – paradossalmente a livelli ancora più alti di quelli concreti. L’indagine condotta in Italia da Gallup per conto di Transparency International e pubblicata nell’ultima edizione del Global CorruptionBarometer giunge alle stesse conclusioni: la politica – partiti e parlamentari – è agli occhi dei cittadini il luogo dove la corruzione trova terreno fertile e si sviluppa con maggior facilità.

Da tempo i partiti hanno beneficiato di una quantità consistente di denaro pubblico, previsto direttamente – o indirettamente – per legge.

I flussi di denaro, anche privato, che entrano nelle casse dei partiti non sono sottoposti a controlli adeguati e attendibili. Le risorse di cui godono i partiti sono dunque elevate, ma lo stesso non si può dire del loro livello di trasparenza e responsabilità. A ciò si aggiunga che la legge non impone particolari condizioni sulla struttura e sull’organizzazione dei partiti. Questi ricadono nella categoria delle associazioni e, in quanto tali, possono essere creati con poche semplici procedure. Ogni movimento politico è libero di auto organizzarsi, acquisendo il diritto (se il partito raggiunge una dimensione significativa) di ricevere finanziamenti dallo Stato.  In assenza di una disciplina specifica, i partiti politici sono assimilati di fatto alle associazioni non riconosciute così come confermato anche dalla giurisprudenza costituzionale la quale ha stabilito che “i partiti politici vanno considerati come organizzazioni proprie della società civile”.

Tutto ciò rende attuale, necessario, impellente una normativa specifica atta ad incrementare i valori di trasparenza, correttezza, verità cui le associazioni in argomento devono attenersi nel “dare conto” della gestione dei propri fondi.

Queste, in sintesi, le premesse che hanno indotto la proposta di legge sulla necessità che anche le suddette associazioni sindacali e partiti politici si uniformassero all’esigenza di redigere un Bilancio, secondo i principi di trasparenza, chiarezza e correttezza.

Sottoscrivere la proposta è semplice basta recarsi presso il proprio comune di residenza.

Per saperne di più consulta il sito www.bilanciintrasparenza.com

                                                                                                             Il comitato promotore

Il "Domenicale News" fondato e diretto da Pasquale D'Anna nel 2011, nasce dall'idea e dai bisogni di un gruppo di persone che attraverso il giornale e l'Associazione culturale Kasauri, editrice dello stesso, concretizzano la voglia e l'aspirazione di un desiderio di informazione libera, indipendente e generalista. Resta immutata la volontà di rivolgerci ad un pubblico che dalle idee è incuriosito perchè "Il Domenicale" è soprattutto frutto di una idea.